Benvenuto su AetnaNet
 Nuovo Utente / Login Utente 582160969 pagine viste dal Gennaio 2002 fino ad oggi 11170 Utenti registrati   
Sezioni
Consorzio
Home
Login
Progetto
Organizzazione
Scuole Aetnanet
Pubblicità
Convenzione Consult Service Management srl
Contattaci
Registrati

News
Aggiornamento
Associazioni
Attenti al lupo
Concorso Docenti
Costume e società
Eventi
Istituzioni
Istituzioni scolastiche
Manifest. non gov.
Opinioni
Progetti PON
Recensioni
Satira
Sondaggi
Sostegno
TFA
U.S.P.
U.S.R.
Vi racconto ...

Didattica
Umanistiche
Scientifiche
Lingue straniere
Giuridico-economiche
Nuove Tecnologie
Programmazioni
Formazione Professionale
Formazione Superiore
Diversamente abili

Utility
Download
Registrati
Statistiche Web
Statistiche Sito
Privacy Policy
Cookie Policy


Top Five Mese
i 5 articoli più letti del mese
aprile 2024

Catania romana e dintorni
di a-oliva
333 letture

Mascalucia - Federico Sorrenti, sindaco dei ragazzi dell’istituto Leonardo Da Vinci
di a-oliva
299 letture

Mobilità Personale Docente per l’a.s. 2024/2025 – conclusione operazioni di convalida
di a-oliva
284 letture

A Pescara Convegno per il Decennale Ancri. I Cavalieri della Repubblica in cammino sul sentiero della Solidarietà
di a-oliva
103 letture

''Riflessioni cosmiche: l’Universo e i suoi segreti” , al Circolo Didattico “Teresa di Calcutta'' di Tremestieri Etneo
di m-nicotra
77 letture


Top Redattori 2016
· Giuseppe Adernò (Dir.)
· Antonia Vetro
· Michelangelo Nicotra
· Redazione
· Andrea Oliva
· Angelo Battiato
· Rosita Ansaldi
· Nuccio Palumbo
· Filippo Laganà
· Salvatore Indelicato
· Carmelo Torrisi
· Camillo Bella
· Renato Bonaccorso
· Christian Citraro
· Patrizia Bellia
· Sergio Garofalo
· Ornella D'Angelo
· Giuseppina Rasà
· Sebastiano D'Achille
· Santa Tricomi
· Alfio Petrone
· Marco Pappalardo
· Francesca Condorelli
· Salvatore Di Masi

tutti i redattori


USP Sicilia


Categorie
· Tutte le Categorie
· Aggiornamento
· Alternanza Scuola Lavoro
· Ambiente
· Assunzioni
· Attenti al lupo
· Bonus premiale
· Bullismo e Cyberbullismo
· Burocrazia
· Calendario scolastico
· Carta del Docente
· Concorsi
· Concorso Docenti
· Consorzio
· Contratto
· Costume e società
· CPIA
· Cultura e spettacolo
· Cultura Ludica
· Decreti
· Didattica
· Didattica a distanza
· Dirigenti Scolastici
· Dispersione scolastica
· Disponibilità
· Diversamente abili
· Docenti inidonei
· Erasmus+
· Esame di Stato
· Formazione Professionale
· Formazione Superiore
· Giuridico-economiche
· Graduatorie
· Incontri
· Indagini statistiche
· Integrazione sociale
· INVALSI
· Iscrizioni
· Lavoro
· Le Quotidiane domande
· Learning World
· Leggi
· Lingue straniere
· Manifestazioni non governative
· Mobilità
· Natura e Co-Scienza
· News
· Nuove Tecnologie
· Open Day
· Organico diritto&fatto
· Pensioni
· Percorsi didattici
· Permessi studio
· Personale ATA
· PNSD
· Precariato
· Previdenza
· Progetti
· Progetti PON
· Programmi Ministeriali
· PTOF
· Quesiti
· Reclutamento Docenti
· Retribuzioni
· Riforma
· RSU
· Salute
· Satira
· Scientifiche
· Scuola pubblica e o privata
· Sicurezza
· SOFIA - Formazione
· Sostegno
· Spazio SSIS
· Spesa pubblica
· Sport
· Strumenti didattici
· Supplenze
· TFA e PAS
· TFR
· Umanistiche
· Università
· Utilizzazione e Assegnazione
· Vi racconto ...
· Viaggi d'istruzione
· Voce alla Scuola


