La scuola pubblica
continua ad essere colpita dal governo Berlusconi; non c’è decreto –
ormai il governo opera solo attraverso decreti su cui pone la fiducia –
che non contenga norme sempre più pesantemente negative per la scuola.
Così è per il dl Sviluppo (come al solito un titolo positivo del tutto
inappropriato), che, dopo il voto alla Camera, ha iniziato l’iter al
Senato: a differenza di quanto promesso dal Ministro, il decreto non
contiene alcun piano di stabilizzazione dei precari (o meglio non ne
definisce le quantità); per evitare sanzioni nei confronti del governo,
sospende per la scuola le norme europee a tutela dei precari, già parte
della normativa italiana; privatizza il diritto allo studio
universitario e i premi per il merito, istituendo la "fondazione per il
merito", soggetto privato a cui attribuisce funzioni di programmazione
ed indirizzo proprie del Miur.
Con la decisione di slittare le nomine dei docenti al 31 agosto il
governo determina le condizioni perché l’anno scolastico inizi nel
caos. Ulteriori norme peggiorative per la scuola sono preannunciate
nella manovra finanziaria.
E già ora le condizioni della scuola pubblica, al terzo anno
consecutivo di tagli insostenibili, sono allarmanti: dalle
amministrazioni locali, dalle scuole, dai comitati dei genitori, dagli
studenti si alzano grida di dolore e di angoscia per una scuola che
perde continuamente elementi essenziali di qualità. Migliaia di bambini
sono esclusi dalla scuola dell’infanzia; ormai è scomparso il tempo
prolungato nelle scuole medie; i corsi serali e l’educazione degli
adulti sono drasticamente tagliati; le ore di laboratorio nelle
superiori dimezzate; i licei musicali – innovazione molto decantata dal
Ministro nel riordino della scuola superiore – sono attivati solo se
finanziati dagli enti locali, dalle fondazioni bancarie o da privati.
Non un euro è dedicato all’edilizia scolastica, la cui inadeguatezza è
sempre più evidente, tanto che il Consiglio di Stato ha recentemente
autorizzato la prima class action contro le “scuole pollaio”. Mentre il
governo è totalmente bloccato dalle liti e dalle competizioni interne
alla maggioranza, nel vuoto dell’attività parlamentare sono state
definitivamente approvate due leggi importanti di iniziativa
parlamentare: quella istitutiva dell’autorità garante per l’infanzia e
l’adolescenza e quella che garantisce una quota di presenza femminile
nei consigli di amministrazione delle società quotate.
Dopo gli eccellenti risultati elettorali e referendari, per i quali il
contributo delle donne è stato decisivo, il movimento delle donne non
ha alcuna intenzione di ritirarsi, ma al contrario sta costruendo reti
stabili e proposte politiche e programmatiche: segnalo a questo
proposito la Conferenza nazionale delle donne PD “Il nostro tempo è
adesso” e l’incontro nazionale di “Se non ora, quando?” il 9 e 10
luglio a Siena.
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