Fantastici
i motori di ricerca! Vuoi studiare una questione? Mister intenet
ti offre la rassegna stampa. Anche l’archivio di aetnanet è diventato
una miniera. Digito “compiti” e sfoglio tanti post già pubblicati.
Ripercorro quelle tappe e mi chiarisco le idee. E’ mia abitudine, però,
partire sempre dalla normativa ministeriale, che, anche se di vecchia
data, non può esser cestinata. Dev’esser applicata, pùrché non
abrogata. I vecchi professori usiamo ancora il Giannarelli “Nuovo
Compendio della Legislazione sull'Istruzione Leggi, regolamenti,
circolari, giurisprudenza e tutto quanto riguarda la scuola (pagg. XXIV
+ 1540)”. E ci imbattiamo in tre circolari: la C.M. 20 febbraio 1964,
n. 62; la C. M. 30 ottobre 1965, n. 431; e la C. M. 14 maggio 1969, n.
177. Le riportiamo (in ampi stralci qui di seguito). Leggiamo e
riflettiamo. Quanta sapienza c’è, negli antichi scrittori!
(1). C. M.20 febbraio 1964, n. 6: Compiti scolastici da svolgere a casa
e in classe.
“Da più parti è stato segnalato al Ministero
che in talune scuole secondarie gli alunni sarebbero sottoposti ad un
carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa.
(…) Non occorre qui ricordare come alla formazione culturale
dell'alunno debbano concorrere sia l'azione didattica, attuata nella
più viva collaborazione tra docente e discenti, sia il ripensamento
individuale realizzato con lavoro personale dell'alunno a casa. Ma di
questi due momenti della preparazione culturale il primo è quello che
più profondamente e durevolmente incide nello spirito dell'alunno; se
esso difetta, difficilmente l'altro momento potrà consentirne un
integrale recupero. Né, d'altra parte, è necessario insistere sulle
ovvie considerazioni che il costringere i giovani ad aggiungere alle
quattro o cinque ore di scuola altrettante, o anche più, ore di studio
individuale a casa, oltre agli eventuali riflessi dannosi sotto il
profilo igienico, contribuisce a determinare una preparazione lacunosa
- per le scelte inevitabili che i giovani sono indotti di volta in
volta a fare, quando non possono fronteggiare l'intero sovraccarico - e
precaria, per l'impossibilità di una serena e approfondita maturazione
delle conoscenze. Sarà, quindi, cura dei Capi d'istituto richiamare
l'attenzione degli insegnanti su queste considerazioni e sulla
opportunità che i docenti procedano preventivamente, anche con riunioni
del Consiglio di classe, ad opportune intese e stabiliscano adeguate
misure volte ad evitare che gli impegni di studio a casa siano
inegualmente distribuiti e concentrati pesantemente in alcuni giorni
della settimana. Quanto qui è stato detto si riferisce in modo speciale
alle scuole secondarie superiori, poiché particolarmente nella nuova
scuola media dell'obbligo (ndr. 1962), per la impostazione sua stessa,
già illustrata nei documenti ufficiali, ogni sovraccarico di compiti
per casa è naturalmente escluso. L'esigenza di dosare opportunamente il
lavoro scolastico non concerne soltanto i compiti da eseguire a casa,
ma anche quelli da eseguire in classe, allo svolgimento dei quali un
malinteso rispetto degli orari prestabiliti induce talvolta il docente
a non attribuire il tempo necessario. Tali compiti sono in effetti
particolari forme di lavoro individuale indispensabili per la
formulazione di quei giudizi, che la scuola deve pur esprimere. Se le
norme e la logica stessa di una prova scritta indicano un certo tempo
come necessario perché la meditazione individuale possa dare risultati
capaci di orientare efficacemente un giudizio, il costringere quella
prova in un tempo inferiore vale a renderla inidonea. Anche per la
situazione qui prospettata molte difficoltà possono essere superate
mediante opportune intese tra i docenti, solleciti non solo delle
proprie discipline, ma più ancora della totalità dell'opera educativa,
la quale non può non essere facilitata anche da un giusto
coordinamento”.
(2). Circolare Ministeriale 30 ottobre 1965, n. 431: Interrogazioni
parlamentari concernenti i compiti scolastici da svolgere a casa.
“Per opportuna conoscenza, si trascrive la
risposta data dall'On.le Ministro (ndr. Luigi Gui) ad alcune
interrogazioni parlamentari, relative all'oggetto: “L'attività di
studio in ore extrascolastiche è, in una certa misura, ineliminabile,
in proporzione naturalmente ben diversa a seconda dei vari ordini o
gradi di scuola. Un ripensamento personale da parte del discente di ciò
che a scuola è stato insegnato costituisce, infatti, una condizione
insopprimibile per una vera assimilazione ed educazione al sapere. E'
necessario, tuttavia, che l'attività didattica dei singoli docenti sia
opportunamente coordinata ai fini di una proficua organizzazione dello
studio extrascolastico. Un sovraccarico degli impegni di studio o la
concentrazione di essi in alcuni giorni nuocerebbe, infatti, sia alla
salute dei giovani, sia al processo di maturazione culturale, che non
può essere costretto in schemi innaturali. Peraltro non si ritiene ora
possibile fornire più particolari indicazioni o imporre drastici
divieti, senza interferire indebitamente nella responsabilità che è
deferita agli insegnanti di sviluppare i programmi e di formare
convenientemente i loro alunni. Prescrizioni drastiche in materia
sarebbero, d'altra parte, inopportune in rapporto alla varietà di
condizioni in cui si compie l'insegnamento e alla necessità di
contemperare le varie e non sempre concordi esigenze delle famiglie".
