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Manifestazioni non governative: INSIEME X LA SCUOLA (una seduta dell'ARS a difesa della scuola siciliana)

Associazioni
Noi, insegnanti, genitori, Ata, studenti, esponenti di partiti, di sindacati, di movimenti, della società civile, del mondo della cultura, abbiamo deciso di unirci tutti in un documento unitario a difesa della scuola siciliana.
L’obiettivo è quello di difendere il patrimonio dell’istruzione pubblica italiana e soprattutto siciliana che - pur tra grandi difficoltà - è stata sempre impegnata nella formazione culturale, umana e civile di uomini e donne.
Formazione dei cittadini, istruzione di qualità e facilitazione dell’immissione nel mondo del lavoro dovrebbero essere obiettivi, pur in un periodo di grave crisi economica, di qualunque società civile. Di contro in Italia, da alcuni anni, il campo dell’istruzione, come quello della cultura in genere, è divenuto il settore prediletto per il recupero di fondi in un’ottica miope e distorta che si rifiuta di vedere come “meno scuola” implichi “meno conoscenze e competenze”, minori opportunità lavorative, maggiori diseguaglianze economiche, culturali e territoriali, annullando la mobilità sociale e la funzione di ascensore sociale propria della scuola con gravi ricadute a livello individuale e territoriale. Ma tagliare sulla scuola in Sicilia non si può: ha gli effetti di una strage silenziosa e senza testimoni.

E’ giunto il momento di pretendere che non si continuino impunemente a riproporre di anno in anno nei confronti della scuola statale dell’isola tagli, procedimenti e provvedimenti che mettono a repentaglio il funzionamento degli ordinamenti scolastici di ogni ordine e grado.
Tagli, viziati spesso da illegalità procedurali e costituzionali, che vanno a incidere pesantemente sul diritto allo studio e sul diritto al lavoro, così come sul diritto costituzionale alla parità di trattamento, diritto disatteso nei riguardi dei ragazzi siciliani. La nostra isola, con i più alti tassi di disoccupazione come di dispersione scolastica, è stata falcidiata in misura ben maggiore dai provvedimenti del MIUR che, sommati ad anni e tradizioni di superficialità e e di assenza di opportuni provvedimenti degli enti locali a salvaguardia dell’istruzione nella nostra regione, hanno causato una ricaduta sulla perdita del posto di lavoro di tanti colleghi docenti e, soprattutto, sulla qualità dell’istruzione dei ragazzi siciliani e sulla dispersione scolastica, che nella nostra isola raggiunge le punte più alte nei rapporti nazionali.
Qualità dell’ struzione e sviluppo economico di un territorio sono dati che ogni studio economico mette in relazione e che incidono in modo sostanziale sulle condizioni di degrado economico-sociale e culturale della nostra terra. Ci rendiamo che sono momenti difficilissimi, per la grave crisi economica mondiale che sta affliggendo il nostro paese come altri paesi, ma è proprio in momenti come questi che ciascuna nazione deve assegnare il giusto carattere di priorità alle azioni possibili: l’azione sull’istruzione in modo ponderato, utile e preciso è una delle più importanti. Proprio per le potenzialità che offre: perché è investendo sulle menti dei nostri ragazzi che si cambia il mondo migliorandolo.

Essendo quindi, quello dell’istruzione e della formazione, della cultura un problema sociale, ma anche identitario, ci rivolgiamo non solo ai lavoratori della scuola e ai sindacati, ma soprattutto agli enti territoriali, alle istituzioni e a quella società civile che crede fermamente nella cultura e nella conoscenza il pilastro fondante della società italiana. Obiettivo è quello di lavorare insieme per costruire una piattaforma comune di proposte, in quanto non crediamo nel lamento sterile ma nella nostra capacità di elaborare e produrre risposte.

