Ricorre oggi
il 19° anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la
vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta:
Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina
e Claudio Traina. Era il 19 luglio. Quel giorno Borsellino, dopo avere
pranzato con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, stava andando
dalla madre, che abitava in via D’Amelio, a Palermo. Ad attenderlo
c’era una Fiat 126 con circa 100 chili di tritolo. Una strage messa a
segno 57 giorni dopo quella in cui perse la vita il suo amico e collega
Giovanni
Falcone.
Nato a Palermo nel popolare quartiere della “Kalsa”, Borsellino
si laurea in Giurisprudenza nel 1962 e l’anno successivo entra in
magistratura. Inizia la carriera a Mazara del Vallo (TP), ma nel 1975
viene trasferito a Palermo. Nel 1986 inizia a lavorare, proprio con
Falcone, al primo maxiprocesso alla mafia, concluso con 360 condanne.
Il giudice sara’ poi trasferito a Marsala, per ritornare alla Procura
del capoluogo siciliano nel 1991. E per ricordare il magistrato e gli
agenti di scorta sono state promosse come ogni anno numerose iniziative
non solo a Palermo ma anche in diversi comuni siciliani.
Oggi, alla giornata di commemorazione, nel capoluogo siciliano,
partecipano, tra gli altri, il presidente della Camera, Gianfranco
Fini, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ed il ministro della
Gioventu’, Giorgia Meloni.
“A diciannove anni di distanza, il sacrificio di Paolo Borsellino
richiama la magistratura, le forze dell’ordine e le istituzioni tutte a
intensificare – con armonia di intenti e spirito di effettiva
collaborazione – l’azione di contrasto delle mafie e delle sue piu’
insidiose forme di aggressione criminale – sottolinea il capo dello
Stato Giorgio Napolitano in un messaggio reso noto dal Quirinale -.
Quel sacrificio impegna inoltre le istituzioni e la collettivita’ tutta
a uno sforzo convinto e costante nell’opporsi – come dissi anche lo
scorso anno – ‘ad atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto
al fenomeno mafioso’ e alla sua pervasivita’”.
(ITALPRESS)
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