Pochi, maledetti e subito. La scuola come i
produttori di arance in Sicilia che dopo un anno di cure ai giardini e
di lavoro alla fine devono svendere il loro frutto, strozzati dai
commercianti. E’ una frase che abbiamo sentito mille volte in
bocca pure ai coltivatori di ficodindia e che ora percepiamo sussurrata
nell’intimo senso dei 67 mila precari che saranno assunti, ma con la
revisione degli accordi contrattuali che allungano gli scatti di
anzianità, a partire dal prossimo settembre. Purchè ci stabilizzano
anche a metà prezzo, ci pare di sentire in un coro lungo che la
mancanza di speranza aveva acuito e reso incombente durante la marcia
di questo piccolo esercito verso il posto di lavoro che ora finalmente
si apre. E se lo si ascolta attentamente si capisce
che nessuno può dire mezza parola contro, anzi siamo solidali con loro
perché è nel lavoro che ci si avvicina al divino.
Ciò che non potremo mai capire, e di questo non ci scusiamo con nessuno
perché è il nostro pensiero (in tedesco pensare si dice: meinen
la cui radice deriva da mein=mio), sono i comunicati dei sindacati che
hanno firmato il contratto. Qualcuno li chiama gialli, ma non lo sono,
se ricordiamo le lotte comuni nel recente passato; altri concertativi,
ma ci pare poco adatto e appropriato alle tradizioni di Cisl e
Uil: e allora che sindacati sono? Sicuramente trasformati e lo si
capisce dal semplice fatto che considerano una vittoria ciò che invece
è una sconfitta e sonora; e si vantano di un pragmatismo modernista
come i grandi strateghi della politica: novelli Metternich insomma.
Il loro ragionamento è pressappoco il seguente: considerato che
siamo in piena crisi, che l’unica agenzia statale che ancora assume è
la scuola, che c’era il rischio persino che non si assumesse, se i
precari perdono qualcosa per l’abolizione del primo gradino stipendiale
è roba irrisoria (tutta da dimostrare) per cui l’accordo resta una
vittoria. Se tuttavia si osserva bene, tali parole coincidono con
quelle dei produttori di arance in Sicilia quando non avendo a chi
vendere la merce la regalano a prezzi stracciati al primo commerciante
che arriva: pochi, maledetti e subito. Tuttavia ci chiediamo e
demagogicamente: quanto avrebbe influito per le casse dello stato il
rispetto del contratto di lavoro e il riconoscimento dei gradoni?
Qualche milione di euro? Sicuramente di meno di quanto costa il nuovo
ministero per il Turismo elargito alla Brambilla che l’ha espressamente
richiesto al vecchio amico Silvio; e di meno certamente di quanto
costano i sottosegretari “responsabili”, nominati per sostenere questo
governo, e di cui non si sentiva la necessità. E perché per
costoro le risorse si trovano e per dei lavoratori della scuola da anni
sotto scopa si declamano tante difficoltà e povertà e miseria e
indigenza dello Stato? Ma suvvia, ogni tanto occorre pure essere un
po’, ma solo un po’, più seri.
Pasquale
Almirante
p.almirante@aetnanet.org