La manovra finanziaria del
governo aggrava la situazione in cui versano le scuole italiane dopo
tre anni di riduzione continua delle risorse professionali ed
economiche, per il blocco dei salari e del rinnovo dei contratti, e per
il disinteresse mostrato per la funzionalità del sistema di istruzione.
Ai tagli si aggiungono le nuove norme per il dimensionamento delle
istituzioni scolastiche che si pretendono applicabili dal 1 settembre
2011, con la mobilità di tanti dirigenti ai quali non verranno
riconfermati gli incarichi nelle scuole con meno di 500 alunni e la
cancellazione di un decine di esoneri e semiesoneri dei vicari nelle
scuole di dimensioni maggiori.
Questo potrebbe significare per il Molise, che bisognerà procedere
rapidamente ad un piano di dimensionamento per ben 49 istituzioni
scolastiche (36 tra 300 e 499 alunni; 13 al di sotto dei 300 alunni).
Dati del MIUR. Si tratta di ulteriori misure di tagli indiscriminati al
personale e ai servizi che invadono competenze delle regioni alle quali
è affidato il compito di programmare l’offerta formativa territoriale e
non considerano in alcun modo la funzionalità delle scuole.
La scuola ha bisogno di stabilità e di certezze, deve avere le risorse
indispensabili per poter funzionare e per programmare le attività
necessarie. Nelle scuole è esaurita la capacità di compensare gli
effetti disastrosi di decisioni del governo che hanno ricadute pesanti
sulla didattica e sugli assetti organizzativi, funzionali al servizio
scolastico. Accanto a questi problemi, per il personale pubblico, nella
manovra, c’è un ulteriore salasso. I docenti, i dirigenti e tutto il
personale ausiliario, tecnico ed amministrativo della scuola perderà
migliaia di euro nei prossimi anni a causa dell'allungamento del blocco
dei contratti fino al 2014 previsto dalla manovra economica.
Un docente di scuola,perderà in 4 anni (2010-2014) quasi 8.000 euro; un
dirigente circa 16.000 euro; il personale ATA perderà in media 6.400
euro. Si tratta di stime in difetto, calcolate sugli stipendi medi
rivalutati sull'indice IPCA indicato dal governo che è inferiore
all'inflazione reale (2,6% a maggio). Le perdite, purtroppo, saranno
molto più consistenti perché i rinnovi contrattuali rivalutano anche
altre voci dello stipendio che restano ferme, come restano al palo gli
scatti di anzianità. Preoccupante il blocco anche ai fini
pensionistici. Con feroce continuità il governo si accanisce con tagli
insopportabili sui settori della conoscenza, avvilendoli e rendendo la
vita difficile a chi vi lavora. Una politica miope, punitiva e
ideologica. FLC CGIL MOLISE
(da http://www.mynews.it)
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