“Una discesa nel
Maelström”, potremmo dire con Edgard A. Poe, se non ci
fosse pure, in questo originalissimo romanzo di Alfio Siracusano:
Viaggio a Eleutherìa ovvero dei diritti e delle pene, Ink Well
Edizioni, l’ombra di Kafka che riporta ai temi della colpa, di
tutte le colpe e di cui qualcuno, come l’Ultimo dei giusti, si deve far
carico per l’umanità. Una discesa negli abissi del tempo e fra i
relitti di ciò che la memoria custodisce, forzandola con lo
studio e pure con la disamina puntuale dei fenomeni sociali che
vorticosamente tentano di soffocare ciò che è rimasto di libero e
grandioso nell’uomo del terzo millennio. Già, ma cosa è rimasto
di quell’uomo che deve tendere al superuomo a conclusione del
purgatorio nel deserto e dopo avere subito le tre metamorfosi
annunciate da
Zarathustra?
Non dovrebbe egli cercare di spezzare le sovrastrutture che lo
tengono in gabbia come la pantera di Rilke? La cultura e il sapere è un
mezzo per farlo e ben lo sa don Luigino (e il diminuito lo rende
borghesuccio tra i borghesi) Percalli, l’eroe di questo romanzo, che,
nell’angustia della su pensione di funzionario dello Stato, continua
imperterrito nella sua strada di sapere e di conoscenza, di curiosità e
di ricerca così come la sua lunga militanza nel vecchio Pci, dove ha
accordato il suo cuore con i battiti del pensiero gramsciano, gli ha
insegnato. Impegno politico non per carrierismo o sete di potere o
perchè intagliato dentro compromessi ignominiosi, ma per ridare alla
sua gente di Sicilia il senso vero della “dignità” che purtroppo sembra
soldo falso agli strani abitanti di un modo controllato solo da
telecamere e tv e contro cui il vecchio pensionato si imbatte
nelle sembianze di strambi personaggi larvatamente ancora kafkiani. E
dentro questo universo bizzarro viene strattonato con veemenza perchè
avrebbe corrotto alcuni giovani con le sue idee, che sono le idee di
libertà soprattutto e che consentono a chi vi si riconosce di riconosce
la libertà degli altri; idee che cerca di spiegare con la foga
giovanile attinta dal ricordo delle sue lotte a fianco degli operai e
dei braccianti ma che cozzano inesorabilmente col “Grande
fratello” o con “L’Isola dei famosi” e quindi con i più trash
modelli dell’apparire per esistere, se è vero che il bunga-bunga è
diventato il trampolino per il parlamento e quindi un
osceno mezzo che poi determina il destino di intere generazioni.
Nascosta tra le viscere multimediali delle reti, un grande orecchio
ascolta e vigila per impedire travisamenti all'ordine sibilato dai
media, cosicchè dall’agorà delle piazze assolate del sud, dove i
conversari fra il vecchio e i giovani assumano i toni della maieutica
socratica, improvvisamente, e con un artificio letterario impensabile,
si viene trasportati in un futuro forse possibile, di sapore orwelliano
ma sicuramente non del tutto fantascientifico. (da
La Sicilia del 17/7/2011)
Pasquale
Almirante
p.almirante@aetnanet.org