Il nuovo criterio del riparto definito dall'attuale Programma Nazionale della Ricerca si basa su quattro voci, la prima pari al 30% delle risorse sono allocate per numero di iscritti, la seconda pari al 30% delle risorse sono allocate seguendo l'indicatore di produttività didattica, la terza pari al 30% delle risorse sono allocate in rapporto alla capacità e qualità scientifica, ed infine la quarta pari al 10% è riferibile agli incentivi al cambiamento. Da qualche mese a questa parte girano voci tendenziose sui radicali tagli di questi fondi ordinari, che potrebbero avere pericolose ripercussioni sulle future attività di ricerca dei nostri atenei. Queste voci trovano un preciso riscontro nella legge 133 del 2008 dove i cosiddetti "tagli" sono all'articolo 66, comma 13 che recita così: “In relazione a quanto previsto dal presente comma, l'autorizzazione legislativa di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il fondo per il finanziamento ordinario delle università, e' ridotta di 63,5 milioni di euro per l'anno 2009, di 190 milioni di euro per l'anno 2010, di 316 milioni di euro per l'anno 2011, di 417 milioni di euro per l'anno 2012 e di 455 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013”. Considerando il dato sul finanziamento complessivo pari a circa 7000 milioni di euro, si può parlare di un risparmio dell’ 8% circa in cinque anni. Su questo risparmio, però, vanno fatte due considerazioni, la prima è che il valore dell’8% di risparmio non tiene conto dell'inflazione pari al 3-4% annuo. Quindi, il semplice mancato adeguamento del FFO costa il 3-4% all'anno, e nel 2012 oltre all'8% si dovrà sommare il 12-16% per l'inflazione, con un totale di 20-24% di taglio. La seconda considerazione si basa sul fatto che l'86% del FFO in media va in stipendi, che sono adeguati agli aumenti stipendiali medi del pubblico impiego e che quindi recuperano almeno in parte l'inflazione, di conseguenza già dal 2012, tranne complesse alchimie di bilancio, esiste ed è reale il pericolo che non si possano pagare in toto gli stipendi dei docenti universitari. Tempi duri non solo per la scuola pubblica, ma anche per le Università.
Aldo Domenico Ficara
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