CARI RAGAZZI, cari
giovani: non studiate! Soprattutto, non nella scuola pubblica. Ve lo
dice uno che ha sempre studiato e studia da sempre. Che senza studiare
non saprebbe che fare. Che a scuola si sente a casa propria.
Ascoltatemi: non studiate. Non nella scuola pubblica, comunque. Non vi
garantisce un lavoro, né un reddito. Allunga la vostra precarietà. La
vostra dipendenza dalla famiglia. Non vi garantisce prestigio sociale.
Vi pare che i vostri maestri e i vostri professori ne abbiano? Meritano
il vostro rispetto, la vostra deferenza? I vostri genitori li
considerano “classe dirigente”? Difficile.
Qualsiasi libero professionista, commerciante, artigiano, non dico
imprenditore, guadagna più di loro. E poi vi pare che godano di
considerazione sociale? I ministri li definiscono fannulloni. Il
governo una categoria da “tagliare”. Ed effettivamente “tagliata”, dal
punto di vista degli organici, degli stipendi, dei fondi per l’attività
ordinaria e per la ricerca.
E, poi, che cosa hanno da insegnare ancora? Oggi la “cultura”
passa tutta attraverso Internet e i New media. A proposito dei quali,
voi, ragazzi, ne sapete molto più di loro. Perché voi siete, in larga
parte e in larga misura, “nativi digitali”, mentre loro (noi), gli
insegnanti, i professori, di “digitali”, spesso, hanno solo le
impronte. E poi quanti di voi e dei vostri genitori ne accettano i
giudizi? Quanti di voi e dei vostri genitori, quando si tratta di
giudizi – e di voti – negativi, non li considerano pre-giudizi, viziati
da malanimo?
Per cui, cari ragazzi, non studiate! Non andate a scuola. In quella
pubblica almeno. Non avete nulla da imparare e neppure da ottenere. Per
il titolo di studio, basta poco. Un istituto privato che vi faccia
ottenere in poco tempo e con poco sforzo, un diploma, perfino una
laurea. Restandovene tranquillamente a casa vostra. Tanto non vi
servirà a molto. Per fare il precario, la velina o il tronista non sono
richiesti titoli di studio. Per avere una retribuzione alta e magari
una pensione sicura a 25 anni: basta andare in Parlamento o in Regione.
Basta essere figli o parenti di un parlamentare o di un uomo politico.
Uno di quelli che sparano sulla scuola, sulla cultura e sullo Stato.
Sul Pubblico. Sui privilegi della Casta. (Cioè: degli altri).
L’Istruzione, la Cultura, a questo fine, non servono.
Non studiate, ragazzi. Non andate a scuola. Tanto meno in quella
pubblica. Anni buttati. Non vi serviranno neppure a maturare anzianità
di servizio, in vista della pensione. Che, d’altronde, non riuscirete
mai ad avere. Perché la vostra generazione è destinata a un presente
lavorativo incerto e a un futuro certamente senza pensione. Gli anni
passati a studiare all’università. Scordateveli. Non riuscirete a
utilizzarli per la vostra anzianità. Il governo li considera, comunque,
“inutili”. Tanto più come incentivo. A studiare.
Per cui, cari ragazzi, non studiate. Se necessario, fingete, visto che,
comunque, è meglio studiare che andare a lavorare, quando il lavoro non
c’è. E se c’è, è intermittente, temporaneo. Precario. Ma, se potete,
guardate i maestri e i professori con indulgenza. Sono una categoria
residua (e “protetta”). Una specie in via d’estinzione, mal sopportata.
Sopravvissuta a un’era ormai passata. Quando la scuola e la cultura
servivano. Erano fattori di prestigio.
Oggi non è più così. I Professori: verranno aboliti per legge, insieme
alla Scuola. D’altronde, studiare non serve. E la cultura vi creerà più
guai che vantaggi. Perché la cultura rende liberi, critici e
consapevoli. Ma oggi non conviene. Si tratta di vizi insopportabili.
Cari ragazzi, ascoltatemi: meglio furbi che colti!
(di ilvo diamanti da La Repubblica)
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