Mentre ci si prepara
all’avvio del nuovo anno scolastico che annuncia già due
giornate di sciopero nei primi giorni di settembre , facendo
prevedere un autunno “caldo” e carico di tensioni, il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo al Meeting
di Rimini ha consegnato alla scuola tre chiavi di lettura del presente
e tre percorsi metodologici e strategici da seguire
Innanzitutto l’attenzione ai giovani, la centralità dell’alunno-persona
nella scuola e nella società, il diritto concreto di cittadinanza e di
partecipazione responsabile, il diritto di far sentite la propria voce
e di essere ascoltati dalle autorità e dalle istituzioni.
La democrazia partecipativa nella scuola si riduce ad un ritualità
sterile e priva di contenuti e di valori. Gli organi collegiali sono
soltanto apparenti ed anche le assemblee degli studenti, pensate come
palestra di democrazia e di ascolto, si riducono a giorni di vacanze
autorizzate.
La scuola ha oggi un compito ancor più difficile e complesso nella
società di oggi.
Il paradosso della modernità consiste in un’incertezza che è “tanto
diffusa da risultare quasi insuperabile, come una condizione quasi
normale” afferma il filosofo Costantino Esposito e ci si
adagia con rassegnata assuefazione accanto al “mostro
policefalo” dell’incertezza e della precarietà.
La certezza in tempi incerti come quelli attuali “non è una certezza
ideologica ma una certezza di vita in cui tutti possano respirare un
riverbero di positività”, ha affermato Emilia Guarnieri,
presidente del Meeting. , ma come sostiene Pietro Barcellona è una
tensione per recuperare il senso del Mistero e dell’Ignoto.
La certezza, non consiste in un bagaglio di cose certe, che il
docente-educatore dovrebbe avere, ma vuol dire assumersi il
rischio di lanciare la propria spada al di là delle proprie sicurezze
per ottenere ciò che il cuore desidera”.
Nella nostra angoscia e inquietudine, tutti e ciascuno “siamo un
bisogno insopprimibile di certezza che non riusciamo mai effettivamente
a colmare”.
La scuola di oggi dovrebbe essere “palestra di educazione e di
formazione “ come quella di un tempo, quando i bambini affermavano con
orgoglio e consapevolezza “Lo ha detto la Maestra”.
Ecco la scuola che insegna valori, certezze, ideali e plasma ed educa,
insegnando a pensare.
Spesso il mondo della scuola ha identificato nell'incertezza il metodo
dell'insegnamento considerando buon insegnante chi non comunica
certezze, confondendo la metodologia della “ricerca” con la strategia
del dubbio, dell’incerto, dell’imprevisto o peggio limitando
l’intervento formativo alle semplici nozioni disciplinari e scolastiche.
Il Presidente della Repubblica ha evidenziato che è la certezza
che educa, che fa crescere, che fa diventare grandi. La scuola
infatti, che accoglie l’alunno che cresce nella comunità,
apre i suoi occhi al vero (la scuola non può
insegnare bugie e falsità) e aiuta a scoprire la dimensione
dei valori e dell’Assoluto
L’educatore che teorizza l'incertezza, infatti, indebolisce
i giovani, li mantiene fragili, mentre la società di oggi reclama
persone forti e decise.
Le attuali strutture amministrative di governo della scuola non
comunicano certamente alcuna certezza, e garanzia, anzi si naviga a
vista e come qualcuno sostiene: “ la scuola è come “nave senza
nocchier in gran tempesta”, Gli studenti, però, sono in relazione con
gli adulti educatori, con i docenti che hanno il compito di guidarli e
di formarli per il loro domani ed hanno il diritto di ricevere
istruzione e formazione completa e non parziale.
Un’altra strada da seguire secondo il Presidente Napolitano ,
protagonista e primo attore dei 150 anni della Repubblica è il
riferimento alla Costituzione italiana che ci consegna una
scuola libera e autonoma, principi e valori rimasti soltanto scritti
sulla Carta, in quanto le concrete traduzioni trovano ostacoli e
barriere quasi insormontabili.
Pur nella difesa della democrazia si è radicato
sempre più lo statalismo centralista che mortifica l’autonomia e la
parità e si lotta costantemente come nemici e ostili avversari.
L’autonomia della scuola, capace di operare scelte funzionali e
migliorative del servizio per il territorio e per l’utenza resta spesso
imbrigliata tra le spire velenose della burocrazia, che mortifica ogni
progetto di liberta e di efficienza.
“La solidarietà e la sussidiarietà sono stati i fattori che hanno
mosso la storia italiana, che hanno permesso di affrontare le
difficoltà e i momenti di crisi, e che oggi sono la promessa di un
futuro migliore,” afferma con saggezza Giorgio Napolitano, il quale ha
inteso così assegnare alla scuola un nuovo percorso di
sussidiarietà, di cooperazione e di integrazione con le istituzioni e
le organizzazioni sociali, per essere segno e presenza nel territorio e
per promuovere unitariamente positivi benefici di miglioramento e di
benessere per l’intera comunità cittadina
Giuseppe Adernò
giuseppeaderno@gmail.com