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Lavoro: Autonomia da gestire. Non bastano le proteste e le promesse. Richiesta di una seduta all’ARS sull’emergenza scuola in Sicilia

Redazione
La notizia che il Presidente della Regione ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la verticalizzazione ed il dimensionamento forzato delle scuole siciliane è stato salutata come giusto “riscatto d’orgoglio regionale”.
Non si conoscono gli esiti di tale intervento, ma è certo che la scuola siciliana non si salva con una proposta di opposizione ad un decreto, quando mancano i presupposti per farla funzionare nel modo migliore.
E’ certamente un bene – e in democrazia è ancora possibile – reclamare i propri diritti e le specifiche funzioni regionali, ma credo che non si possano dimenticare i propri doveri di amministratori della cosa pubblica.
L’autonomia scolastica regionale, sogno e ideale dei nostri Padri costituenti autonomisti, non ha avuto in questi sessant’anni né un’anima, né un corpus.
Avremmo potuto fare della scuola siciliana, in applicazione alle norme riconosciute dallo Statuto Regionale, la scuola modello per l’Italia e per l’Europa; avremmo potuto modificare gli organici, gli ordinamenti, le cattedre, i percorsi di studi, il tempo scuola, attuando le moderne innovazioni della didattica e della funzionalità di un apprendimento veloce e costruttivo.
I docenti siciliani avrebbero potuto anche beneficiare di speciali emolumenti economici e di carriera, fruendo anche dei fondi regionali oltre a quelli statali.
Avemmo potuto avere scuole efficienti, ben costruite, sicure e ben attrezzate anche di palestre e sale mense, mentre ora siamo costretti ad elemosinare dei posti per un “tempo pieno” che difficilmente potrà essere messo in atto per mancanza delle sale mensa e del servizio di refezione scolastica che i Comuni non sono in grado di garantire ed assicurare.
Invece, non abbiamo ancora una vera “legge regionale sul diritto allo studio”, i Comuni non si sentono vincolati per legge a sostenere i bisogni delle scuole ed alcuni interventi sono lasciati “al buon cuore” degli amministratori sensibili e attivi, che credono veramente che la crescita e lo sviluppo di una comunità dipende dalla formazione e dall’istruzione dei giovani.
La storia non si fa con i “se” e con i “ma”, e purtroppo “ indietro non si torna”. 
Cosa ha prodotto la moltiplicazione delle province e dei comuni se oggi si constata che i servizi essenziali vengono meno?
La cultura della cooperazione di rete e dei consorzi tra i comuni e tra le scuole ancora stenta a decollare ed occorre andare contro una mentalità conservatrice e solo appartenente garantista.
La scuola di oggi con la sua complessità ha necessità di servizi e di garanzie di personale che una scuola piccola, con pochi alunni non potrà garantire. Ecco quindi la proposta degli accorpamenti che non mortificano il servizio scolastico, non ledono il diritto allo studio, non arrecano danni alla popolazione scolastica, ma garantiscono una migliore efficienza dei servizi, anche se, purtroppo le carenze delle strutture edilizie obbligano alla dislocazione dell’Istituto scolastico in più plessi.
La funzionalità dell’Istituto comprensivo, specie dopo l’abolizione degli esami di quinta elementare, è quanto mai valida e preziosa, anche in termini di riduzione di tempi per la formazione delle classi, a beneficio di una continuità didattica, operativa e costruttiva.
La ricerca della progettualità condivisa ed organica che un istituto comprensivo mette in atto favorisce una linea ed uno stile di scuola, che nel tempo segna e caratterizza la singola istituzione scolastica nel territorio.
Le positive esperienze di “ istituto comprensivo” nascono, appunto, da tale interazione tra i docenti dei due ordini di scuola, dalla convergenza nell’idea di scuola e da un’integrazione di alunni e di classi che dovranno avere un avvio omogeneo e non mediante accomodamenti di classi “in prestito” tra elementare e media, così da poter dire solo sulla carta di essere istituto comprensivo, senza tener conto del disagio per la formazione delle cattedre, per i docenti dislocati in più plessi, o peggio in scuole e comuni diversi.
Gestire una scuola con mille studenti garantisce un numero adeguato di collaboratori e di personale in segreteria per la gestione dei servizi amministrativi, cosa non di facile attuazione nelle scuole con pochi alunni, specie quando capita di avere personale beneficiario dell’art.14.