Articoli Random

Sondaggi
Sondaggi

·Universita’di Catania: dirigenti d’oro con stipendi cresciuti del 50%
·A tenaglia sulla questione della illegittima reiterazione delle nomine a t.d. nelle scuole
·Sezioni Primavera - Esiti monitoraggio
·Questionario sul Valore Legale della Laurea, termine ultimo 24 aprile 2012
·Miur e Istat assieme per la diffusione della cultura statistica nelle scuole


Scuole Polo
· ITI Cannizzaro - Catania
· ITI Ferraris - Acireale
· ITC Arcoleo - Caltagirone
· IC Petrarca - Catania
· LS Boggio Lera - Catania
· CD Don Milani - Randazzo
· SM Macherione - Giarre
· IC Dusmet - Nicolosi
· LS Majorana - Scordia
· IIS Majorana - P.zza Armerina

Tutte le scuole del Consorzio


I blog sulla Rete
Blog di opinione
· Coordinamento docenti A042
· Regolaritè e trasparenza nella scuola
· Coordinamento Lavoratori della Scuola 3 Ottobre
· Coordinamento Precari Scuola
· Insegnanti di Sostegno
· No congelamento - Si trasferimento - No tagli
· Associazione Docenti Invisibili da Abilitare

Blog di didattica
· AltraScuola
· Atuttoscuola
· Bricks
· E-didablog
· La scuola iblea
· MaestroAlberto
· LauraProperzi
· SabrinaPacini
· TecnologiaEducatica
· PensieroFilosofico


Umanistiche: La commedia di Dante, compendio del sapere medievale ma testimonianza della totalità dell’uomo e attualissima fonte di riflessione

Redazione
Le opere letterarie, afferma Bachtin, “spezzano le frontiere del loro tempo e vivono nei secoli, cioè nel grande tempo, e spesso (le grandi opere sempre) di una vita più intensa e piena che nell’età loro contemporanea” (M. Bachtin, Risposta ad una domanda del” Novyj mir”, in AA.VV.,La cultura nella tradizione russa del XIX e XX secolo, a cura di D. S. Avalle, Einaudi, TO1980).
E’ il caso della Commedia di Dante, compendio del sapere medievale, ma anche opera che si pone come invito alla riflessione per l’uomo di tutti i tempi, opera che a noi lettori “extralocali”del secolo XXI, al nostro mondo d’oggi caratterizzato dalla frammentarietà, dall’insufficienza, appiattito tutto sul presente e incapace di distinguere il contingente dal Necessario, il finito dall’Infinito, il temporale dall’Eterno, inaridito e disorientato dalla civiltà dei consumi, e dal relativismo etico, “secolarizzato” al punto da ritenere del tutto superflua ogni indagine metafisica che si fa carico della ricerca di Dio, può dare ancora risposte valide.
Quello di Dante è un libro di testimonianza dell’uomo che si realizza come totalità, quando riesce a superare la sua ambivalenza morale e s’impegna senza riserve, con passione e ragione, a collaborare alla realizzazione della città terrena, polarizzando intorno al binomio della vigilanza e della sobrietà il carattere escatologico dell’etica neotestamentaria. Che è, nella sostanza, l’etica che guida Dante nel suo itinerarium ad hominem , anzi in homine, prima che ad Deum; etica dialogica allocutiva e didascalica insieme; parola  severa  e profetica che richiama al senso della rettitudine, del dovere e della responsabilità personali : Ch’io solva il mio dovere anzi ch’i’mova ( Purg X v .92); che invita a resistere alle tentazioni, a rafforzare la volontà sull’istinto, a condannare ogni forma di corruzione, e a sospettare dei cattivi maestri che danno cattivi esempi.