(3). C. M. 14 maggio 1969, n. 177: Riposo festivo degli alunni. Compiti
scolastici da svolgere a casa.
“(…) La ricerca da parte dei giovani di
nuove conquiste, di nuovi ideali, in uno sforzo continuo di superamento
di sistemi e di schemi di vita non più aderenti alle esigenze sempre
nuove e mutevoli della odierna società, una sempre più approfondita
valutazione dell'importanza dei problemi del tempo libero, l'incidenza
sempre più viva ed efficace sui giovani delle manifestazioni
collaterali non proprie della scuola ma pur sempre riconducibili alle
sue finalità e alla sua azione educativa, quali le attività sportive,
ricreative e artistiche, inducono a considerare da un angolo visuale
più ampio tutti i fattori e le componenti che concorrono, insieme e ad
integrazione della tradizionale preparazione culturale dei giovani ai
fini meramente scolastici, alla crescita e al completamento della
personalità in vista dei successivi traguardi che la vita porrà dinanzi
a ciascuno di essi. Anche la consapevolezza e la comprensione al di
fuori dell'ambito dell'attività prettamente scolastica di alcuni
aspetti della dinamica della vita del nostro paese, quali la sua
affermazione nel contesto del mondo civile, il suo progresso economico,
lo sviluppo delle istituzioni democratiche, la partecipazione attiva a
tutte le manifestazioni volte ad esaltare nelle coscienze gli ideali
della democrazia, della libertà, della patria, della famiglia,
postulando in maniera non meno sentita l'esigenza di nuove aperture in
tema di processo formativo dei giovani. In questa prospettiva acquista
particolare rilievo l'interessamento e la partecipazione dei giovani
alla pratica degli sport (nuoto, sci, tennis, calcio, ecc.), specie se
promananti dalla scuola medesima o da istituzioni aventi fini
educativi, alle manifestazioni artistiche (concerti, teatro, mostre
dibattiti, ecc.), alla visita dei monumenti, dei musei, delle gallerie,
attività tutte che quasi sempre si svolgono nelle giornate domenicali e
in altri giorni festivi. Si risolverebbero, tuttavia, in una vuota
affermazione di principio la individuazione e la valorizzazione di un
tale interessamento dei giovani alle anzidette manifestazioni, se la
scuola non si preoccupasse di porre gli alunni nella condizione di
poterne effettivamente fruire. Nell'impegno di garantire agli alunni
ogni possibilità e ogni componente di sviluppo della loro personalità,
la scuola non può non preoccuparsi di rendere praticamente possibile
questa più ampia e varia forma extrascolastica di arricchimento
culturale e formativo. Inoltre, va considerato che nelle giornate
festive e, in genere, anche nel pomeriggio del sabato, moltissime
famiglie italiane, in cui entrambi i genitori svolgono un'attività
lavorativa, trovano l'unica occasione di un incontro dei propri membri
- innanzi tutto genitori e figli - più disteso nel tempo e, quando
possibile, in ambiente diverso da quello dell'abituale dimora
cittadina, più sereno nel riposo dal lavoro, di un incontro nel quale
trovano alimento il rafforzarsi dei rapporti affettivi, lo scambio
delle esperienze, il confronto dei comportamenti tra giovani e adulti;
in una parola, si ricompone l'unità della famiglia, e questa attua la
pienezza della sua essenza di primo e fondamentale nucleo sociale e
della sua primaria funzione educativa. In considerazione del duplice
ordine di esigenze finora prospettate, questo Ministero (ndr. Mario
Ferrari Aggradi) è venuto nella determinazione di disporre che agli
alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non
vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per
il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno
non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni,
almeno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada
soltanto in detto giorno. (…)”.
P.S. Pare pensarla allo stesso modo l’ex
Ministro della P.I. Giuseppe Fioroni (2006-2008). In un’intervista a
La7 infatti dichiarava che i compiti dovrebbero essere svolti
prevalentemente in classe, in modo che a casa i ragazzi possano
interessarsi anche ad altro: sport, gioco, varia socialità,
natura… E proponeva l’istituzione di una commissione di esperti
per dare lumi e indicazioni al riguardo. Ancora stiamo ad aspettare
quei risultati pedagogici e didattici. E poi, caro ministro, con le
dichiarazioni in TV non si governa nulla, neppure la scuola. (Fine
della prima parte)
Giovanni
Sicali
giovanni.sicali@gmail.com