Un massimo del
30%, così recita la circolare di ispirazione leghista del ministro
dell’Istruzione. Il provvedimento quest’anno è stato disatteso da
10mila istituti, tremila solo in Lombardia. Ma i bimbi stranieri
aumentano, gli italiani diminuiscono. Che succede quando il limite in
classe viene raggiunto? Si nega loro la
scuola?
Sono 72. Studenti e lavoratori iscritti al serale del Bertarelli di
Milano. L’Ufficio scolastico regionale però gli concede l’apertura di
una sola classe. Dunque, dei 72, qualcuno dovrà rimanere a casa, oppure
dovranno cercare uno spazietto altrove. In un’altra scuola del
milanese. L’idea di porre un tetto massimo del 30 per cento alla
presenza di alunni stranieri è della ministra Maria Stella Gelmini che
deve aver accolto la proposta lanciata esattamente un anno fa dalla
Lega che spingeva per porre un limite all’ingresso dei piccoli
stranieri anche negli asili nido.
La circolare del ministro parla chiaro: non più del 30 per cento per
ogni classe. Ma per la Cisl «non può essere valida per le scuole per i
lavoratori. Basta leggerla per vedere che si parla di minorenni. Quei
ragazzi hanno tutti più di 18 anni e hanno diritto di avere una classe
ora, non a settembre, perché rischiamo di perderli per strada».
Il provvedimento sembra prossimo al fallimento. A confermarlo è il
direttore scolastico della Lombardia, Giuseppe Colosio, che ad aprile
aveva già disegnato il quadro della situazione: «Tutte le elementari
della Regione che ne hanno fatto richiesta – diceva - avranno la deroga
a formare classi con oltre il 30 per cento di stranieri». In tutto, le
deroghe già concesse in Lombardia sono 129: 43 a Milano e provincia, 32
a Brescia, 16 a Bergamo, 15 a Mantova. Il 16,6 per cento del totale
(803 istituti). La Gelmini dice di no. Ribadisce che «quasi tutti gli
istituti d'Italia hanno rispettato il tetto». Ma, dati alla mano, si
scopre che il provvedimento è già stato disatteso da oltre 10mila
scuole che - quest’anno – hanno registrato una presenza di alunni di
origine straniera superiore al 30 per cento. 7.279 scuole primaria e
3.122 scuole medie. Il record assoluto tra le regioni è della
Lombardia, appunto, dove il limite è stato superato in 2.955 classi.
In una circolare, la Gelmini prova a precisare: «Nel calcolo della
percentuale devono essere inclusi solo i ragazzi di cittadinanza
straniera non nati in Italia». Ma cambia poco: il dato si riduce solo
di tremila unità. I guai arriveranno a settembre, quando anche le
deroghe non basteranno più. Nell’anno scolastico 2009/2010 gli alunni
stranieri erano il 7,5% della popolazione scolastica. La maggior parte
(244.457) nelle scuole primarie, cui la ministra fa esplicito
riferimento parlando di tetto massimo. L’Istat conta 630mila studenti
senza cittadinanza italiana iscritti però alla scuola pubblica nel
nostro Paese. L’aumento previsto è di circa 70 mila alunni stranieri in
più ogni anno. Quest’anno potrebbero salire a quota 700mila. Il numero
dei nati italiani invece dal 2009 non smette di diminuire (-6,913, pari
all'1,2%). Il decremento si registra in tutte le ripartizioni, in
particolare nelle Isole (-1,8%), al Sud (-1,6%) e al Nord-ovest (-1,4%).
Lo scenario è illustrato in una relazione della Commissione
cultura della Camera: di questo passo, il sorpasso arriverà nel
2050. E se i piccoli stranieri saranno un giorno di più dei piccoli
italiani, sorgeranno altri problemi. Uno, toccherà fare in modo che
tutte le scuole della penisola aprano le porte anche agli alunni
stranieri, cosa che ancora non avviene. Alcune zone d’Italia (il 26,2%
delle scuole) infatti non ne accolgono nemmeno uno.
Due, cosa dovranno fare i genitori di uno di questi bambini se la
scuola più vicina a casa avrà giù raggiunto il tetto del 30 per cento?
E anzi, con quale preavviso verrà loro comunicato che, in Italia, per i
loro piccoli non c’è posto?
(Di Giulia Cerino da
http://www.linkiesta.it)
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