Procediamo per “assaggi”
 
1)    Necessità di una guida

“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”.                                                                                                                                          
Paolo e Francesca ovvero:  “I peccatori carnali, / che la ragion sommettono al talento”
[…]
Noi leggevamo un giorno per diletto
di  Lancillotto come amor lo strinse;
soli eravamo e senza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il desiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
(Inf.V,vv.127-136)
Il Livre de Lancelot e di “come amor lo strinse” è infido se la sua lettura può far perdere, senza alcun sospetto, il lume della ragione a Paolo e Francesca, e scatenare nei loro cuori la rovinosa bufera della passione, del desiderio insaziabile della bella persona e trasformare in un attimo il diletto in tragedia.
“Solo un punto”, un attimo di distrazione e la latitanza della ragione lascia il campo allo scatenarsi infernale della bufera dei sensi. Dal bacio “letto” al bacio “vissuto”: e il periplo dell’universo erotico dei “due cognati” termina in naufragio: “quel giorno più non vi leggemmo avante”.
“Però ti prego, dolce padre caro,
che mi dimostri amore, a cui riduci
ogni buono operare e il suo contraro”. (Purg. XVIII, vv.13-15)
La Lussuria è la sconfitta della ragione che si sottomette al talento e che fa “libito” “licito in sua  legge”; come tale, essa è un peccato non tanto (o non solo) di ordine religioso ma morale.
Ma oggi i giovani probabilmente non sono più in grado di condannare Paolo e Francesca per il loro doloroso affetto. Fino a che punto è sbagliato non cedere alle passioni se per passione si intende il coraggio di affrontare il rischio pur di realizzare i propri desideri? Adesso i giovani non hanno gli strumenti per non cadere e non farsi trascinare dal vortice irruento dei sentimenti.
Lo stesso atteggiamento di Dante è ambivalente nei confronti della coppia. Se da un lato evidentemente li condanna all’Inferno, dall’altro non può non comprenderli.
 La «pietà» di Dante-come scrive il Caretti- “nasce non soltanto come conseguenza dell’orrore suscitato dal racconto della morte violenta, ma anche, e soprattutto, dal confronto tra la suggestione delle felici ore dell’amore, tra l’attrattiva di quegli attimi così dolci e dimentichi, e la necessità presente e viva della pena eterna, dell’inesorabile legge che da ogni parte preme e non concede respiro e strazia nel profondo, sino al grido e alla bestemmia” (L. Caretti, da “Dante nella critica”, Tommaso Di Salvo, La Nuova Italia, Firenze 1965)
“e caddi come corpo morto cade” (Inf. V, v.142)
Qual è il giudizio di Dante? “A me sembra che proprio da questo rapporto [rapporto tra amore e pietà], in Dante ancora irrisolto (una penosa dissociazione!), tra il persistente ricordo delle lusinghe terrene del facile arrendersi dell’uomo ad esse, e la raggiunta consapevolezza della natura peccaminosa di quelle inclinazioni e quindi della inevitabilità del loro castigo, nasca quel complesso e  irresistibile sentimento di universale pietà (non per Francesca e Paolo soltanto, dunque, ma per tutti i peccatori d’amore; e per se stesso, ancora, e per la difficile e precaria condizione umana) che domina il canto da cima a fondo.” (L. Caretti, op. cit.)
Paolo e Francesca sono stati condannati perché si sono amati? Da quel Dio che è amore e misericordia? E sono stati condannati perché il loro è amore carnale? È per questo che Dante non riesce a biasimarli completamente? Se fosse stato un altro amore, ma sempre tra Paolo e Francesca, un amore platonico per esempio, ma sempre fuori dal matrimonio, lo avrebbe ugualmente condannato?
