Lettere in redazione
Vorrei scrivere due righe e manifestare qualche perplessità riguardo
alla recente sentenza sulla ripartizione dei posti di ruolo tra Centro,
Nord e Sud. La mia perplessità è la seguente: possiamo avere certezza e
garanzia che siano stati tenuti nella dovuta considerazione i vari
coefficienti della suddetta ripartizione? E soprattutto: sono stati
consultati in modo opportuno dei demografi?
Se non sbaglio (errare è anche umano!), mi pare di ricordare che tali
posti vengono ripartiti sulla base della crescita demografica delle
varie popolazioni e, in particolare, sulla base dei nuovi nati. Se così
è (e mi pare che ciò abbia una logica), dove starebbe l’ingiustizia?
Forse i demografi e gli statistici hanno commesso degli errori? Ebbene
ci dicano ora quali! Sono stati fatti nuovi studi? Dove sono stati
pubblicati?
Tre o quattro anni fa circa, tutti assistevamo alla notizia, data dai
vari telegiornali e da altri organi d’informazione, che a livello
esponenziale a Nord si iniziavano a fare più figli che al Sud. Il Sud
restava ancora a livello di numero la popolazione più grossa, ma, di
fatto, la crescita esponenziale delle nascite andava invertendosi. A
questo aggiungiamo che notoriamente le regioni del Centro e del Nord
sono poli di immigrazione più forti che non quelle del Sud le cui
famiglie e i cui giovani, anzi, tendono a trasferirsi (magari con tanto
di figli a carico!) verso su e assai di rado si assiste all’esatto
opposto. Sempre il Centro e il Nord Italia, inoltre, in quanto poli di
immigrazione più attivi, attraggono maggiormente rispetto al Sud
cittadini asiatici, africani e dell’Est europeo.
Se tali dati sono giusti, come si spiega allora simile sentenza? Oltre
agli avvocati e ai giudici che hanno emesso le proprie opinioni
presumibilmente su ‘carte’, sono stati consultati, ripeto, demografi e
statistici? Lo chiedo perché è anche una questione di rispetto del
mestiere altrui e perché non possono sempre e solo gli avvocati ad
essere coloro che devono avere l’ultima parola sul destino di un paese
e della sua società civile. Se i medici, i biologi e i chimici
dimostrano scientificamente che il fumo fa davvero male alla salute
dell’essere umano e che quindi si deve contrastarlo il più possibile ed
è bene che si limiti l’accesso alla sigaretta nei luoghi pubblici,
sarebbe insensato e inopportuno che degli avvocati impugnassero la
questione dei diritti umani del fumatore. Se un analista finanziario
suggerisce, sulla base di calcoli e statistiche, di investire più in un
settore o in una società, sarebbe inconsueto ed insolito che degli
avvocati impugnassero principi egualitari e di imparzialità per non
discriminare le altre società e gli altri settori, denunciando, così,
presunte ingiustizie del libero mercato. Al di là della letterale
fregatura che avrebbero i colleghi del Sud che recentemente si sono
trasferiti nel Centro e nel Nord qualora le assunzioni andassero ora
fatte più a Sud che non altrove, gradirei che l’ultima parola sulla
vicenda spettasse proprio a loro: ai demografi!
Se i demografi danno ragione agli avvocati e ai giudici, tanto di
cappello, mi complimento con questi avvocati per il lavoro fatto e
chiedo loro di restare sempre vigili a che tali ingiustizie non si
ripetano, ma se gli stessi demografi dovessero poi dare loro
torto, credo (opinione tutta personale!) che, per una questione di
umiltà e di buon senso, i medesimi avvocati che hanno sollevato la
questione, dovrebbero sfruttare l’occasione per fare un gesto di
rispetto all'altrui mestiere e al resto della società civile: starsene
zitti!
Gianluca Mungo
gianlucamungo@hotmail.com