Addio estati
calde e pigre, pomeriggi di noia, mesi di scoperte e esplorazioni
urbane e campagnole. L'agenda delle vacanze di bambini e ragazzi
assomiglia sempre di più a quella invernale, scandita da appuntamenti
fissi, doveri e impegni. E da compiti delle vacanze impegnativi,
eccessivi addirittura, come sostiene un genitore su tre. Le dieci ore e
mezza a settimana passate a casa sui libri dai ragazzi italiani - il
dato Ocse rivela che nel nostro Paese i compiti domestici sono più
onerosi che altrove, segno che in classe le cose non sempre funzionano
- nei nove mesi di scuola rischiano addirittura di non essere
sufficienti. Qualche insegnante getta la maschera, come Margherita
Oggero, professoressa diventata scrittrice: "Se ne assegni troppi, ti
fai odiare". "Ma se non ne assegni - aggiunge Margherita Oggero - sei
uno che non vuol lavorare. E se chiedi ai colleghi di mettersi
d'accordo per una quantità ragionevole sei un impiccione, mentre se non
lo fai ognuno ragiona per sé e il risultato finale è eccessivo. Infine,
tutti questi compiti a settembre bisogna correggerli, e non tutti ne
hanno la voglia e il
tempo"
Il dibattito non è solo italiano: negli Stati Uniti, la ribellione è in
pieno svolgimento e il New York Times l'ha messa in prima pagina,
fornendo anche qualche ricetta, come quella del Gallaway District
School, un grande istituto pubblico del New Jersey: "Non più di dieci
minuti al giorno per ogni anno di scuola che il bambino o ragazzo ha
già frequentato". A protestare
sono soprattutto i genitori, che vedono quei libri in valigia come una
pericolosa minaccia sulla già complessa organizzazione estiva. Non a
caso, l'argomento è oggetto di vivaci scontri tra genitori separati,
che si gettano l'un contro l'altro accuse sanguinose, puntualmente
registrate sui blog: "Gli accordi erano chiari, matematica e storia
toccavano a lui, invece non si è portato neppure il quaderno".
Ma anche tra i ragazzi c'è chi chiede: "Esiste una legge che ci obbliga
a fare i compiti delle vacanze? Perché se non esiste io non li faccio"
(su setteincondotta, uno dei siti studenteschi più frequentati e ricchi
di casistica).
Silvia Vegetti Finzi, psicologa, propone un compromesso: "Liberi tutti
in giugno, poi qualche esercizio in luglio e nella prima metà di
agosto, ma soprattutto tempo per leggere e per scoprire questo
piacere". Liste di libri tra i quali scegliere, da Italo Calvino a
Harry Potter, sono in effetti tra le opzioni meno criticate, così come
il "diario delle vacanze". "Durante l'anno - spiega Vittoria Buratto,
autrice per Giunti di una fortunata collana di libri per bambini
dedicata proprio all'estate - i genitori molto spesso sono costretti,
per ragioni di tempo, a delegare completamente alla scuola lo studio
dei figli. Le vacanze sono il momento giusto per recuperare,
condividendo momenti di lettura e incoraggiando i ragazzi a scrivere, a
raccontare le cose fatte insieme. Leggere è una palestra, l'ideale è
parlarne insieme dopo che il testo scelto è stato affrontato dai figli:
il classico "raccontami di che cosa parla" funziona sempre".
Ma in che modo i "nativi digitali" possono affrontare prescrizioni
estive che sono rimaste uguali a quelle del secolo scorso, con gli
esercizi sul libro da compilare a penna e i quaderni ad anelli dove
incollare foto e cartoline? L'ideale sarebbe poter restare in contatto
sulla rete anche d'estate, rafforzando la "partnership informale" che è
alla base dell'apprendimento per i bambini di oggi. Ma, se questo non è
possibile, occorre tenere conto che dal vecchio schema
leggere-capire-mandare a memoria-ripetere si è passati ad un altro
molto più interattivo, basato su quel che si è capaci di fare più che
sulla quantità di nozioni. "Simboli, storie, modelli e disegni sono
alla base della percezione di chi ha meno di 12 anni - dice Paolo
Ferri, docente di Tecnologie didattiche a Milano Bicocca - e per loro i
compiti scolastici sono un problema pratico al quale dare una risposta
altrettanto pratica".
