Quella che era una
battaglia solo virtuale ora che le assunzioni si stanno per fare è
esplosa in tutta la sua virulenza. I precari in testa alle graduatorie
provinciali, da cui si faranno le 30 mila immissioni in ruolo di
docenti (36.488 gli Ata), dopo l'accordo Aran-sindacati della scorsa
settimana (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso),
si stanno mobilitando per evitare di soccombere davanti all'avanzata
dei cambisti: su 245 mila iscritti in graduatorie, 31 mila hanno
chiesto il cambio di
provincia.
Sulla sola Roma sono 5 mila. E i vecchi iscritti temono che
saranno proprio i nuovi arrivati, in virtù di punteggi più sostanziosi,
a fagocitare gran parte dei posti disponibili. I prof romani si sono
rivolti alla Lega Nord, nello specifico al senatore verde Mario
Pittoni, perché intervenga presso l'amministrazione centrale ed eviti
la beffa. La vertenza sta prendendo piede un po' in tutte le regioni
centro-settentrionali e sta diventando politica. Nel Veneto, per
esempio, il Pd e tutti i gruppi consiliari hanno firmato una mozione
per chiedere al presidente della giunta di muoversi nei confronti del
governo per congelare le graduatorie 2010/2011 evitando inserimenti a
pettine di personale docente proveniente da altra province. Insomma,
proprio quanto aveva a lungo chiesto la Lega Nord e lo stesso ministro
dell'istruzione, Mariastella Gelmini, aveva poi provato a fare con una
proposta di congelamento delle graduatorie che però fu bloccata in
parlamento, complice il Pd. «La riapertura delle graduatorie», spiega
il consigliere democratico del Veneto Franco Bonfante, «ha generato uno
scenario caotico, determinando una storpiatura dell'essenza vera e
propria delle legge, tutelando all'interno della classe docente solo i
diritti di alcuni, ledendo quelli della stragrande maggioranza degli
insegnanti veneti ed italiani, che, sulla base della normativa
precedente, avevano fatto scelte di vita con la garanzia di ottenere
prima o poi la stabilità lavorativa». La palla è in mano al ministero.
In verità c'è una norma del decreto sviluppo che parla di assunzioni da
fare anche utilizzando le vecchie graduatorie, povero quelle non
aggiornate del 2009/2010. Una formulazione ritenuta però insufficiente
dai vertici di viale Trastevere. Tanto che i rumors dell'ultima ora
parlano di un decreto interministeriale istruzione-economia come unica
strada utile per autorizzare l'utilizzo delle vecchie graduatorie. Il
problema è che utilizzando le graduatorie dello scorso anno andrebbero
retrodata anche le assunzioni. Operazione che può a vere dei costi ma
soprattutto dare la sponda per un nuovo contenzioso da parte dei
controinteressati. Che già stanno brandendo (si veda la situazione
siciliana) l'arma del ricorso. Insomma, un bel ginepraio che potrebbe
indurre alla fine viale Trastevere a scegliere la strada più semplice,
utilizzando le graduatorie aggiornate. Il tempo, per immettere in ruolo
i 67 mila al primo settembre prossimo, stringe. L'accordo sottoscritto
all'Aran deve ottenere l'ok della Corte dei conti prima di ottenere via
libera definitivo. Intanto però il ministero si sta portando avanti con
la definizione del decreto che suddivide i posti tra gradi di scuola e
classi di concorso. Non sono mancate code polemiche tra i sindacati. La
Flc-Cgil ha preso tempo per firmare l'accordo. «Ci siamo riservati di
valutare la pre-intesa con il direttivo perché ai neo assunti si chiede
il blocco dello stipendio per 9 anni, uno scambio inaccettabile che
manomette i diritti contrattuali», spiega il numero uno Mimmo Pantaleo.
«I precari hanno tutti più o meno anni di servizio pregresso che
entrano nella ricostruzione di carriera, per cui il blocco del primo
scatto durerà molto meno dei 9 anni previsti sulla carta», ribatte
Massimo Di Menna, segretario Uil scuola. «È un sacrificio, ma un
sacrificio limitato ai neossunti e limitato nel tempo», ragiona
Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «in cambio di un obiettivo di
stabilità che per noi è decisivo». (da ItaliaOggi)
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