Lettere in redazione
Amareggiato dal vedere la frustrazione negli occhi di mia moglie che
dopo 15 anni di servizio fa ancora la contabilità dei punti e misura le
distanze per l’Italia su google maps, dal ritrovarsi a discutere su
come e dove smembrare la nostra famiglia, dal ritrovarsi macinati dalla
perversa macchina che da anni si è messa in moto per l’assunzione del
personale docente, qualche giorno fa ho mandato in giro per i vari siti
dei partiti politici la lettera che accodo. Vuole solo essere una
proposta, invece della solita sterile lamentela, su come arrestare
l’infernale meccanismo che ormai COSTRINGE, anche chi non vuole o non
può, a passare da una delle provincie che ho definito “ruolifìci”, per
ottenere l’agognato posto di ruolo. La lettera l’ho maturata e scritta
in meno di un’ora, è sicuramente una proposta imperfetta ed incompleta
con la sola presunzione di aprire un discorso costruttivo, operativo;
nasce dal tentativo di conciliare le libertà e i diritti di
tutti (dirigenti, docenti e studenti) e di dare un valore equo e
invariante ai sacrifici di ogni lavoratore, a prescindere dalla
provincia; se si ha la fortuna di essere assunti in altra provincia con
un punteggio minore di quello necessario a Catania, questo non può
trasformarsi sistematicamente in una sfortuna per chi a Catania ci
rimane, vedendosi soffiare le cattedre da chi rientra dalla corsia di
emergenza. Tutti hanno il diritto di andare dove conviene, specie se ne
hanno la possibilità, ma il guaio è che l’immediato rientro per altre
vie oggi alimenta un meccanismo che trascina anzi travolge tutti, anche
chi non vuole: se non partecipi, sei fuori. Questo meccanismo va
arrestato, nell’interesse di tutti, e questa è la lettera che ho fatto
girare (per semplicità di lettura a non addetti, nella lettera ho
parlato solo di anzianità di servizio, ma mi riferisco al punteggio
complessivo acquisito da un docente):
Spett.li (scritti volutamente in ordine sparso e casuale) Partito
Democratico, Lega Nord, Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei Valori,
Movimento per le Autonomie, Promotori della libertà, vi scrivo per
esporre un grave problema relativo alla scuola e al sistema di gestione
degli insegnanti e per proporre una eventuale soluzione su cui rifletto
da un po’. Ritengo che la questione sia un universale e trasversale a
tutti i colori politici, per questo scrivo a più gruppi sperando che
qualcuno possa valutare quanto segue.
Da pochi giorni si sono chiuse le procedure per la stesura delle
graduatorie ad esaurimento del personale precario, importante strumento
di garanzia del diritto per l’assegnazione delle supplenze e per
l’assunzione a tempo indeterminato. Come prevedibile, si è assistito al
solito “esodo” di personale docente precario che ha richiesto lo
spostamento dell’iscrizione dalla loro provincia o ambito territoriale
(chiamiamola A, solitamente al Sud) ad un’altra (chiamiamola B,
solitamente al Nord) ove le classifiche sono più “corte” e quindi si
viene assunti con più celerità, ovvero con un punteggio minore. Come
mai succede questo? E’ un circolo vizioso che cerco di esporre di
seguito.
LO STATO DI FATTO ATTUALE
Il personale assunto dalla provincia B, solitamente, appena firmato il
contratto di ruolo (a tempo indeterminato) chiede la cosiddetta
assegnazione provvisoria alla provincia A, assegnazione che poi diventa
un trasferimento effettivo, andando così a ricoprire le cattedre che si
liberano nella provincia A. In questo modo, chi può, sceglie di fare un
anno o al massimo due “fuori casa” (magari fruendo nel frattempo di
congedi parentali o stratagemmi simili per minimizzare la permanenza)
con l’obiettivo premeditato di abbandonare subito la provincia che gli
ha dato il ruolo, per tornare a casa.