Per le scuole di montagna è, infatti, indispensabile almeno la presenza di tre assistenti amministrativi e due collaboratori per plesso. Tutto ciò, in tempi di magra, è considerato uno spreco. Non viene meno, infatti,  il servizio scolastico per gli studenti, ma l’organizzazione della presidenza e della segreteria è accentrata al fine di renderla efficace e produttiva.
La non presenza del “tempo pieno” nella scuola primaria e del “tempo prolungato” nella scuola secondaria di secondo grado,  a causa anche della mancanza di strutture adeguate, adesso ricade a danno  dell’organico  dei docenti, oltre che del servizio scolastico verso l’utenza.
 Non serve lamentarsi della “diversità” nei confronti con le scuole del Nord, dove tale servizio è consolidato ed efficiente, dove già da tempo tutte le scuole  del primo grado sono state  organizzate in “istituti comprensivi” e pertanto l’applicazione dell’art.19 della finanziaria non arreca alcuno scompiglio.
Una richiesta da formulare ed un traguardo da conseguire è quello di vedere riconosciuto e garantito l’esonero o il semiesonero per chi ha il compito di gestire un plesso con le sue molteplici complessità ed il carico delle incombenze da svolgere nella quotidianità della giornata scolastica.
Chi non è stato a scuola e vive solo nelle aule alte del Ministero, non può comprendere tale richiesta e la ritiene inutile, invece è quanto mai prioritaria ed urgente, proprio all’insegna del risparmio, in un’ottica di garanzia e d’efficienza del servizio scolastico. Un plesso scolastico senza la presenza vigile di un docente “vicario”, “referente”, “responsabile” è da considerarsi “a rischio” su molti fronti ed il risparmio che si crede di ottenere, ricade a danno dell’intera comunità scolastica, anche in termini economici oltre che di sicurezza.
Un’altra richiesta, più volte avanzata dall’ASASI, a livello regionale, riguarda l’assegnazione dei finanziamenti direttamente alle scuole, senza farli transitare dal contorto percorso burocratico dei Comuni. Le scuole autonome sono in grado di gestire e amministrare fondi e renderli efficacemente produttivi, con maggiore efficienza e garanzia dei servizi.
I tempi della scuola non coincidono, infatti, con i tempi della politica comunale, e la complessità della macchina burocratica favorisce il malcostume che un servizio che dovrà essere pagato dal Comune è maggiorato nei costi, perché non è assicurato e garantito il rispetto dei tempi di pagamento. Questo si chiama “spreco” e per una sana economia sono questi i tagli da mettere in atto, invece di mortificare e ridurre i servizi.
Nel recente incontro regionale delle delegazioni sindacali è stato proposto di allungare i tempi per la predisposizione del piano di dimensionamento rinviando la data ultima a dicembre, senza tener conto che le prossime iscrizioni scolastiche dovranno avere già il piano definito e certo a garanzia dei diritti dell’utenza. Prolungare oltre i termini e le scadenze significa mantenere ancora per un anno quelle situazioni poco gestibili e per nulla funzionali.
Mentre si ringrazia il Governatore della Sicilia, on. Lombardo, per l’attenzione manifestata nei confronti della scuola siciliana, si auspica che belle parole d’augurio e d’auspicio che leggiamo nei messaggi d’inizio scuola a settembre siano supportate da concrete azioni e visibili interventi per la scuola siciliana.
Si sollecita inoltre l’Assessore regionale Mario Centorrino a dare concretezza alle tante promesse di servizi e di risorse per le scuole e come ha recentemente assicurato all’associazione “Insieme per la scuola” si chiede, come ASASI, di promuovere una seduta speciale dell’ARS sulla scuola, cosicché l’intera Assemblea regionale prenda veramente a cuore l’emergenza della scuola siciliana e dia risposte adeguate ed efficaci e non le solite formali garanzie d’impegno che nel vortice della complessità regionale sono risucchiate dalle emergenze politiche e partitiche.
Noi siamo pronti. Dopo la pausa estiva si passi subito alla concretezza operativa.


Giuseppe Adernò
Presidente ASASI - Catania








Postato il Domenica, 14 agosto 2011 ore 10:35:10 CEST di Giuseppe Adernò
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