Il dizionario
etimologico ci dice che “Cretino” (dal francese crètin) è il nome che
si dà alle creature misere, di piccola statura, mal conformate, e del
tutto stùpide. Oppure (dal francese chrètien): a persone semplici ed
innocenti, e a volte insensate, poveri cristi, assorte a contemplare…
le stelle. O (dal tedesco kreide) a persone di pelle biancastra come la
creta. Se oggi un viaggiatore clicca su un motore di ricerca
all’epiteto “cretino” gli si aprono circa 6.380.000 Windows in
0,10 secondi. C’è di tutto, c’è da “rincretinire”. Le pagine dedicate a
Tremonti vs Brunetta sono migliaia e migliaia. Povero piccolo!
Vogliono persino rovinargli la festa di matrimonio! Personalmente
voglio andare contro corrente. Voglio fargli i migliori auguri ed anche
un regalo, un pensierino delicato e gentile nel giorno in cui convola a
giuste e meritate nozze nella blindata Ravello in quel di Salerno.
Lo giuro, nella mia lunga vita di insegnante non ho mai dato del
cretino a nessun collega, né tanto meno a nessun alunno! E tante volte
quella parolina, giunta sulla punta della lingua ha bussato alle mie
labbra serrate. Nell’a.s. 1984-5, durante un tormentato
scrutinio, ad un collega che chiedeva di mettere a verbale di essere
stato apostrofato “cretino” ho solo ricordato che: “Verba volant,
scripta manent”. Ministro Brunetta, una risata seppellirà tutti i
***monti! La invito insieme alla sua mogliettina Giovannon*
(coscialunga?) a rivedere qualche vecchio e recente film.
Nel 1967 il registra G. Grimaldi firmava
“Il bello, il brutto, il cretino”, la parodia comica di un capolavoro
di Sergio Leone. Nel 1982 Luciano Salce (riprendendo la storica
espressione dei fratelli Bebè e Ciccio De Rege, coppia di
avanspettacolo tra le due guerre, poi riutilizzata con successo
dal duo Walter Chiari e Carlo Campanini ) girò “Vieni avanti cretino”
commedia trash all'italiana con protagonista Lino Banfi.
C’è un film del 1998 “La cena dei cretini” (Le dîner de cons), scritto
e diretto da Francis Veber, ispirato ad un'opera teatrale di successo
andata in scena a Parigi per tre anni. Oppure quello del 2010 “A cena
con un cretino” (Dinner for Schmucks), che è la storia di Tim il quale
per poter raggiungere il successo sul lavoro doveva portare alla cena
annuale a casa del suo capo, il personaggio più eccentrico come proprio
ospite.
Ma se, caro Renatino (nel tempo libero
tra lei e la sposina di cui è la … metà) anziché vedere un film,
preferisce leggere un bel libro, è presto fatto. Imbarazza solo la
scelta. In pool position “L'idiota” di Dostoevskij che ci presenta un
uomo positivamente buono, un povero cristo del XIX secolo. O per
restare in Italia meglio sarebbe “Il cretino in sintesi” di Fruttero e
Lucentini, in cui gli autori ci offrono una versione aggiornata della
loro opera, la magistrale sintesi conclusiva di una riflessione
trentennale, alla scoperta della nuove incarnazioni del cretino. La
"Trilogia del cretino" rimane comunque un punto fermo della letteratura
umoristica del Novecento, ma è divenuta ormai introvabile in librerie e
bancarelle. E’ composta da: “La prevalenza del cretino” 1985; “La
manutenzione del sorriso” 1988; “Il ritorno del cretino” 1992. Come
vede, signor ministro, il cretino, conosce sempre nuove incarnazioni.
“È stato grazie al progresso che lo stolto dell'antichità si è
tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità
bassissima (con madre sempre incinta), la cui forza è in primo luogo
brutalmente numerica. Il cretino forse è favorito dalla selezione
genetica! Si trova ormai in una società che gli ha aperto infiniti
interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a
sinistra; gli ha procurato innumerevoli poltrone, sedie,
sgabelli, telefoni; gli ha messo a disposizione clamorose tribune,
inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma
moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire,
parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per
realizzarsi. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile.
Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono più.
Luigi Compagnone ne “L'elogio del cretino
affettuoso” ci offre una raccolta di epigrammi e anagrammi sul
tema della famiglia, dell'amicizia, del giornalismo, del potere.
Mentre ne “Il cretino cognitivo” (Cabarà Edizioni, Milano) Maria
Maddalena ha scritto: “Il cretino cognitivo ha un vantaggio sul cretino
simplex: è facilmente smascherabile per via della sua mimica facciale.
