La sessione
contrattuale realizzatasi martedì 19 luglio presso l’ARAN, per dare
attuazione al piano triennale previsto dall'art. 9 del Decreto legge
70/11 per la nomina del personale precario della scuola, ha avuto uno
svolgimento assai singolare in quanto non risulta che sia stata
assistita da un atto di indirizzo del Governo cosi come prescrive
l’art.47,comma 3, del D.Lgs. 165/2001. Non risulta inoltre che nel
corso della medesima i costi economici derivanti dalle nuove nomine a
tempo indeterminato, comprensivi delle ricostruzioni di carriera, siano
stati valutati comparativamente ai risparmi derivanti dalla mancata
nomina su quei posti di personale a tempo determinato. Risulta
soprattutto, circostanza singolare mai verificatasi in precedenza e che
può derivare solo da una scelta del governo, che ai fini della
determinazione del costo economico del suddetto piano non si siano
valutate le disponibilità finanziarie presenti in bilancio a seguito
dei pensionamenti per il prossimo anno scolastico di 27 mila docenti e
di 7.000
ATA.
Conseguentemente, invece di calcolare esattamente gli eventuali
costi differenziali, derivanti della stabilizzazione del personale sui
posti disponibili e vacanti, e su quella base individuare il numero
delle nomine da effettuare, si è fatto una ragionamento all’ingrosso
una sorta di baratto caratterizzato dal seguente approccio: il
personale nominato sui posti disponibili e vacanti al 1° settembre 2010
permane nel livello retributivo iniziale per un periodo di durata di
nove anni equivalente alla somma delle permanenze attuali nel primo
scaglione e nel secondo scaglione ciò al fine di ridurre e compensare i
costi delle ricostruzioni di carriera degli assunti
nel triennio.
Sarà necessario valutare il bilancio di questo “dare ed avere” nella
Relazione Tecnica che dovrà essere redatta dall’Aran ai sensi
dell’art.47, comma 4, del medesimo decreto legislativo che regola la
contrattazione. Peraltro, dal testo della pre-intesa, non risulta il
numero dei posti disponibili e vacanti per il prossimo anno scolastico
né quello prevedibile per i successivi due anni ma viene ribadita la
validità del nuovo sistema retributivo dei neo assunti fino alla
stipula del nuovo CCNL.
Dal testo della pre-intesa non risulta se, per arrivare all’anzianità
indicata per il terzo scalone (cancellato il secondo), gli anni di
servizio derivanti dalle ricostruzioni di carriera verranno o meno
valutati al netto della detrazione degli anni 2010-2011 e 2012
soppressi dal comma 23 dell’art.9
della legge 122/10 come ribadito dalla recente circolare n.12 del MEF.
Risulta grave e non giustificato sul piano economico, sussistendo la
possibilità di adottare soluzioni diverse e compatibili con la
neutralità della spesa, che in sede di ARAN si sia imposta, con una
sorta di ricatto, la concessione delle stabilizzazioni in cambio dell’
amputazione della
carriera economica almeno per tutti i precari che saranno nominati nel
prossimo triennio.
E’ pertanto necessario conoscere come il governo abbia ufficialmente
indirizzato l’ARAN verso questa iniqua soluzione. Non è pensabile
infatti che il governo tenti di scaricare sull’Aran o sulle
organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo le gravi
responsabilità derivanti dalla
soluzione adottata. L’eliminazione del secondo scalone per tutti coloro
che sono stati o saranno assunti a decorrere dal 1 settembre 2010,(si
applica assurdamente anche ai 16.500( di cui 10 mila docenti) assunti a
tempo indeterminato dell’anno 2010-11, divide in due la categoria dei
lavoratori della scuola in quanto coloro che risultano in servizio a
tempo indeterminato prima di quella data conservano ad personam
l’assetto derivante dal contratto del 2009. Per tutti si aggiunge
l’effetto che avrà nel prosieguo della carriera economica la mancata
valutazione delle annualità 2010-2011-2012 soppresse dal suddetto comma
23.
La strategia che il governo persegue con questa operazione sui precari
è molto chiara: intensificare le operazioni di devastazione della
carriera economica del personale, fondata sull’anzianità, per giungere
al prossimo contratto, in posizioni di forza, ad imporne il suo
definitivo superamento in cambio di una ancora non identificata
carriera basata sul merito. Anche le sperimentazioni condotte in questo
anno scolastico vanno nella stessa direzione.
Dunque se la linea del governo, sotto la regia di Brunetta, è molto
chiara molto meno lo è quella delle organizzazioni sindacali che hanno
applaudito alla soluzione adottata con il comma 23 e all’accordo
riguardante il presente piano per il precariato.
( di Osvaldo Roman da http://www.scuolaoggi.org/)
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