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Umanistiche: L'Italia e i suoi tre Stati

Recensioni
Massimo Luigi Salvadori, L’Italia e i suoi tre Stati, Bari, Laterza 2011, pagine 112, euro 9,00.
Massimo Luigi Salvadori è professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Torino, nonché storico, saggista e insigne studioso. Lo si può definire “un socialista democratico all’antica” ricordando la definizione che Salvemini dà di se stesso. Nel saggio storico dal titolo“L’Italia e i suoi tre Stati” (2011), articolato in nove brevi capitoli, Salvadori si propone di trovare, attraverso una lettura organica e puntuale, il filo conduttore che unisce l’evento periodizzante del 1861 in Italia ai giorni d’oggi. “Quando nel 1961 si celebrò il primo centenario dell’unità d’Italia, le manifestazioni ufficiali che ebbero sede anzitutto a Torino poggiarono sul diffuso consenso di tutti i partiti. Nessuno, o pressoché nessuno, pensava allora – né alla sinistra né al centro né alla destra dello schieramento politico – di mettere in discussione l’unità italiana come “bene comune” e vincolo definitivamente acquisito”. Ha, così, inizio il primo capitolo del libro, che ritrae un’Italia il cui progresso appare incerto e, spesso, mostra di retrocedere sia dal punto di vista ideologico che istituzionale. Un esempio di ciò sono“ i focolai della disunità”, come li definisce l’autore, che si sono riaccesi, portando alla ribalta nel dibattito pubblico molte polemiche e spinte regionalistiche aventi per oggetto il valore e il significato sia del Risorgimento sia dell’unità stessa dello Stato. L’autore propone, grazie, anche, alle pubblicazioni precedenti, un paradigma interpretativo particolarmente pregnante, in cui i tre periodi della storia italiana sono stati contrassegnati da regimi bloccati, perché le diverse alternative sono state sempre di sistema e mai di governo, ciò, per un verso, determinato dalle  identificazioni dei regimi politici con lo Stato tout court e per l’altro verso dalla crisi e fine degli stessi regimi. Si puntualizza, nell’arco di tempo che va dall’Unità d’Italia (1861) a oggi, il succedersi di tre tipi di Stato o fondazioni. La prima fondazione è stata quella che a conclusione del Risorgimento aveva dato vita nel 1861 al regime e allo Stato monarchico liberale. La seconda fondazione, e prima rifondazione,  è avvenuta nel 1922-25 ad opera del fascismo e a chiusura della crisi del primo dopoguerra. La terza fondazione, e seconda rifondazione, del 1945-47, ha inizio con la nascita dello Stato democratico-repubblicano. Durante la prima fondazione, l’Italia del primo Risorgimento si gloriò del fatto di aver riconquistato l’indipendenza, che era stata perduta nel Cinquecento, quando la penisola fu sottomessa all'egemonia delle potenze straniere (prima la Francia, poi la Spagna e infine l'Austria), una soggezione dalla quale l’Italia si libererà solo nel 1866 con gli esiti vittoriosi della terza guerra di indipendenza. Durante la seconda fondazione, e quindi prima rifondazione, l’Italia nuova è rappresentata dallo Stato del  regime fascista, che rappresentò un secondo Risorgimento. E’in questo periodo, infatti, che l’Italia vive un’unità eretta sulla fine degli antagonismi politici e sociali, sulla concordia tra capitale e lavoro, sul governo di un capo infallibile, sulla riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa e sull’ingresso della nuova Italia tra le grandi potenze d’Europa. Infine la terza fondazione, e seconda rifondazione, ha inizio alla fine del fascismo, ed è rappresentata  dalla Repubblica democratica, che con la promulgazione nel 1947 della Costituzione della Repubblica italiana, pone le fondamenta della ricostituzione dell’unità nazionale basata su istituzioni libere e democratiche. Rispetto all’unità d’Italia le considerazioni che lo storico torinese fa emergere nel suo libro sono due. Da un lato la capacità del Paese di restare unito malgrado le drammatiche vicissitudini che ha vissuto e i recenti, ancora in corso, tentativi di dividerlo. Dall’altro, tuttavia, l’incapacità dei vari governi di creare un’Italia compiutamente unita, determinando così una “mancata nazionalizzazione delle masse”. I problemi dello Stato unitario, presenti già nel 1861 e protrattesi fino ad oggi, sono legati alle differenze territoriali, alle modalità dello sviluppo economico, alla natura dei sistemi politici, alle dinamiche che hanno dato origine ai rapporti sociali; allo spirito morale e civile  degli italiani e ai loro reciproci intrecci. Interessante appare la riflessione al 1861 come momento in cui l’Italia conquista la sua indipendenza e unità, ma anche come momento storico durante il quale si è unificata anche la Germania. La Realpolitik di Bismarck è l’esempio di una adeguata combinazione tra diplomazia e militarismo, per sconfiggere l’influenza austriaca e approdare ad una unificazione tedesca.  A proposito del confronto tra unità d’Italia e unità della Germania, l’autore sostiene che la Germania oggi è un paese che, nonostante le crisi avvenute tra il 1914 e il 1989, si è collocato al centro della storia europea e mondiale grazie alle rilevanti risorse economiche e militari. Secondo l’autore, il fatto che oggi la Germania si presenta come una potenza forte economicamente, un membro autorevolissimo dell’Unione Europea, laddove l’Italia stenta a riprendere la strada dello sviluppo economico, ci stimola a riflettere sul perché, ancora oggi, si registra questo gap economico, politico e sociale tra lo Stato italiano e lo Stato tedesco, che seppur appartengono alla stessa area geografica della Comunità Europea mostrano diversità strutturali di base. Nell’ultimo capitolo del libro troviamo le risposte ai dubbi, alle perplessità, ai tanti interrogativi storici che accompagnano tutta la lettura. E alla domanda dell’autore su quale valore abbia l’unità italiana, che coincide con il titolo dell’ultimo capitolo, comprendiamo quanto sia necessario pensare alla storia d’Italia come Stato unitario situato nel contesto sia dell’Unione Europea che nel contesto internazionale e che, nonostante il crescendo di conflitti regionalistici, e di crisi locali e globali di sistema, si mostra come uno Stato che necessita di nuova energia, di impegno, di responsabilità politica e sobrietà,  per attuare riforme illuminate e immediate, tali da poter procedere verso un percorso di sviluppo fattibile e reale per tutto il Paese. Il libro, che è il risultato di un impegno originale ed efficace di sintesi storica, merita una lettura attenta e riflessiva, non tanto per motivi celebrativi, quanto piuttosto per dovere di proiettarsi in avanti con l’obiettivo di contribuire a cambiare il mondo attraverso la responsabilità di ciascuno, in nome  di una coscienza nazionale e della storia dello Stato unitario. Tra le sue opere, risultato di lunghi studi storico-scientifici, ricordiamo: Storia del pensiero comunista da Lenin a Gorbaciov (1992); La Sinistra nella storia italiana (1999); Storia d’Italia e crisi di regime. Saggio sulla politica italiana (2001);; Il Novecento. Un’introduzione (2002); Le inquietudini dell'uomo onnipotente (2003); L'idea di progresso: possiamo farne a meno? (2006);  Italia divisa: la coscienza tormentata di una nazione (2007); Democrazie senza democrazia (2009) … 

Rosita Ansaldi
rosita.ansaldi@tin.it








Postato il Domenica, 07 agosto 2011 ore 18:56:15 CEST di Rosita Ansaldi
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