Siccome quando parla nemmeno lui si capisce, di quel che dice si
stupisce, strabuzza gli occhi, arrossa leggermente sulle gote che gli
si gonfiano un pò. A volte gli scappa anche da ridere. A meno che abbia
fatto carriera, allora la prosopopea più il cretinismo producono il
sorriso ebete di chi è convinto che complicando la comunicazione
verbale si ottenga la comunicazione extra-verbale. (…) Spesso il
cretino cognitivo non riesce a portare a compimento i propri atti
perché, oltre al fatto che si tratta di progetti, non ha abbastanza
tempo, per completarli: non gli resta che prorogare, cioè avviare un
secondo progetto all'interno del primo. E il cretino, si sa, è anche
cattivo, proprio perché, non riuscendo a capire gli altri, procura
inevitabilmente loro del male, magari senza quasi accorgersene. Il che
però è tutt’altro che un’attenuante”.
Ma se lei vuole risparmiare sull’ acquisto di
libri, la rete le offre nel sito di Gigi Cortesi (psicologo
psicoterapeuta e giornalista) 12 aforismi sul cretino. Io,
carissimo prof. non-fannullone le fornisco una mia trascrizione, in
regalo, per la sua luna di miele: “Più invecchio, più faccio fatica a
sopportare i cretini./ Il rischio più grande per la fede di un credente
è l’esistenza del cretino./ Se un cretino indossa una divisa, lì
comincia Auschwitz./ Se un cretino indossa la tonaca, anche il
Padre Eterno soffre d’asma pneumatica./ Noè fece un gravissimo errore:
nella confusione imbarcò anche una coppia di cretini./ Tutti i cretini
soffrono di incontinenza./ I cretini non soffrono mai né di
esibizionismo né di inautenticità: quello che dicono e fanno viene loro
spontaneo./ Quando un cretino si specchia, l’immagine chiede asilo
politico./ Un cretino non rispetta mai il proprio diritto alla
privacy./ L’esistenza dei cretini è il vero grande mistero della vita./
Quando un cretino respira, il mio cuore va in apnea./ Le suole delle
scarpe di un cretino non sono mai consumate abbastanza”.
Scrive Luigi Jovino: “I cretini in giro sono in dose massiccia perché
merce preferita dagli uomini di potere. La peggiore categoria è
rappresentata dai cretini presuntuosi che spesso perdono il senso della
reale condizione e si lanciano in assurde prospezioni
intellettive”. “Nessuno è abbastanza intelligente per dimostrare
a un cretino che è un cretino” (Roberto Gervaso). “L’attività del
cretino è molto più dannosa dell’ozio dell’intelligente” (Mino
Maccari). “È ormai difficile incontrare un cretino che non sia
intelligente e un intelligente che non sia cretino” (Leonardo Sciascia).
Prima di salutarla, prof. neosposo
ministro Re-nato, volevo suggerirle di adire per via legale nei
confronti del Tremonti. Secondo il diritto penale commette reato di
ingiuria chi da del cretino a qualcuno (Corte di Cassazione, sentenza
n. 31096 del 28.07.2009). Un consigliere comunale, durante una seduta
consigliare, aveva detto ad un altro: "Ti stai comportando da
cretino". E’ stato condannato dal tribunale di Messina. Ma il
politico ha deciso di ricorrere in Cassazione sostenendo che
l'espressione "cretino" rientrava nel linguaggio polemico in uso ai
partecipanti alla competizione politica, si trattava quindi di critica
politica. La Cassazione però non ha accolto il ricorso del consigliere
comunale. Nella sentenza emessa dalla Suprema Corte si legge che: "La
tesi sull'esistenza nella nostra democrazia di una superiore area (il
confronto politico) in cui si sarebbe sedimentata - grazie ad un
lessico fatto di ingiurie reciproche - una sorta di desensibilizzazione
ai termini offensivi che perderebbero così rilevanza penale si collega
ad una concezione degradante della gestione dei pubblici poteri in cui
i rappresentanti della democrazia potrebbero esprimere le proprie
opinioni con strumenti vietati dalla legge, invocando un trattamento di
favore che un'inammissibile diseguaglianza dinanzi alla legge".
Vede prof. Brunetta, la maggior parte del mio post è un copia/incolla.
Solo che io ho sempre citato le fonti. Lei invece nel libro
"Microeconomia del Lavoro", di cui è co-autore, ha ampiamente plagiato
il testo americano di Belton M. Fleisher e Thomas J. Kniesner “Labor
Economics”, edito da Prentice-Hall, Inc., senza neppure citarlo
nell’ampia bibliografia del suo testo italiano. (Cfr. L'Espresso del
12-02-2009). Mi dica in confidenza: ma lei ci è o ci fa?
Viva gli sposi! Ad multos annos (anche se in due ne avete già
110).
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com