Vogliamo difendere il diritto dei ragazzi italiani, siciliani in particolare, cittadini in potenza, ad avere una scuola all’altezza di un Paese democratico e civile. Una scuola che sia all’altezza della storia e della cultura italiana e delle sfide che li aspettano questi anni. La Sicilia è stata falcidiata in misura ben maggiore dai provvedimenti del Ministero diretto dalla Gelmini, ma tali provvedimenti, è bene riconoscerlo, si sommano ad anni e tradizioni di superficialità e assenza di opportuni provvedimenti degli enti locali a salvaguardia dell’istruzione nella nostra regione, causando una ricaduta visibile e primaria sulla perdita del posto di lavoro di tanti colleghi docenti,sulla qualità dell’istruzione dei ragazzi siciliani e sulla dispersione scolastica.
Per Statuto la Regione Sicilia ha competenze anche esclusive per quel che riguarda l’istruzione eppure queste competenze non sono servite ad attivare azioni specifiche da parte dei governi regionali per evitare o opporsi alla situazione deficitaria sia contestuale che strutturale in cui versa l’istruzione statale.
Gli ultimi dati forniti dalle prove nazionali in matematica e in italiano (i test INVALSI), pur se avulsi nella considerazione delle varianti contestuali e delle specificità territoriali della nostra regione (contesti sociali per metà medio-bassi, arretratezza economica e sociale, assenza di contesti familiari atti a favorire lo studio, e non è un giudizio ma un dato di fatto), fotografano un’amara verità: i nostri studenti risultano ultimi. Sono dunque loro i primi a pagare delle ricadute nefaste di provvedimenti errati, dei tagli lineari succeduti e del mancato interesse precipuo e fattivo da parte degli enti locali e regionali nel campo dell’istruzione.

Classi affollate, docenti che ruotano, personale ATA in numero non adeguato, ragazzi con handicap con sostegno insufficiente, locali inadeguati ed insicuri: ecco le condizioni in cui dovremmo combattere ignoranza e dispersione scolastica (e non solo) che nella nostra terra raggiungono le punte nazionali più alte. Spesso la scuola è un presidio dello Stato nel territorio: ogni disattenzione, ogni attacco al singolo edificio è un attacco globale al senso dello Stato come collettività condivisa.

Noi, comitato promotore di questo documento, che nello Stato e nella collettività crediamo fortemente e che umilmente onoriamo col nostro lavoro, non possiamo permetterlo. Siamo pronti a prenderci carico di questa battaglia, facendo ammenda dei nostri eventuali errori e riassumendo su di noi in maniera attiva e forte il ruolo fondante e specifico della nostra professione di insegnanti e di collaboratori proprio perchè un giorno ci avete affidato i vostri figli. Ruolo forse accantonato in questi anni, perché affannati a lavorare nelle nostre classi, perdendo di vista un obiettivo ben più generale: la salvaguardia della scuola. Ma adesso ne scorgiamo la sua distruzione e non possiamo permetterlo.

La scuola è un luogo sacro per noi che ci lavoriamo, per il valore di costruzione di valori e coesione, di cultura e intercultura, di crescita solidale, e sacra dovrebbe essere la sua salvaguardia da parte dell'intera collettività. Se la collettività, complice una politica distratta, negli ultimi anni ha derogato a tale salvaguardia ce ne prendiamo noi il carico. Per intero e senza esitazione.

Nonostante ciò chiediamo il sostegno di tutti i siciliani nell’esigere dal Parlamento siciliano una svolta.
In questi ultimi anni, fino ai giorni correnti, abbiamo manifestato con forza il nostro dissenso di fronte ai nuovi tagli agli organici e al funzionamento scolastico praticati dal Governo: lo abbiamo sottolineato nelle sedi di confronto istituzionale, lo abbiamo condiviso con tutte le forze sociali e lo abbiamo dimostrato e comunicato al ministro Gelmini. Comunicazione che fino a oggi non ha ricevuto alcuna risposta adeguata e soddisfacente.

