Studiare in inglese. Non solo la letteratura straniera, ma anche
materie come fisica, storia dell'arte, filosofia e scienze. Se
la riforma Gelmini già prevede l'insegnamento in lingua di una
disciplina nell'ultimo anno di licei e tecnici (nel triennio per il
linguistico), la nuova tendenza in molti istituti romani è quella di
anticipare l'esperienza già dal primo anno di
corso.
Al classico Giulio Cesare, ad esempio, da quest'anno con il
progetto "Aureus" si inizierà a studiare storia dell'arte in lingua.
"Sarà un percorso graduale: in IV ginnasio i ragazzi cominceranno a
imparare il lessico tecnico e faranno delle uscite in cui presenteranno
i monumenti romani in inglese, per migliorare le proprie capacità
espositive ed essere in grado, l'ultimo anno, di seguire intere lezioni
in lingua" spiega la dirigente Micaela Ricciardi. Che sul fronte del
carolibri ha, invece, stipulato un accordo con un sito internet che
vende testi scolastici online: il 5 per cento del fatturato proveniente
dagli alunni dell'istituto viene "girato" al Giulio Cesare che ha
l'obbligo di reinvestirlo per servizi agli studenti.
Vuole estendere le lezioni in inglese fin dalla prima anche la preside
dell'Azzarita, Livia Brienza, che già nel 2008 aveva introdotto
l'insegnamento di alcuni moduli di filosofia, fisica e scienze in
lingua nel triennio. "La nostra è una scuola dalla vocazione
internazionale: facciamo molti scambi culturali e alcuni nostri ex
studenti frequentano il corso di laurea di Economia in inglese della
Luiss" spiega Brienza. La preside, che sarà reggente al Mameli, proverà
a "esportare" l'esperienza anche lì: "All'Azzarita ha avuto successo,
perché non tentare?".
D'accordo anche la dirigente del Pasteur, Daniela Scocciolini: "Non si
possono improvvisare certe competenze in quinta. L'anno scorso abbiamo
fatto una piccola sperimentazione, incrementando le ore di
conversazione e provando a trattare certi argomenti di fisica e scienze
in inglese. È andata bene, quindi quest'anno potenzieremo il progetto
con le compresenze". Entusiasti soprattutto i ragazzi "che sempre più
spesso scelgono di frequentare l'università all'estero e hanno bisogno
di un'ottima preparazione nelle lingue anche per inserirsi in un
mercato del lavoro ormai globale".
(da http://roma.repubblica.it)
redazione@aetnanet.org