Non è
moralmente accettabile lo scambio tra occupazione, minori diritti e più
bassi salari che è la filosofia dell'intesa Aran sottoscritta dalle
altre organizzazioni sindacali. Proprio mentre c'è un attacco senza
precedenti alle condizioni di lavoro e di vita delle persone, con una
manovra finanziaria che si configura come una vera e propria macelleria
sociale, si demolisce ulteriormente il contratto nazionale quale
strumento fondamentale di unità e di solidarietà tra i lavoratori. A
cosa serve il sindacato se si accetta quel ricatto! Diritto al lavoro e
dignità nel lavoro non possono mai essere separati tra loro.
Ma la Gelmini e il suo governo, dopo aver
demolito con i tagli la scuola, l'università e la ricerca pubblica
vogliono utilizzare la disperazione dei precari per assestare un
ulteriore colpo alle condizioni di lavoro, differenziando i salari e
abolendo la contrattazione. Ricordo che i contratti pubblici sono
bloccati fino al 2014 e la Brunetta riduce gli spazi contrattuali
collettivi per affidare alla legge la premialità individuale. In base
all'accordo truffa, un collaboratore scolastico precario, che guadagna
in media 930 euro mensili, perderà 313 euro l'anno e un docente, con
stipendi già di fame, da 565 a 1287 euro l'anno fino al compimento di 9
anni di anzianità. Nella ricostruzione delle carriere dei precari della
icuola 4 anni di servizio valgono interi e gli altri computati per 2/3.
Quindi ci vorranno undici anni per maturare il primo aumento di
stipendio. Un furto ai danni dei più deboli! La Flc-Cgil è stata
protagonista di una battaglia difficile contro il precariato. Ricordo
le campagne dell'operazione centomila nella scuola, quelle per le
stabilizzazione negli istituti di ricerca e nelle università. Grazie
alle lotte e alle vertenze legali si è riusciti ad imporre nel sistema
scolastico un piano triennale di assunzioni con 67 immissioni in ruolo
a partire dal prossimo settembre. Il Governo, nel decreto sullo
sviluppo ha imposto, prima volta nella storia dei nostri comparti,
l'invarianza della spesa per le stabilizzazioni. Nonostante la palese
ingiustizia contro i precari abbiamo avanzato la proposta di utilizzare
i risparmi del fondo d'istituto che serve per la contrattazione nelle
scuole. All'Aran non ci hanno consentito nemmeno di esporre i nostri
conti che dimostravano la percorribilità di quella strada. In realtà si
è svolta una trattativa truccata, il cui esito era già stato concordato
tra le organizzazioni "responsabili" e alcuni ministri. A loro
interessava solo modificare il contratto e, allo stesso tempo,
scaricare esclusivamente sui precari i costi delle immissioni in ruolo
attraverso la rinuncia al primo gradone nella ricostruzione delle
camere che determina pesanti conseguenze sul salario ed indirettamente
sul tfr e sulle pensioni. Così si penalizzeranno i giovani e si
detemiineranno discriminazioni perché, a parità di mansioni e di
anzianità, ci saranno diverse retribuzioni. Peraltro, il piano di
stabilizzazione presenta molte incognite e rischia di rivelarsi una
beffa per le aree del Mezzogiorno già fortemente penalizzate dai tagli
epocali della Gelmini. Anche da questa vicenda emerge la necessità di
determinare nel Paese una radicale alternativa sociale che parta dal
valore del lavoro opponendosi ai tentativi di cancellare diritti
fondamentali e di frantumare gli interessi per spingere il mondo del
lavoro verso una deriva corporativa. Più che dannosi patti sociali a
Settembre bisogna costruire un vasto movimento di lotta che unisca
lavoratori, precari, studenti e movimenti. In un Paese devastato dalle
disuguaglianze la crisi devono pagarla i più ricchi e non i lavoratori
e i pensionati. La Flc ha dimostrato anche in questa occasione coerenza
e solidi valori di riferimento ed aggiungo, anche coraggio. Saremo come
sempre parte fondamentale della mobilitazione sociale di settembre. E
il 22 ottobre, con la Funzione Pubblica faremo una grande
manifestazione nazionale. Vogliamo con le lotte rendere visibile il
nesso inscindibile tra riconquista del contratto nazionale, difesa
della scuola, dell'università e della ricerca pubblica e la fine del
precariato che è la forma più odiosa di oppressione e di sfruttamento
di questo sistema economico. (di Mimmo Pantaleo da
Liberazione)
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