Adesso serve l’aiuto forte della politica siciliana tutta al di là degli schieramenti. E non solo per il taglio all’organico in sé, ma per le ricadute sulla qualità dell’ istruzione. Nessuno, tra docenti, personale ATA era in più: prova ne è l’esistenza dei posti vacanti negli organici e l'alto numero di studenti per classe, tra cui numerosi diversamente abili ai quali non viene riconosciuto un diritto sancito dalla legge 104/92 con successivo atto di indirizzo, in barba alle sentenze giuridiche.
Vogliamo che l’istruzione dei ragazzi siciliani diventi un interesse precipuo di tutti i deputati dell’ARS, in modo coordinato e unitario, non parziale, saltuario o individuale. Vogliamo che si dedichi una seduta intera alla trattazione dell’emergenza scuola come uno degli ambiti cruciali per intraprendere uno sviluppo coerente e adeguato della nostra terra, con un urgenza tale e pari a tutte le altre se non di più. Il rapporto tra qualità dell’istruzione e lo sviluppo economico di un territorio è un dato rilevato da ogni analisi o studio ed è nel diritto di ogni studente siciliano pretendere di essere al pari degli altri e non ultimo. E non vogliamo ripetere per l'ennesima volta l'elementare verità che solo conoscenza, istruzione e coesione civile allontanino gli spettri delle crimilatià organizzate.

L’invito che ci sentiamo di rivolgere a tutte le forze politiche e a tutte le forze sociali siciliane è quello di dare voce al disagio profondo che oggi si vive nella nostra scuola, evitando inutili strumentalizzazioni politiche o ideologiche, operando insieme per rappresentare la necessità di non arretrare sul piano della qualità, di chiedere quindi con forza al Governo di ridare alla Sicilia non di più, ma quanto gli spetta, e di operare in maniera autonoma, là dove necessario, come previsto dalle competenze regionali, per migliorare la qualità dell'istruzione e non per distruggerla.
Per i motivi sopra esposti CHIEDIAMO un impegno a discutere sui seguenti punti:
Verificare subito e vigilare sul contingente di personale docente e ATA immesso in ruolo e assegnato alla Sicilia. Che la quantità risponda alle reali esigenze e possibilità del Ministero e non a logiche politiche avulse dai bisogni della scuola. Chiedere come mai, a parità di cattedre vacanti, la Sicilia abbia uno scarso contingente di immissioni, in base a quali calcoli vengano determinate e conoscere quale sia stato il criterio di attribuzione. La Sicilia richieda a gran voce che venga applicata l’equità della legge e della giustizia, affermando l' illegittimità dei tagli, come Il 29 luglio scorso ha sentenziato il Consiglio di Stato e , ancora prima, il Tar del Lazio, nell’aprile scorso. . Il ministero si è appellato al Consiglio di Stato, che ha riconosciuto il pieno diritto delle componenti della scuola e dei loro comitati a impugnare organici illegittimi, ribadendo l’illegittimità dei decreti interministeriali che non hanno rispettato gli iter procedurali previsti dalla normativa vigente esottolineando il ruolo delle Regioni che – per ammissione della stessa Avvocatura dello Stato – devono esigere che il loro parere (obbligatorio, sebbene non vincolante) venga richiesto, cosa che il ministero ha “dimenticato” di fare.
Questi tagli hanno interessato in modo drammatico e sostanziale le scuole del sud: su di noi si è abbattuta la scure ogni anno, e persino con la recentissima approvazione di 67.000 unità nel personale scolastico stiamo assistendo all’ennesima discriminazione ai danni delle scuole del sud: Dei 30.308 insegnanti che verranno assunti dopo l’accordo firmato all’Aran, il 46% - quasi la metà - saliranno in cattedra al nord, il 29% al centro e solo il 24% al Sud... Già leggendo queste cifre diffuse il 5 agosto ci si rende conto che qualcosa non va. L’accusa più frequente rivolta al Ministero dell’Istruzione è di antimeridionalismo, ma pochissimi nel governo regionale siciliano stanno alzando non dico la testa ma quantomeno un ciglio.