Forse si. E allora perché sceglie proprio l’amore fisico? Per parlare a noi?
“Un amore, dunque, tanto più spontaneo quanto riflessivo; insito, sì, nella nostra fragile natura, nelle nostre istintive inclinazioni, ma non per questo legittimo o, tantomeno, sublimabile; strettamente connesso alla nostra condizione di esseri liberi e responsabili (verso il bene e verso il male).” (L. Caretti, op. cit.)
Non potrebbe essere che noi ci sentiamo troppo liberi? E sentendoci troppo liberi siamo poco responsabili?
Nel sentire collettivo, parecchi dei vizi capitali non sono più considerati manifestazione del male e di un’inclinazione dell’uomo a perdersi per sempre, né sono vissuti come frutto della subordinazione dell’istinto alla ragione. In alcuni di essi si riconoscono forme di malessere esistenziale : l’accidia (tepidezza nel seguire il bene) è diventata depressione; gli eccessi di gola (ricerca smoderata di cibo) forme di relazione patologica nei confronti del cibo, come nel caso della bulimia  o della anoressia; l’ira (incapacità di autocontrollo)  viene considerata, nei suoi eccessi, una forma di disagio psichico. La lussuria (vizio legato alla sessualità sganciata dai suoi fini strettamente procreativi) non è più affatto considerata dalla morale comune come un peccato,quanto piuttosto come una libera disposizione alla sessualità.
“Nel pensiero scolastico, e in particolare, in san Tommaso d’Aquino, il peccato ha un’origine razionale: poiché ogni creatura cerca naturalmente quello che crede il proprio bene, il vizio coincide in un’errata identificazione di quel bene. In questo modo, il peccato può essere corretto dalla ragione, e per questo viene  giustamente punito “ (D.C. a cura di Donnarumma - Savettieri pag.104)
Proviamo a “secolarizzare” il messaggio di Dante. Esso ci richiama al  dovere della vigilanza: “Non ciascun segno è buono”.
L’uomo, che da ogni altro essere vivente si distingue proprio in quanto fornito d’intelletto e volontà, non può farsi schiavo delle passioni, degli istinti al punto tale da perdere la propria identità; ha il dovere morale di vigilare, di stare in guardia dai libri “galeotti” e dai loro insegnamenti, di dominare istinti e passioni che allontanino dal perseguimento del vero bene, dai doveri della vita quotidiana . Il “laico” Dante (M. Barbi) può stare ancora tra noi a ricordarci che bisogna: 1) controllare l’etica dei sentimenti; 2) vigilare e non fidarsi dei “ciechi che si fanno duci”(Purg. XVIII,v.18); 3) sospettare delle mode che esaltano il linguaggio del desiderio, della sessualità di tipo narcisistico e dell’avventura fine a se stessa; 4) diffidare di una letteratura e di una comunicazione di massa che tendono all’omologazione dell’intimo e che alimentano ogni giorno nell’immaginario collettivo il culto della “bella persona”,  del corpo come strumento di piacere, del “Tabernacolo” dove si adorano gli idoli “falsi e bugiardi” destinati a spegnersi lasciando il gusto amaro della sconfitta e dell’inganno. Vigilare e sospettare che “non ciascun segno è buono”, e ricordare che bisogna usare le “agute luci de lo intelletto” se non si vuole scambiare  la  realtà con la sua immaginazione,la  vita vera con la finzione televisiva o cinematografica o letteraria.
