Si chiede alla flc CGI
di uscire dall’ ambiguità rispetto alle annunciate assunzioni di circa
60.000 tra docenti e non docenti, con il contestuale blocco del
riconoscimento dell’anzianità maturata ai fini della
retribuzione. Questa critica alla CGIL sembra
supportata da nobili motivi e pragmatismo sindacale.
Ma ci sono alcune questioni aperte che lasciano perplessa
la CGIL e per qualcuno sono ragione sufficiente per non firmare
quell’accordo.
Esiste un contratto nazionale di lavoro,
sottoscritto, che va rispettato da tutte le Parti in causa e questo
dovrebbe essere un valore almeno per i sindacati della categoria.
Esiste un principio quello del rispetto delle regole che è fondamento
della democrazia: non in è invece accettabile il ricatto “se non
lo cambiate come vogliamo noi allora non facciamo le assunzioni”.
E’ una strada pericolosa e foriera di un futuro incerto e di una
messa in discussione del ruolo stesso del sindacato.
Le immissioni in ruolo non sono “un piacere che si fa al sindacato o ai
lavoratori” per cui è giusto pagare pegno. Il Ministro Gelmini,
su disposizione di Tremonti ma anche probabilmente per convinzione
propria, ha tagliato nel triennio 180.000 posti di lavoro
nella scuola pubblica, ha ridotto la qualità dell’offerta
formativa, ha mortificato i docenti e penalizzato le famigli gli
studenti.
Sostenere , in queste condizioni, che
l’assunzione di una quota, comunque ridotta e
insufficiente, dei docenti necessari per il funzionamento della
scuola sia un risultato positivo è affermazione discutibile e
fantasiosa.
I docenti assunti a tempo
indeterminato sarebbero comunque stati assunti
per coprire i posti vacanti e disponibili, l’unica differenza sta nel
fatto che, presentando la loro assunzione come un favore (il
Ministro) o una conquista (i sindacati responsabili) si può
cercare di vendere il blocco delle stipendio per
nove anni come un o scambio equo. Ma questo non è uno
scambio e non è equo.
Pr difendersi dagli inevitabili attacchi dei
lavoratori interessati, Cisl e UIL scuola affermano che la
penalizzazione economica dei neo assunti sarebbe irrilevante,
perché essendo a maggioranza precari “storici” questi
hanno parecchi anni di pre ruolo e quindi, all’atto della
ricostruzione di carriera, la maggior parte di loro passerebbe
direttamente al gradone dei nove anni, quindi senza alcuna
penalizzazione o al massimo con un rinvio di un anno o due.
Se queste affermazioni sono vere allora le
condizioni poste dal Governo, e cioè quelle
dell’invarianza di spesa, non sono rispettate e non si
giustifica la violazione delle norme contrattuali.
Infatti se il 70/80% dei neo assunti è inquadrato
direttamente al terzo livello stipendiale la spesa aumenta,
e di molto, rispetto all’attuale stipendio dei
precari.
Quindi qualcuno sta “ciurlando nel
manico” cercando di farci credere che il mancato
rispetto delle norme contrattuali in materia di retribuzione è
necessario per tenere sotto controllo la spesa, ma
considerato che questo non è vero, l’unica ragione
intuibile è che ci sia la volontà di smantellare un
ulteriore pezzo di contratto, alla faccia dei sindacati responsabili (o
meglio responsabili sicuramente di portare alla rovina se stessi ed i
lavoratori che dovrebbero rappresentare).
Oppure si vuole far fare a questi
ultimi bella figura, in modo da perseverare nel disegno
dell’isolamento del nemico, “la CGIL” , come peraltro stanno facendo
anche altri (vedi Sacconi, addirittura contro il presidente di
Confindustria che, in questa situazione drammatica,
mal tollera i pregiudizi e le fobie dei
rappresentanti del Governo).
E non vogliamo neppure soffermarci sull’ultima genialità,
di marca Leghista, per cui le immissioni in ruolo saranno fatte, almeno
in parte, sulla base delle vecchie graduatorie già dichiarate
incostituzionali dalla suprema Corte (e qualcuno griderà allo
scandalo se ci saranno gli inevitabili ricorsi, facendo come
l’assassino che protesta perché la vittima accoltellata gli sporca di
sangue il vestito).
Noi non vorremmo sospettare più del dovuto ci
limitiamo alle cose certe: viene violato il CCNL con l’assenso di
sindacati importanti del settore; si penalizzano i nuovi assunti a
tempo determinato che lavorano da anni, condannandoli a non avere
aumenti di stipendio non solo per 4 anni, come i colleghi di
maggiore anzianità (tutti) ma addirittura raddoppiando il periodo di
blocco, con una perdita che possiamo ragionevolmente prevedere di oltre
il 20% della retribuzione per difetto; si invoca la drammatica
situazione economica, in coro con i responsabili, ma si colpisce sempre
gli stessi che stanno già pagando e mai i privilegi né
l’evasione, che renderebbero ben di più in soldi e giustizia.
E, in questo contesto, si accusa la CGIL perché
esprime dubbi e cautele?
Per molti di noi le cautele sono invero eccessive,
bisognerebbe dire subito, forte e chiaro, di no! Perché questa strada
porta dritta dritta alla scomparsa del sindacato (cosa potranno
mai contrattare se obbligati dal ricatto) e dei diritti dei
lavoratori (a cominciare da quelli previsti dal Contratto, non
rispettati e vilipesi).
Mauro de Luca
Flc-Cgil Aosta