2 Edilizia scolastica: vigilare e monitorare al più presto i locali che presentano maggiori caratteri di rischio. E’ urgente ed improcrastinabile inoltre rivedere l’intero piano di edilizia scolastica regionale, considerando le nuove problematiche legate all’indirizzo dato dal Consiglio di Stato sul sovraffollamento delle classi ed effettuare un’attenta analisi delle situazioni esistenti in Sicilia per verificare se Comuni, Provincie e Sovrintendenza scolastica regionale applichino in toto quanto stabilito della sentenza del Consiglio di Stato e come intendano garantire la qualità delle scuole siciliane per evitare il fenomeno delle “classi pollaio”. Il problema “non risolto” della sicurezza degli spazi scolastici ha pesanti ricadute sull’incolumità degli alunni all’interno delle aule (spazi ridotti e classi pollaio) e comporta unainevitabile ricaduta sulla qualità della didattica. Si chiede il rispetto dei parametri previsti dal DM 18 dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica” che stabilisce i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici e del DM 26 agosto 1992 “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”; Interrogarsi sull’entità degli edifici in locazione e sulla somma destinata a tali locazioni. Capire se, con la stessa cifra, non sarebbe possibile costruire nuovi e più adeguati locali scolastici. Attivarsi per reperire ulteriori fondi in ogni modo possibile: tramite utilizzo fondi FAS, CIPE o Europei. Anche in modo innovativo e mai praticato(Bioedilizia, ad esempio, per la quale esistono fondi specifici UE) .
3 Sostegno a Province e Comuni per mantenere e potenziare i servizi necessari (mensa e trasporto) per assicurare il soddisfacimento delle richieste dei Dirigenti scolastici e delle famiglie (tempo pieno e tempo prolungato). E’ fondamentale modulare il tempo scuola (tempo pieno, tempo prolungato) in base alle reali necessità del territorio, tenendo in considerazione l’alto tasso di dispersione scolastica, fattore di criticità del Mezzogiorno e i ritardi di competenze e conoscenze dei nostri alunni. I tagli hanno penalizzato fortemente le aree difficili: periferie urbane o territori marginali, zone di periferia geografica e culturale dove manca tutto, dalla biblioteca ad Internet, dove l’incontro, in queste realtà più che altrove indispensabile per favorire crescita sociale e civile come anche per allontanare lo spettro della micro e macro criminalità, tra le due agenzie formative (scuola e famiglia) è ridotta a mera utopia.
4 Vigilare sull’attività delle scuole pubbliche paritarie di proprietà privata. Sappiamo che la Costituzione ne prevedeva l'esistenza senza aggravio sulla spesa pubblica. Negli ultimi decenni il percorso intrapreso tradisce palesemente il pensiero dei Padri Costituenti. Abbiamo, inoltre, istituti legalmente riconosciuti che spesso abbassano il livello qualitativo degli studi, utilizzando personale poco adeguato, spesso non abilitato, sottopagato o non pagato affatto. Ribadiamo la necessità di una vigilanza ferrea e adeguata nel rilasciare le autorizzazioni alla legale attività di istruzione scolastica, utilizzando norme e regole nell’assunzione di personale docente e non docente, prevedendone l’assunzione dalle graduatorie riconosciute dal MIUR, tutelandone i diritti provenienti dalla vigente normativa in materia di lavoro e previdenza sociale. Si darebbe, così facendo, qualità e legalità all'impresa privata, così come dettato dalla Costituzione e professionalità ed autonomia al personale impiegato.
Sicilia, 10 agosto 2011

INSIEME PER LA SCUOLA
comitato promotore:
ROSANNA AIELLO, Coordinamento Precari Scuola, Catania, personale ATA
FABIOLA CARBONARO, FLC CGIL coordinamento provinciale Siracusa, Insegnante
BARBARA EVOLA , COBAS Palermo, insegnante
EMMA GIANNI’, Rete Precari Scuola Agrigento, insegnante
LUANA GIANNINOTO, Comitato spontaneo scuola pubblica Catania, insegnante
GRAZIA LORIA, SEL coordinamento provinciale, Catania, insegnante
GRAZIELLA PERTICONE, Comitato a difesa della scuola pubblica Ragusa, insegnante
MILA SPICOLA, PD Direzione regionale, insegnante
AMALIA ZAMPAGLIONE, PDCI Direzione provinciale Catania, insegnante








Postato il Domenica, 14 agosto 2011 ore 06:00:00 CEST di Michelangelo Nicotra
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