Guardare alla finzione letteraria e cinematografica significa rifarsi a storie inventate. Così come guardare a personaggi televisivi, che sono semplicemente “caratteri fittizi”, è rifugiarsi in vite già vissute. Sono modelli sbagliati, in quanto forniscono, nella maggior parte dei casi, una visione distorta della realtà. Ma se sono sbagliati, perché noi giovani li prendiamo come modelli da imitare, su cui plasmare la nostra vita? E soprattutto, perché, se sono così fuorvianti, i giovani scelgono di omologarsi ad essi e in essi trovare rifugio? E’ il mondo esterno che non soddisfa. E’ la realtà che ci circonda che ci porta a sostituire una vita che concretamente potremmo vivere, e forse non vogliamo, con una effimera imitazione di essa.
E’ necessario distinguere la vita dal suo pallido riflesso, fornitoci dai media:
Or ti puote apparer quant’è nascosa
la veritate a la gente ch’avvera
ciascun amore in sé laudabil cosa;
però che forse appar la sua matera
sempre esser buona, ma non ciascun segno
è  buono, ancor che buona sia la cera.” (Purg. XVIII, vv.34-39)
Certa informazione di massa, come certa letteratura amena d’amore e d’avventura,, perfettamente adeguata, oggi più che mai, all’ideologia del consumo, della fruibilità a tutti i costi, può essere fonte di disorientamento morale, principale complice dello scacco della riflessione e della coscienza critica.
È “la cultura dell’immagine dello shock, dell’esibizione, dell’eccesso, che si affida tutta alla performatività nel presente, all’effetto immediato, ad un riciclaggio senza fine che tende ad allontanare gli individui e i gruppi sociali da ogni coscienza del loro essere nel mondo.” (G.Ferroni, La storia letteraria nel tempo del postmoderno, in “Allegoria”, n.13, 1993, pag.85).
“L’anima di ciascuno non fa che riprodurre la rappresentazione del mondo che i media forniscono in ugual modo a tutti, per cui non solo l’anima diventa coestensiva al mondo, senza più alcuna separazione tra interiorità ed esteriorità, ma il contenuto della vita psichica di ciascuno finisce con coincidere con la comune rappresentazione del mondo. Non più l’anima e la sua avventura nel mondo, ma l’anima che, senza più alcuna distanza, coincide immediatamente con il mondo, o perlomeno con ciò che i media le destinano come «mondo».” (U. Galimberti, Psiche e Techne – L’uomo nell’età della tecnica, G. Feltrinelli Editore, Milano, marzo 1999)
“I giovani, soffrono atrocemente l’assenza di un Modello: essi non sanno a chi assomigliare, cioè, appunto, che Modello realizzare […] un Modello che dia certezza nei valori eterni dell’esistenza […]non c’è. I loro occhi sono senza luce, o pieni di una luce esaltata, oppure ancora di una luce puramente fisica, dissennata, come quella di certi animali che girano e rigirano come impazziti perché conservano ancora l’avidità pur avendone perse le ragioni. Questo pallore della pelle e questa disperazione o apatia sono chiari sintomi di una malattia che ha il generico nome di Nevrosi.”  Così  Pasolini . (Petrolio, Appunto 71g, pag.362. Ed. Oscar Mondadori)
“Ed ogni sera sopra lo schermo vedevo eroi della mia età
E io di certo ero diverso ma ci credevo in una vita come al cinema
Ma qui non è così, non c’è il lieto fine e poi il buono perde.
[…]
La vita non è un film
Ho il dubbio che la mia generazione muova una rivoluzione immaginaria
doveva essere un tramonto
e il bene in trionfo alla fine della storia.
Ma qui non è così
L’immagine è un po’ scura e il domani fa un po’ più paura.”
(Articolo 31, “La vita non è un film”)
.
Come uscire da questo annichilimento d’obnubilamento di carattere etico e morale?
Come ridare una” prospettiva” ai giovani di oggi?

