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Costume e società: L’Italia ripudia la guerra. Un'analisi sul nostro operato in tema di missioni

Attività parlamentare
L’Italia ripudia la guerra. Un'analisi sul nostro operato in tema di missioni Ieri, in Afghanistan, ha perso ingiustamente la vita un altro soldato. Il Caporal Maggiore David Tobini, di stanza a Pistoia, è la 41esima vittima di questo gioco al massacro che rappresenta la guerra in Afghanistan, la guerra dell’ oppio. Una guerra che noi non avremmo dovuto combattere e per la quale ora, l’ unica cosa fattibile, sarebbe elaborare una veloce exit strategy. Ma l’ Afghanistan non rappresenta l’ unico territorio sul quale stiamo combattendo una guerra ingiusta e costosa. In merito alla guerra libica ad esempio, il sito di informazione www.globalist.it, ha di recente comunicato che secondo fonti ben informate l’Italia avrebbe fornito armi ai ribelli del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), già a partire dalla prima settimana di marzo e quindi prima delle incursioni aeree della Nato, con un carico “travestito” da aiuti umanitari. Per quanto concerne le vite umane, l’ Italia ha al momento circa 8.537 militari impegnati quotidianamente a fronte degli 8.338 impegnati nel precedente semestre. Il terribile calcolo in termini di vite recise può essere effettuato secondo diversi criteri, per cui è difficile dare una risposta effettiva. Se ad esempio usiamo il criterio della singola missione, quella in Afghanistan ne conta 41, se vogliamo utilizzare il lasso temporale (ad esempio 2008-2011) i dati sono differenti. Ciò che non cambia è l’ evidenza: giovani vite, persone con nome e cognome, morte a volte per guerre ingiuste o che non meritavano di esser combattute. E veniamo ai costi: comprendere l’esatto ammontare delle spese militari italiane è un’operazione molto complessa e a renderla difficile è il fatto che numerosi attori istituzionali concorrono per il corretto funzionamento del settore: il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero della Difesa, il Ministero dello Sviluppo Economico, per quanto concerne l’ aspetto “politico”; poi, ovviamente, c’è l’apparato militare che stabilisce i programmi sulla base di strategie che tengono conto delle così dette minacce esterne e degli obiettivi di proiezione di potenza. Lo stanziamento complessivo, ascritto per il 2011, al Ministero della Difesa è pari a 20.494,6 milioni di euro, in aumento di 130,2 milioni di euro pari allo 0,6% del totale, rispetto al 2010. Più in dettaglio: • la funzione difesa, che riguarda le componenti terrestri, aeree e navali delle forze armate, ammonta a 14.327,6 milioni di euro, segnando un aumento di 32,6 milioni di euro pari allo 0,2% del totale rispetto al 2010; • la funzione sicurezza del territorio, che riguarda l’arma dei carabinieri per le attività che ricadono all’interno delle competenze del dicastero della Difesa, che ammonta a 5.574,6 milioni di euro con un aumento di 145,2 milioni di euro pari al 2,6% in più rispetto al 2010; • le funzioni esterne, cioè quelle attività non direttamente collegate con i compiti istituzionali di difesa come l’approvvigionamento idrico per le isole minori o voli di Stato, ammonta a 100,7 milioni di euro segnando una contrazione di 49,8 milioni di euro pari al 33,1%, rispetto al 2010; • il trattamento di ausiliaria, cioè il trattamento di quiescenza del personale che ha cessato il servizio permanente ed è collocato in ausiliaria, prima che il relativo onere sia assunto dagli organi previdenziali, è pari ha 323,8 milioni di euro, e segna un aumento di 2.3 milioni di euro pari ad incremento dello 0,7% rispetto al 2010. La funzione difesa si suddivide poi a sua volta in tre voci: personale, esercizio e investimento; in termini tecnici la ripartizione ottimale dei fondi si ha nel momento in cui essi sono assegnati per il 50% al personale e per il restante 50% all’esercizio e all’investimento. Il ministero dell’economia, stanzierà per il 2011: • 1.500 milioni di euro per la prosecuzione delle missioni di pace internazionali (di questi 750 milioni di euro sono stati previsti nella legge di stabilità e coprono le spese per il primo semestre dell’anno ma per la restante metà si dovrà provvedere con nuove risorse per la copertura del successivo semestre); • 645,8 milioni di euro si trovano nel fondo per le spese di organizzazione e finanziamento dei servizi di sicurezza. Tale cifra include le spese riservate. Il Ministero dello Sviluppo economico, con i suoi stanziamenti contribuisce all’acquisto di una larga fetta degli armamenti italiani e in particolare: • 255 milioni di euro destinati al Fondo per gli interventi agevolati alle imprese, che negli ultimi anni è stato destinato totalmente per interventi a favore dell’aereonautica e dell’industria aerospaziale; • 1.483 milioni di euro destinati a interventi agevolativi per il settore aeronautico; 510 milioni di euro destinati a interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe FREMM Si tratta a mio avviso di spese inutili. Basti pensare ai 131 caccia multiruolo di quinta generazione con capacità stealth che ci costeranno quasi 15 miliardi fino al 2026. Partendo infatti dall’ assunto che l’ Italia ripudia la guerra, (articolo 11 della Costituzione) chi dobbiamo bombardare? E dal punto di vista economico poi, ce lo possiamo permettere, alla luce della nuova manovra finanziaria lacrime e sangue? Anche perché, in barba alla crisi, il mercato della guerra non conosce periodi di “magra” ed un caccia, ad esempio, è passato dal costo iniziale di 81 milioni di dollari a quello attuale di 131 milioni di dollari. Come dicevo qualche riga fa, la ripartizione ottimale dei fondi si ha nel momento in cui essi sono assegnati per il 50% al personale e per il restante 50% all’esercizio e all’investimento. Ma le cose stanno andando realmente così?, a fronte dei tagli contenuti nelle varie finanziarie, a spese soprattutto dell’arruolamento delle truppe, della formazione dei militari, la manutenzione dei mezzi e delle strutture, crescono, invece, le spese per il personale, quasi 9,5 miliardi per il 2011 per avere Forze Armate con più comandanti che comandati, avanti con l’età e quindi poco “operativi”, al punto che pur disponendo di 180.000 uomini e donne con le stellette, non riusciamo a schierare all’estero più di 9.000 militari, come avverte uno degli autori di Il caro armato . Per i sistemi d’arma si spendono inoltre 3.453 milioni di euro nel bilancio della Difesa, cresciute dell’8,4% rispetto al 2010 e 2.248 milioni di euro allocati al Ministero dello Sviluppo Economico, per un totale di 5,7 miliardi di euro. L’ammontare complessivo delle spese per la Difesa per l’anno 2011 inserendo lo Sviluppo Economico e le Missioni supera così la cifra record di 24 miliardi di euro. Nel maxi-emendamento del Governo alla legge di stabilità dello scorso anno, sono stati stanziati 750 milioni di euro per i primi 6 mesi del 2011 (di cui la metà solo per l’Afghanistan). Il costo per l’intero anno sarà, a regime, di 1,5 miliardi di euro, esattamente il 50% in più rispetto a pochi anni fa, anche se bisognerà considerare le nuove spese per l’intervento in Libia di cui non si ha ancora contezza. Tuttavia meno del 10% dell’importo stanziato per le missioni viene impiegato per gli aiuti umanitari e per gli interventi di cooperazione, il resto serve per garantire le missioni militari. Il problema di fondo è che il Governo e il Parlamento si limitano a rifinanziare le missioni, senza valutare i risultati delle singole operazioni. In Afghanistan, per esempio, dopo 9 anni dall’inizio del conflitto si è costretti a mandare rinforzi (a fine dello scorso anno siamo arrivati a quota 4.000 uomini), e mezzi sempre più pesanti, una strategia che solitamente si segue quando si sta perdendo una guerra e non quando la si sta vincendo. In sostanza: spendiamo troppo, versiamo il sangue dei nostri connazionali, perdiamo miseramente. Qual’ è il senso di tutto questo? Fabio Evangelisti (IdV)








Postato il Mercoledì, 27 luglio 2011 ore 22:25:00 CEST di Giovanni Sicali
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