Come capire con che
tipo di dirigente scolastico si ha a che fare fin dal primo giorno di
scuola? Come leggere cioè da parte dei colleghi la personalità del
nuovo preside fresco di nomina in quella scuola o da parte dei nuovi
professori nella scuola col vecchio preside? Per questo parliamo di fenomenologia del
dirigente in modo che ci si possa rendere conto se è preparato o
ignorante, arrogante o premuroso, democratico o autoritario,
paterno/materno o schizofrenico, rispettoso o "cosa fitusa" e cosi via.
Tutto risale all’origine del tempo, a come cioè tiene l’assemblea di
inizio d’anno e soprattutto a come si esprime e al tono che esce dalle
sue corde.
Posto come base il saluto di rito e la presentazione di se stesso e
della sua carriera, un preside corretto dirà pure come è arrivato a
coprire quel ruolo: se non lo dice o è un omertoso oppure si vergogna e
nell’un caso che nell’altro è in grado di fare canagliate. Un titolo di
prestigio infatti si conquista sul campo e di esso si è orgogliosi: per
tacerne c’è del marcio. Un tale dirigente non tollererà appunti, né
contestazioni perché si sentirà inseguito sempre dalla spettro della
sua presunta incompetenza e ragionerà come i mariti (o le mogli)
traditi: vedrà dovunque nemici, ad eccezione di chi si
genufletterà e declamerà la sua ancora più incommensurabile ignoranza.
Un preside democratico, presentando il calendario delle attività
annuali, inviterà i colleghi a dare qualche suggerimento, a indicare
cosa è più opportuno proporre all’utenza, come impiegare le magre
risorse a disposizione e soprattutto punterà il suo interesse sulla
didattica cercando di capire, col supporto del collegio, come evitare
le dispersioni e incrementare le promozioni. La scuola è come una
fabbrica, se mancano i macchinari non produce, così come se mancano gli
alunni si va tutti a casa. Tenere gli ingranaggi oleati significa fare
un buon lavoro con i ragazzi. Non darà fra l’altro tutto per scontato e
se proprio è una persona perbene dirà al collegio di eleggersi un
vicario, invece di nominarlo per suggerimento di qualcuno o solo perché
preesisteva.
Un preside perbene non negherà mai i diritti sindacali, anzi se è
preparato, e quindi se non è uno zotico ignorante autoritario, ne
suggerirà e ne indicherà gli aspetti più importanti e in occasione
dello sciopero del 6 prossimo, per esempio, lascerà liberi i docenti da
qualunque attività: per non metterli in croce e per confermare il
diritto alla sciopero e alla rappresentanza sindacale. Passare al di là
non significa indossare la casacca del padrone, ma quella del vigile
per dirigere il traffico.
Un preside perbene ama ascoltare i docenti e nelle assegnazioni delle
classi cercherà l’accodo fra tutti i professori, colpendo però senza
pietà chi presenta certificati falsi o chi fa il furbo a danno di altri
colleghi.
Un preside preparato farà proposte serie al collegio e mai si
presenterà senza lo straccio almeno di un solo progetto, sperando nella
impreparazione dei docenti o nella loro incapacità di capirne gli
obiettivi o nella loro, spesso immotivata ma comprensibile, timidezza
riservata. Questo tipo è il più pericoloso perché dimostra malafede e
ancora peggio se dà per scontato ciò che lui propone senza un minimo di
dibattito o di preventiva informazione.
Un preside onesto e leale, con se stesso e coi colleghi, dirà subito
come intende pagare le attività aggiuntive, chiederà idee per
migliorare la didattica, non farà accordi coi fornitori né lucrerà sui
progetti. Anzi pretenderà che le funzioni obiettivo cambino
periodicamente per evitare l’incancrenirsi di prebende e di privilegi,
dando a tutti la possibilità di fare esperienza in questo senso.
Un preside corretto è quello che marcia insieme coi suoi soldati nel
deserto caotico delle normative che stanno assalendo la scuola e che
non salirà mai a cavallo per evitarsi la fatica. E se marcia
soffrendo coi suoi docenti o gioendo con loro, quello è un dirigente
che bisogna tenere legato alla scuola con uncini di acciaio.
Pasquale
Almirante
p.almirante@aetnanet.org