Anche la scuola, purtroppo, che dovrebbe essere il primo luogo a cui guardare come modello (professori ecc.)  è portata a giudicare i suoi studenti per il solo profitto e dimentica, spesso, quelle dimensioni che costellano la crescita giovanile: la creatività, le emozioni, i desideri, i piaceri, i dolori, risolvendo l’identità dei giovani “nell’efficacia della loro prestazione”. “Espulsa dalla scuola l’educazione emotiva, l’emozione vaga senza contenuti a cui applicarsi, ciondolando pericolosamente tra istinti di rivolta, che sempre accompagnano ciò che non può esprimersi, e tentazioni d’abbandono in quelle derive di cui il mondo della discoteca, dell’alcool e della droga sono solo esempi neppure troppo estremi.” (U. Galimberti, L’ospite inquietante – Il nichilismo e i giovani, G. Feltrinelli Editore, Milano, ottobre 2007)
Quindi ancora una volta si tratta di un vuoto che va colmato, di una guida che non c’è, di un “disorientamento”, di una richiesta di senso che va soddisfatta e alla quale la scuola è chiamata a rispondere.


Io mi rivolsi […]
per vedere in Beatrice il mio dovere (Par.XVIII,v.52-53)

Occorre  una guida la cui ragione sia “ assai chiara”( Inf.,XI,v.67) e la cui volontà forte e decisa sia mossa dall’amore di fare il bene: “Benigna volontade in che si liqua/ sempre l’amor che drittamente spira,” ( Par. XV,vv.1-2) Certo, si suppone che fra discepolo e maestro, tra guida e guidato, ci sia un terreno di reciproca fiducia e di stima tale da fare di due una sola persona ( “ la sua mano a la mia pose” (Inf. III ,v.10); ci sia un rapporto come tra padre e figlio: “O dolce padre[…] (Purg. XXIII, v. 13).
 
Ma  i  figli, oggi, accettano i consigli dei padri? I discepoli quelli dei maestri? Il divario generazionale basta a garantire l’autorevolezza di chi ha più esperienza e sapere? La  risposta  può essere  positiva solo se i consigli dei padri- maestri  hanno l’autorità di indicare la strada, di offrire  ai giovani esempi tali da regolarne il comportamento e le scelte valoriali di vita .Solo se i maestri non siano dei cattivi maestri. Solo se i punti di forza  reali su cui esercitare la  funzione educativa siano chiaramente identificabili  nella guida: equilibrio e sicurezza nel giudizio, capacità critica di dialogo, disponibilità della parola, onestà intellettuale e morale.

                                               
2)     La questione morale:    Diligite iustitiam  (Par.XVIII,v.91

                              
Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l’arco .( Purg.VI,vv.130-131).
Lo mondo è ben così tutto diserto
d’ogni vertute,[…]
e di malizia gravido e coverto (Purg.XVI,vv.58-60).
Però, se il mondo presente disvia,
in voi è la cagione, in voi si chieggia ( ibidem ,vv.82-83)
[…]
Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?(ibidem,v.97)
“…avarizia spense a ciascun bene
lo nostro amore,onde operar perdési,(Purg.XIX,vv.121-122)

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiero in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello! (Purg.VI,vv.76-78)

Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia ,invidia e avarizia sono
le tre faville ch’hanno i cuori accesi (Inf.VI,73-75)


