Mai come questa volta
l’anno scolastico, purtroppo, è finito così come è cominciato, anzi
peggio.
A settembre, vi ricordate? I precari della scuola hanno fatto lo
sciopero della fame davanti a Montecitorio, e poi i ricercatori di
tutta Italia sono saliti sui tetti, e poi via via, è passato un anno
faticosissimo, che per la scuola ha significato continue norme su tutti
i piani, sempre più negative e pesanti, tese ad abbassare sempre di più
il livello minimo della pura sopravvivenza. Fino agli ultimi tagli,
previsti dalla manovra che sta per essere approvata dal Parlamento, che
alzano sempre di più il numero di alunni per classe e, come se non
bastasse, restringono ancora i parametri in presenza di alunni con
handicap. Ormai da tempo si sono persi gli elementi minimi che fanno
una scuola di qualità: aumenta la sofferenza delle liste d’attesa nella
scuola dell’infanzia e scompaiono in tutta Italia i corsi serali e
l’educazione degli adulti, per citare solo due cose
emblematiche.
E non parliamo poi delle considerazioni negative sullo stato
della scuola italiana, che puntualmente siamo costretti a subire quando
vengono resi noti i dati Istat. Vere e proprie lacrime di coccodrillo.
Se ne discuterà se e quando si deciderà di investire sulla scuola.
Gli insegnanti, per reazione, si sono chiusi ognuno nella propria
classe, nel disperato tentativo di fare bene il proprio lavoro,
nonostante tutto, mentre la qualità dell’istruzione pubblica sta
colando a picco. Perché è l’unica cosa che si può fare, trovare il modo
per continuare a lavorare limitando i danni. È una forma di resistenza,
in attesa che il vento cambi davvero, e che la scuola italiana possa
ritornare ad essere in pieno e senza sofferenza quel laboratorio di
idee e di pratiche, di culture e saperi che tutti
conosciamo.
Chiariamo innanzitutto una cosa: i tagli di cui stiamo parlando in
questi giorni si aggiungono a quelli già previsti dalla finanziaria
2008 di cui quest’anno stiamo pagando l’ultimo pezzo, e che tanto sono
costati alla scuola. Che cosa si prevede ancora? A grandi linee: blocco
delle retribuzioni per un anno, fino al 2014, come per tutti i
dipendenti della pubblica amministrazione; blocco delle dotazioni
organiche del personale docente, educativo e Ata; accorpamento delle
dirigenze di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado
in istituti comprensivi; affidamento degli istituti più piccoli a
dirigenti con contratto a tempo determinato o a reggenti, anche se si
tratta di scuole autonome. Per quel che riguarda il sostegno, oltre a
saltare di fatto il tetto del numero degli alunni per classe dove ci
sono ragazzi disabili: allargamento delle competenze sul sostegno a
tutto il personale docente; aumento del controllo sulle diagnosi per il
supporto didattico ad alunni con problemi di apprendimento;
attribuzione di un docente di sostegno ogni due alunni disabili. No
comment.
(Emma Colonna da NoteCidi)
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