Proprio quando
credevamo che la riforma Gelmini sarebbe stata tutto fumo e niente
arrosto - o forse lo speravamo - si cominciano a vedere le fiamme al
largo dei bastioni di Orione.
In questi giorni, molti istituti si vedono tagliare cattedre e corsi:
fra questi c'è anche il Villa Greppi di Monticello Brianza, in
provincia di Lecco, dove - a parte da settembre - non ci saranno più né
prima né seconda liceo classico (terzo e quarto anno). I ragazzi che
hanno appena frequentato la quinta ginnasio e la prima liceo si trovano
quindi nell'infelice posizione di doversi trovare un'altra scuola, o
rinunciare agli studi
classici.
Abbiamo chiesto ad Alice Casiraghi, studentessa del Greppi, di
raccontarci com'è andata e come si stanno organizzando per protestare
contro la decisione del Provveditorato.
«La sera del 9 giugno 2011, proprio il giorno di chiusura della scuola,
compare su Casateonline, sito di news del luogo, la notizia
completamente inattesa che l'anno prossimo nell'I.I.S.S. Villa Greppi
non verranno autorizzate le classi di prima liceo e quinta ginnasio del
liceo classico, di cui anche io, che vi scrivo, faccio parte.
L'avviso proviene dal Provveditorato di Lecco, che a quanto pare ha
atteso proprio la fine della scuola per dare la notizia. Il motivo per
cui ha deciso di eliminare le nostre classi è che, visto che in tutto
siamo solo ventinove, non conviene portarle avanti.
Il Liceo Classico è attivo dal 2008, perciò comprende solo tre classi,
due delle quali hanno un numero esiguo di membri (16 la prima Liceo, 13
la quinta Ginnasio). Il problema delle presenze c'è sempre stato, ma ci
avevano assicurato che il progetto sarebbe continuato, visto che il
nostro liceo è l'unico pubblico presente sul territorio, oltre al
lontano Manzoni, proprio a Lecco, che per molti studenti, me compresa,
non è accessibile.
Il preside, Lorenzo Leandro Pelamatti, ha richiesto un colloquio con il
Provveditore, ma a noi studenti è già stato detto di pensare a cambiare
scuola. I problemi che ci si presentano sono innumerevoli: di
trasporto, di denaro (non tutti possono permettersi le private), di
indirizzo. Perché si deve aggiungere anche che il nostro liceo potenzia
lo studio dell'inglese, mentre gli altri licei classici prediligono
storia dell'arte e fisica, materie a noi quasi del tutto sconosciute.
A tutto ciò e altri problemi "minori", si deve far presente una forte
sofferenza affettiva: in questi anni i membri delle classi, come è
normale che sia, si sono legati in modo profondo tra loro e
all'Istituto che li ospita. Dal momento in cui ci hanno avvisato, non
abbiamo avuto più pace. È dal giorno dopo che ci è giunta la notizia
che lavoriamo per tentare, almeno, di salvare le nostre classi e
soprattutto la nostra carriera scolastica.
Abbiamo immediatamente inviato una lettera al Provveditorato di Lecco,
che è stata pubblicata anche su Casateonline e abbiamo creato una
pagina Facebook dal titolo Il Classico resta a Villa Greppi, che
comprende anche una raccolta firme online, per tutti coloro che
vogliono partecipare e aiutarci a salvare il nostro liceo. In questi
giorni ne abbiamo raccolte più di 1.200, e ci siamo fatti conoscere dai
media della zona con interviste e sistemando degli striscioni intorno
alla scuola.
Proprio ieri si è tenuta una conferenza in cui il preside ha ribadito
che farà di tutto per salvare il classico. Difendiamo
strenuamente la nostra scuola perché ci pare ingiusto, se non illegale,
chiudere così due classi di studenti che hanno sempre lavorato e si
sono sempre impegnati.
Sabato a Villa Greppi ci sarà la consegna delle pagelle. Noi del
Classico (ormai le altre classi ci definiscono guerrieri) saremo
presenti per tutta la durata dell'evento e, portando magliette con la
scritta «Il Classico resta a VG» o «Noi del Classico rimaniamo a VG»,
distribuiremo volantini ad alunni, genitori, professori, a chiunque
insomma, ci capiti a tiro e possa darci una mano. Perché ormai in
Italia vale lo stereotipo dello studente fannullone, che piuttosto che
andare a scuola scappa di casa e noi, ventinove ragazzi, dal primo
all'ultimo sopravvissuti a riorientamenti e bocciature, studiando con
passione e impegno materie che non si possono definire semplici, amanti
della scuola e del nostro indirizzo, ci vediamo togliere la possibilità
di andare avanti.
Questa è ipocrisia delle autorità , io credo, che si lamentano
perennemente della pigrizia e della poca intraprendenza degli studenti
italiani e poi chiudono scuole in cui ci sono persone che lavorano ogni
giorno per rendere il futuro dell'Italia migliore. Un controsenso che
noi combatteremo, con tutti i nostri mezzi». (da
http://www.style.it/di Giulia Blasi)
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