Accadono dei
fatti ed è legittimo esprimere opinioni.
Il fatto e questo. Il 31 maggio si è concluso il progetto sperimentale
“Valorizza” inventato dal MIUR per premiare i docenti che si
distinguono per un generale apprezzamento professionale all’interno
delle scuole. Il progetto ha avuto l’obiettivo di trovare modalità e
strumenti per l’individuazione e la valorizzazione degli insegnanti
dichiarati bravi per un generale apprezzamento nelle proprie scuole.
Per i docenti selezionati era prevista l’assegnazione di un incentivo
economico pari ad una mensilità lorda di stipendio. La sperimentazione
ha coinvolto 905 docenti di 33 scuole delle Regioni Piemonte, Lombardia
e Campania.
I premiati, tutti i volontari, sono stati 276, cioè il 30%
degli aspiranti. Siamo ai saldi si stagione. Gli elementi principali
del progetto sono tre: l’apprezzamento comprovato dalla commissione dei
tre (il DS e due professori); l’autovalutazione professionale dei
docenti stessi (il curriculum vitae); il sondaggio opportunamente
rilevato dall’utenza (genitori e studenti degli ultimi due anni delle
scuole secondarie di II grado).
La mia opinione è decisamente e criticamente contraria. In primis, è
proprio risibile la commissione interna formata dal DS e due docenti.
Capirai…, dicono a Roma. Ho letto poi attentamente le 7 pagine in
pdf (fonte Miur) “Questionario di autovalutazione degli
insegnanti” . Ci sono 39 domande con possibilità di livelli
auto-valutativi da 1 a 7: mai, molto, raramente, qualche volta,
frequentemente, spesso, sempre. E volete che io, professore affamato di
soldi, mi metto punti bassi quando i verbi delle domande sono:
Collabori? Promuovi? Ti aggiorni? Fai rispettare? Implementi? Stimoli?
Adegui? Partecipi? Ti raccordi? Incoraggi? Faciliti?
Responsabilizzi? Supporti? Collabori? Organizzi? … Ad ognuna
delle risposte occorreva anche aggiungere, in poche righe, una
spiegazione della modalità messe in atto. Ce lo dicono tutti che nelle
chiàcchere i proff siamo tutti arcibravi. Considerati dalla classe
politica erbivendoli e parassiti della società!? Le due schede di
valutazione dell’utenza scolastica le voglio trascrivere interamente
perché si commentano da sole. Le versioni per i Genitori” e per
gli Studenti sono ugualissime tranne che la domanda è posta col lei o
col tu. “L’insegnante, che ha/hai indicato, si è distinto in
particolare perché: 1. Con lui/lei gli alunni ottengono ottimi
risultati; 2. Sa mantenere la disciplina; 3.Con lui/lei gli alunni
studiano più volentieri; 4.È capace di far lavorare in gruppo gli
alunni; 5. Usa metodi e strumenti innovativi 6.Ha buoni rapporti con le
famiglie; 7. Altro, da indicare”. Si tratta comunque di percezioni da
parte di persone interessate, in conflitto di interesse. Non possono
quindi avere alcun criterio e valore oggettivo.
Mi chiedo quale sia il metro per stimare la bravura dei docenti. E’
direttamente o inversamente proporzionale al numero dei promossi e dei
voti alti? Oppure si fa un’equazione matematica con i risultati
all’esame di Stato? Come quantificare in soldoni sonanti il lavoro
professionale e i meriti nascosti nelle realtà scolastiche delle
periferie urbane abbandonate da Dio e dagli uomini?
Vergogna. Tremonti-Gelmini tolgono gli scatti stipendiali
fino al 2014, congelano il CCNL del 2006-9, tagliano i fondi per
l’istruzione la cultura e la ricerca e danno in premio un lecca-lecca a
276 docenti, turlupinati e irretiti nelle maglie dei politici con
dichiarazioni di redditi a 7 cifre. Si illudono di avere
conquistato la 14.ma mensilità e non sanno che da molto tempo ce
l’hanno: le agenzie immobiliari, gli alimentari, le assicurazioni,
l’autotrasporto. l’Enel, i farmacisti, la panificazione, le pompe
funebri, i servizi di pulizia industriale, il terziario, il settore
turismo e i pubblici esercizi… Preferisco mangiare pane e cipolla e
godermi la stima sincera dei miei tantissimi alunni di cui conservo gli
elenchi in un contenitore che porta sul dorso la scritta virgiliana
“nugellae”. Gli insegnanti siamo dei volontari pagati male. E gli
alunni non sono cassette di pomodoro, come diceva la mia collega
Ambrogina Pulvirenti a chi mostrata fretta durante gli scrutini.
Noi abbiamo la responsabilità della formazione delle nuove generazioni.
Insieme, genitori e insegnanti nei confronti dei figli/allievi. Mio
padre è stato il mio maestro. Non è andato a scuola un solo
giorno. Cominciò a pescare con mio nonno nel 1910, ed aveva 7
anni. Non sapeva scrivere. Ma mi insegno anche a leggere,
dentro le persone e le cose. Mi diceva sempre: “Non fare l’insegnante.
E’ come fare il giudice. E’ difficile”. E poi: “Per fare bene
l’insegnante bisogna fare un po’ di più del proprio dovere. Ascuta a
mia”. Ho fatto di testa mia e ho deciso di imparare
insegnando. La prima domanda che pongo agli alunni quando
interrogo, non è: Cosa sai?, ma: Come stai? Mi sento più
contadino che pescatore e mi piace quella parabola biblica che mi
spiega la complessità dei tempi che viviamo e la difficile vita
scolastica. “Il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte
del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra;
subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il
sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde
sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde
sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove
il trenta”. (Mt 13,3-9).
Chi ha orecchi da intendere intenda.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com