Sono passati 4
anni dall’uscita de “La Casta”, il celeberrimo libro di Sergio Rizzo e
Gian Antonio Stella sui costi e i privilegi della politica. Sono
passati 4 anni e cos’è cambiato da allora, dopo il successo editoriale,
l’onda di indignazione che ha attraversato il paese, le tante promesse
e proposte di legge per tagliare gli sprechi?
Gli italiani sono sempre più poveri per la crisi economica; e gli
autori, di questo e di altri libri-denuncia pubblicati nel frattempo,
sono più ricchi per le tantissime copie vendute. Ma chi doveva cambiare
davvero - i politici - è sempre lì, immutato nei compensi, nei
privilegi, nei vitalizi d’oro.
Nonostante le proposte di legge bipartisan per tagliare i costi della
politica, nonostante le intemerate di tutti i partiti per dimezzare il
numero dei parlamentari, nonostante le promesse elettorali di tagliare
le Province (era nel programma del Pdl del 2008, ma la Lega si è messa
di traverso e ora propone addirittura di moltiplicare poltrone e spese
trasferendo i ministeri al Nord), nonostante la crisi economica e le
manovre da “lacrime e sangue” per tutti gli italiani, i politici - alla
faccia del buon esempio e della condivisione dei sacrifici - hanno
continuato imperterriti a fare i propri interessi.
Qualche dato da mal di pancia: abbiamo il Parlamento più folto al mondo
rispetto alla popolazione (945 parlamentari, 400 in più degli Usa che
hanno una popolazione 5 volte la nostra) e anche i parlamentari meglio
pagati di tutta Europa; spendiamo il doppio della Francia e il triplo
della Germania, 1,5 milioni di euro l’anno a parlamentare, perché
accanto allo stipendio (in media 12.000 euro mensili) ci sono i benefit
(altri 10.000 euro fra diaria e contributi per assistenti; voli,
cinema, teatri, pedaggi autostradali, barbiere gratuiti; agevolazioni
bancarie e rimborsi vari...).
La reazione classica della politica ai tagli che la riguardano è: “Si
dovrebbero fare, ma si risparmierebbe poco”. Peccato che da uno studio
recente e molto interessante della Uil sui costi della politica e
sull’utilità dei risparmi emerga che: in Italia vivono di politica
(direttamente o indirettamente) 1,3 milioni di persone, per un costo
totale (diretto e indiretto) di 24,7 miliardi di euro l’anno, vale a
dire il 2% del Pil e il 12,6% del gettito Irpef. I costi, anziché
ridursi, sono cresciuti del 40% negli ultimi 10 anni (i redditi dei
lavoratori sono rimasti al palo).
Ed ecco i risparmi: secondo la Uil, con una riforma per ridurre gli
sprechi (magari anche accorpando i comuni sotto i 15mila abitanti) si
potrebbero risparmiare 10 miliardi di euro senza ridurre minimamente i
servizi ai cittadini: 10 miliardi che permetterebbero o di azzerare le
addizionali regionali e comunali Irpef o di far ottenere a lavoratori
dipendenti e pensionati una detassazione permanente della tredicesima
con un vantaggio economico pari a circa 400 euro in busta.
Vi sembra così difficile? No, ma si può chiedere al cappone di
accelerare le pratiche per il brodo di Natale? Tra l’altro, i
parlamentari hanno privilegi che negano ai cittadini. Mi riferisco in
particolare all’assistenza sanitaria integrativa, che vale anche per i
conviventi more uxorio dei parlamentari, che però non vogliono
riconoscere le coppie di fatto. E chiedono il rimborso del ticket che,
per loro, è sempre e comunque pagato dallo Stato, cioè da noi. Mi sa
che per cambiare le cose non basti un semplice vento. Ci vorrebbe la
bora... (Di Luisella Costamagna da http://www.ilsalvagente.it)
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