L'Usb,
l'unione sindacale di base, prepara lo sciopero della scuola anche in
Calabria.
''Il Presidente della Giunta calabrese - si legge in un comunicato -
tace, eppure tutto il piano Gelmini sembra essere stato improntato per
la eliminazione fisica della scuola nel sud e in Calabria in
particolare. Infatti, se i tagli in tutta Italia sono stati del 10,6%
per i docente e del 17% per gli ATA, in Calabria questi tagli sono
arrivati addirittura al 17% per i docenti e al 21% del personale
ATA''.
''Per la nostra regione - scrive l'Usb - il colpo e' doppio: gli
insulti e la pulizia etnica che questo Governo ha riservato ai
lavoratori del Sud hanno dell'ignobile. Tutti i provvedimenti, mirano
ad un riordino anche ''geografico'' dei lavoratori della scuola:
l'obbligo alla permanenza per almeno 5 anni nella stessa provincia e le
graduatorie prolungate a 3 anni stanno spingendo fuori dalla Calabria
in modo permanente i nostri migliori giovani. E per chi rimane c'e' la
disoccupazione alternata allo sfruttamento. Lo dicono i dati sulle
graduatorie dei docenti precari: per i 600 posti annuali disponibili,
quest'anno hanno fatto richiesta in 11 mila, ben 2 mila in meno del
2007. Un calo del 16,4% - scrive l'Usb - a fronte di una crescita
nazionale del 2,5% del numero dei precari. In Calabria non si riesce
piu' neanche ad essere precari. D'altra parte al Presidente Scopelliti
lo abbiamo detto gia' lo scorso anno: con i tagli alla scuola (7.600
dal 2008 ad oggi) si sono persi circa 310 milioni di stipendi e 20
milioni di tasse regionali! Ma lui ha preferito spacciare i 9 milioni
di Fondi europei destinati ai progettini, come la ''soluzione'' per i
''poveri precari''; ha rilanciato il piattino delle offerte di fine
stagione con il progetto ''scuole aperte contro la mafia'', con
l'intento di ''occupare'' i precari nei periodi estivi(a proposito che
fine ha fatto? Noi non ne abbiamo saputo piu' nulla); ha preferito le
lusinghe dei sindacati amici (Cgil, Cisl e Uil) che pretendendo
incontri esclusivi (senza, cioe', la USB), gli hanno di fatto impedito
di mantenere la parola con i precari della scuola''. (ASCA)
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