Con alcune avvertenze, come gli effetti nefasti della cultura "copia e
incolla", che nei fatti appiattisce l'attendibilità delle fonti e
cancella l'importanza dei singoli autori. Dunque, no ai compiti al pc,
almeno in vacanza: meglio l'inchiostro, meglio un libro tascabile (più
facile da portare in vacanza) che un riassunto copiato da Wikipedia.
Molti insegnanti diffondono già via mail i compiti delle vacanze, e
concordano sul fatto che una correzione rapida è fondamentale: "Se i
ragazzi non possono verificare il loro lavoro, perché dovrebbero
farlo?", si chiede Mariolina Carrera, direttore didattico a Grosseto.
Ma nel giro di due anni, anche i compiti delle vacanze italiani
cambieranno volto: è prevista per il 2013, infatti, una delle più
massicce ondate di pensionamenti nella scuola pubblica italiana, con la
possibile e probabile conseguenza di un ricorso minore ai libri di
carta (oggi ciò che serve per i compiti delle vacanze costa in media 50
euro ad alunno, anche quando a pagare è la scuola) e di
un'interattività a distanza anche quando le aule sono deserte, grazie a
piattaforme di facile accesso che prevedono l'auto-verifica di gran
parte degli esercizi. Nel frattempo, c'è chi non ha abbandonato la sua
lotta frontale contro i compiti estivi, come Italo Farnetani, pediatra
e docente a Milano: "Si tratta di un modo di impiegare il tempo inutile
e dannoso per la salute del bambino. Le scuole non chiudono per mandare
in ferie gli insegnanti, ma per far riposare gli studenti. Per il loro
benessere fisico e mentale è necessario staccare completamente dallo
stress legato all'apprendimento".
Meglio stare con i nonni, riscoprire vecchi oggetti e vecchie
abitudini, fare collezione di cartoline, tutto piuttosto che stare
"svogliatamente" sui libri mentre lo sguardo vaga fuori dalla finestra.
"Ci si deve porre il problema di come stimolare bambini e ragazzi,
posto che secondo molti di loro, e secondo i genitori, un eccesso di
compiti equivale alla demotivazione nello studio", dice Beppe Fioroni,
ex ministro dell'Istruzione (Pd) e promotore della più vasta ricerca
sul tema del "gradimento" del lavoro richiesto a casa dagli insegnanti.
"I compiti non dovrebbero mai essere una "punizione" - dice Giuseppe
Bertagna, docente di pedagogia e interlocutore privilegiato di più di
una riforma scolastica - mentre invece in Italia troppo spesso si
privilegia il programma rispetto alla crescita educativa".
È questa, forse, la spiegazione più credibile di quelle (troppe) ore
passate sui libri, che limitano la possibilità degli under-18 di
muoversi, fare sport, conquistare autonomia: in Europa, si studia a
casa, in media, meno di 6 ore a settimana. Troppi compiti, infine, sono
nemici dei libri: "Se aprire un volume diventa un'imposizione, nessun
ragazzo lo farà mai spontaneamente".
I compiti delle vacanze, insomma, dovrebbero essere pochi, ma buoni:
quattro o cinque titoli tra i quali scegliere, un po' di lettura nella
lingua straniera studiata, qualche equazione (una al giorno) per non
perdere del tutto la dimestichezza con i numeri. E, per il resto,
libertà di annoiarsi. L'estate è anche questo. (da La
Repubblica di V.S.)
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