IL PROBLEMA
Il risultato è che la provincia B diventa un “ruolificio” per
stabilizzare personale precario che subito ringrazia e torna a casa
occupando i posti che man mano si liberano nella provincia A che, a sua
volta, non riesce così ad assumere il personale precario in lista nella
propria graduatoria. In compenso, si liberano continuamente vacanze
nella provincia B, che si rafforza nel suo compito di “ruolificio”. E
il cerchio si chiude. In tal modo diventa praticamente necessario, per
avere un contratto a tempo indeterminato, passare dalla provincia B per
poi lavorare nella provincia A, anche per chi non vuole o non può.
I DIRITTI
Ovviamente, la libertà di movimento delle persone è un diritto
inalienabile e non si può impedire a ciascuno di potersi spostare a
proprio piacimento; questa libertà però, come tutte le altre, è tale se
non lede i diritti e le libertà altrui. Quali diritti lede in questo
caso? Innanzitutto il diritto degli studenti della provincia B di avere
lo stesso insegnante che è stato assunto in modo permanente per loro,
di averlo almeno sino alla fine del ciclo scolastico (= Continuità
Didattica). Poi c’è il diritto della scuola della provincia B ad avere
un minimo di stabilitàdel personale e non doversi trovare sempre con
nuove cattedre vacanti e assumere costantemente personale nuovo. Poi
c’è il diritto della provincia A di assumere il personale delle proprie
graduatorie, personale che troppo spesso ha un punteggio (= diritto)
maggiore di chi chiede l’assegnazione provvisoria dalla provincia B.
LA POSSIBILE SOLUZIONE
Ferma restando la libertà di movimento degli individui e ferma restando
la tutela dei diritti innati ed acquisiti di tutti, secondo me
l’assegnazione e/o il trasferimento di un insegnante da una provincia o
ambito territoriale ad un’altra (al di là di casi particolari e/o gravi
opportunamente certificati, sistematicamente accertati e pesantemente
sanzionati se falsi) devono essere subordinati all’esistenza di due
condizioni sine qua non:
- Che l’insegnante porti tutte le
classi ad essa inizialmente assegnate al
termine del ciclo. Ad esempio, se un insegnante venisse assunto a
tempo indeterminato e gli venissero
assegnate una seconda ed una terza
superiore, esso non può essere trasferito prima di aver portato
alla maturità la classe seconda. In ogni
caso, dovrebbe fare richiesta almeno un
anno prima, in modo da mettere il dirigente scolastico in condizioni
di minimizzare i danni conseguenti al
trasferimento. Questo per garantire il
diritto alla continuità didattica agli studenti.
- Che nella provincia A non ci
siano pretendenti, di ruolo o in graduatoria
per il ruolo, con anzianità di servizio
complessiva (sia a tempo determinato che,
eventualmente, a tempo indeterminato) superiore a quella
del richiedente. Questo per evitare che
vengano lesi diritti come quello
dell’anzianità, che devono essere assoluti e non dipendere dalla
provincia in cui ci si trova. Ad esempio,
se un insegnante viene assunto a tempo
indeterminato nella provincia B dopo 3 anni di precariato e, dopo un
anno di ruolo (quindi un totale di 4 anni
di servizio) esso chiede l’assegnazione
alla provincia A, l’insegnante richiedente non può
essere trasferito o assegnato
“provvisoriamente” ad occupare una cattedra
nella provincia A, se chi è in lista
nella graduatoria della provincia A ha un
punteggio pari a più di 4 anni di
servizio, garantendo quindi la priorità alla
nuova assunzione di chi ha più diritto. Questo per evitare
disparità nel trattamento dei diritti acquisiti
con il servizio ed evitare il “furto” di
cattedre tramite scorciatoie che passano da province
di passaggio.
Grazie
Alessandro Bonforte
alessandro.bonforte@ct.ingv.it