Dove la società è dominata sempre più dai Capaneo presuntuosi e arroganti, dai Vanni Fucci ladri blasfemi e violenti e bestie: “Vita bestial mi piacque e non umana / sì come a mul ch’io fui […]” (Inf. XXIV, vv.124-125); dove trionfa un esasperato individualismo per cui ciascuno si fa gli affari suoi nel più completo disimpegno nei confronti dell’interesse generale;dove ciascuno  si cura di star bene in proprio più che di fare del bene per vivere tutti un po’ meglio; dove la politica è sganciata dall’etica, e “un Marcel diventa / ogni villan che parteggiando viene” (Purg. VI, vv.125-126); dove nessuno rispetta la legge e manca la certezza del diritto; dove la priorità dello scopo di lucro fa perdere di vista la priorità dei valori veri: il rispetto e la dignità dell’uomo in quanto persona; dove l’avere e l’apparire contano più dell’essere, e manca il senso del pudore e della sobrietà, non può allignare nessun segno di giustizia né di amore solidale.
Con la corruzione dei costumi, si è avuta una ritrazione dell’etica al campo della coscienza, una limitazione di essa alla sfera dell’individualità che ha fatto sì che l’uomo si chiudesse nella sua dimensione interiore, concependo la politica come “un’istituzione utilitaristica che serve solo a salvaguardare questa libertà” (U. Galimberti, Psiche e Techne – L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli Editore, Milano, marzo 1999)
L’avidità del denaro è all’origine delle logiche di sfruttamento su cui si regge buona parte dell’economia mondiale, e di numerose aberrazioni del comportamento degli individui all’interno degli organismi sociali.

Qual è lo scopo della nostra società? “Il relativismo etico ha incrinato l’oggettività del bene, ha dissolto la fissità dei valori che oggi al pari di ogni merce sono passibili di transazione, di scambio. In questo quadro è venuto meno anche il valore della politica o meglio la politica come valore” (S. Natoli, Stare al mondo – Escursioni nel tempo presente, Feltrinelli Editore, Milano 2002). La nostra classe politica sembra assetata di potere e di protagonismo; molti trafficano per ottenere prebende e poltrone , “sobbarcandosi” agli impegni richiesti dalla cosa pubblica, solo allo scopo di perseguire i propri interessi .
“Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
Per non venir sanza consiglio a l’arco;
[…]
Molti rifiutano lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «io mi sobbarco!». (Purg. VI, vv. 130-131; 133-135).
 “un Marcel diventa / ogni villan che parteggiando viene”
“O insensata cura de’ mortali
quanto son difettivi sillogismi
quei che ti fanno in basso batter l’ali!” (Par.XI,vv. 1-3)

Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica.
Non avea catenella, non corona,
non gonne contagiate, non cintura
che fosse a veder più che la persona.
Non facea, nascendo,ancor paura
la figlia al padre, che il tempo e la dote
non fuggien quinci e quindi la misura.
Non avea case di famigli vòte;
non v’era giunto ancor Sardanapalo
a mostrar ciò che in camera si puote.
[…]
(Par.XV,vv.97-108)


È il rammarico di Dante, ma, ancora oggi, anche il nostro!                                                       
 
3)    Il dovere dell’intellettuale
[…]
e s’io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra coloro
 che questo tempo chiameranno antico. (Par .XVII ,vv.118-119)

L’esercizio della conoscenza è il primo dovere di un intellettuale. Il suo compito non è semplicemente quello di esprimere opinioni in materia di morale o ideologia, ma è qualcosa che finisce per scontrarsi con il potere, le sue bugie e le sue forme di coercizione. La parola dell’intellettuale trae la sua forza dall’analisi lucida della realtà: proprio perché ha il coraggio della verità, essa risulta scomoda e “indigesta”. L’ipocrisia si connota come un peccato morale

Virgilio invita il suo discepolo ad abbandonare ogni dubbio e paura a respingere dal suo animo ogni esitazione che equivale a pusillanimità. Il viaggio impegna il poeta non solo sul piano del coraggio che è necessario in presenza di decisioni da prendere, ma anche sul piano intellettuale. D’altra parte tutta la vita implica in ogni momento risolutezza e discriminazione. Però, in effetti, è ciò che manca nella società di oggi in cui lo scandalo è divenuto ormai routine e la rassegnazione e la passività sembrano dominare su ogni fronte.
Prima, l’ardito compito di contestazione e denuncia era affidato all’intellettuale. Adesso non c’è più nessuno che abbia il coraggio di esporsi.
“Amico mio, questo secolo è un secolo di ragazzi, e i pochissimi uomini ch rimangono, si debbono andare a nascondere per vergogna, come quello che camminava diritto in un paese di zoppi.” (Leopardi, Operette morali, Dialogo di Tristano e un amico, 1832)
Non c’è più il coraggio di affrontare la realtà, perché l’alleanza potere - cultura fa sì che si navighi nell’ignoranza: è più facile governare una massa che non abbia la capacità di giudicare consapevolmente e criticamente ciò che avviene intorno a lei. Proprio questo binomio potere – cultura (in cui è il potere a prevalere e controllare l’altra) fa sì che l’unico atteggiamento predominante sia la “viltade” che corrompe e inibisce l’uomo; ma non Dante.

Questo è il magistero di Dante che tutti possono recepire dalle fermissime parole di Cacciaguida: far sentire la propria “parola brusca” ad ogni “coscienza fusca / o della propria o dell’altrui vergogna”; dire sempre la verità e lasciar “pure grattar dov’è la rogna”; percuotere con il proprio “grido” anche “le più alte cime”, perché la verità, anche se “molesta nel primo gusto” finisce col  lasciare un “vital nutrimento”. (Par, XVII, vv.112-135, passim)

Non è difficile vedere tutta la sua esperienza umana e artistica, al di là dai particolari limiti storici e ideologici entro i quali si è svolta, come un percorso verso la verità, come il tentativo di uscire dalla frammentarietà dalla insufficienza, in una parola dalla finitudine della esistenza umana, per attingere nella sua interezza il senso della dignità, che si esplica fondamentalmente nella mediazione tra passione e ragione. (G. Genco, N. S. n.4 1995)

Numerosi sono stati in passato gli intellettuali che, come Dante, hanno saputo ricoprire il suolo di guida morale non solo per i loro contemporanei ma ancora oggi. Dalle loro pagine traspare la convinzione delle loro idee ed emerge il coraggio e l’impegno che fondano le basi su una cultura enciclopedica. La cultura al giorno d’oggi è stata parcellizzata, il sapere è stato frazionato in vista di un rendiconto personale.
Certo, l’uomo moderno non può dare più ascolto all’ideologia provvidenzialistica del poeta medievale né alle sue convinzioni ideologiche sul problema della salvezza. Egli è preso dalla euforia di ben altra ideologia, tutta prammatica e materialistica, alimentata dai miti di uno  scientismo sempre più incurante delle implicazioni morali delle sue scoperte, e di un  produttivismo che miri unicamente al soddisfacimento dell’utile e del “particolare”.
Quindi non esiste l’intellettuale, nell’originaria accezione del termine. E oggi chi è l’intellettuale? Dove cercarlo? Tra coloro i quali scrivono quei libri che oggi troviamo sui nostri comodini, o spesso riempiono le pagine delle riviste; o piuttosto si dovrebbe definire intellettuale colui che, non esponendosi apertamente, ha coscienza del suo tempo?



Nuccio Palumbo
antoninopal@katamail.com








Postato il Sabato, 02 luglio 2011 ore 01:00:00 CEST di Nuccio Palumbo
Annunci Google



Mi piace
Punteggio Medio: 0
Voti: 0

Dai un voto a questo articolo:

Eccellente
Ottimo
Buono
Sufficiente
Insufficiente



Opzioni

 Pagina Stampabile Pagina Stampabile

 Invia questo Articolo ad un Amico Invia questo Articolo ad un Amico



contattaci info@aetnanet.org
scrivi al webmaster webmaster@aetnanet.org


I contenuti di Aetnanet.org possono essere riprodotti, distribuiti, comunicati al pubblico, esposti al pubblico, rappresentati, eseguiti e recitati, alla condizione che si attribuisca sempre la paternità dell'opera e che la si indichi esplicitamente
Creative Commons License

powered by PHPNuke - created by Mikedo.it - designed by Clan Themes


PHP-Nuke Copyright © 2004 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.42 Secondi