La finalità del
Colloquio, che segna la conclusione delle prove dell’esame di Stato per
ogni Candidato, secondo l’art. 4 del regolamento (323/1998), è di
evidenziare le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal
candidato. Il Colloquio, deve svolgersi alla presenza dell’intera
commissione e in tre tempi. Ha inizio con un argomento scelto dal
candidato, anche in forma multimediale. Prosegue con la proposta
di argomenti di interesse multidisciplinare proposti dalla commissione
al candidato, con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al
lavoro didattico realizzato l'ultimo anno di corso. Si conclude
obbligatoriamente con la discussione degli elaborati relativi alle tre
prove scritto- grafiche di esame. Quanta confusione e
approssimazione c’è ancora dopo una dozzina d’anni di questo tipo di
esame! I ragazzi non sanno cosa come e cosa preparare, ma i docenti non
abbiamo ancora capito lo “spirito” del nuovo esame di Stato.
Ad primum. A proposito della prima parte del Colloquio, l’annuale O.M.
parla sempre di un argomento scelto dal Candidato, mai viene usato il
termine “tesina” come fa la vulgata scolastica. I mass media poi, con
banale approssimazione, continuano a chiamare “tesina” il frutto
commerciale di un mondo di sottocultura che mette in vendita lavori
scritti, belli e fatti (da chissà chi?), oppure scaricati dalla rete,
spesso poco affidabile! E poi tutti preoccupati a ficcare, tra le
plagiate carte, lo scibile dell’ultimo anno: sperando di poter
risolvere così l’avvio del colloquio. Negli anni l’argomento di cui
parla l’O.M. (trattato anche in forma multimediale) è diventato
erroneamente una “tesina multidisciplinare”. Ma c’è un’abissale
differenza tra l’aggettivo “multimediale” e il multidisciplinare
ottenuto con improbabili astrusi collegamenti. La multimedialità
permettere ai candidati di dimostrare la familiarità con i nuovi
strumenti tecnologici che certamente sanno usare molto meglio degli
stessi insegnanti. L’argomento ben elaborato e preparato durante un
tempo lungo, con l’aiuto anche di un docente tutor, meriterebbe
veramente dignità di “tesina” monografica e monotematica presentata
anche in forma scintillante e fantasmagorica con effetti speciali
audiovisivi. L’interdisciplinarietà lasciamola ai ragazzini di terza
media …
Ad secundum. Il secondo atto del colloquio mette in difficoltà la
capacità di presidenti e commissari a gestirne la prosecuzione.
“Preponderante rilievo deve essere riservato alla prosecuzione del
colloquio, che, in conformità dell'art. 1, capoverso art. 3-comma 4,
della legge 11 gennaio 2007,n. 1, deve vertere su argomenti di
interesse multidisciplinare proposti al candidato e con riferimento
costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato nella
classe durante l'ultimo anno di corso. Gli argomenti possono essere
introdotti mediante la proposta di un testo, di un documento, di un
progetto o di altra questione di cui il candidato individua le
componenti culturali, discutendole” (Art. 16,2 dell’O.M 42/2011). Sono
quindi i commissari che propongono argomenti, questa volta di
interesse multidisciplinare. All’esame orale deve succedere ciò che gli
insegnanti del superiore non facciamo mai. Siamo bravi e preparati, ma
purtroppo chiusi come monadi all’interno della nostra disciplina, non
abituati a proporre domande interdisciplinari. Chi assiste ai colloqui
(perché è il momento aperto al pubblico di tutto il rito dell’esame)
sente spesso: “Hai finito questa materia, ora parliamo di
quest’altra”. E così si celebra, da parte della commissione stessa, il
rito del tradimento sia dello spirito che della forma del colloquio. E’
dal 2003 che, con un intervento a gamba tesa, l’allora ministro del
MIUR Moratti ha “arricchito” il solito testo dell’O.M. con un aggettivo
imponente come un pesante macigno che ha stabilito il rilievo
“preponderante” di questa seconda parte, citando male l’art. 4,
c.5 del Regolamento: “ Il colloquio tende ad accertare la padronanza
della lingua, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di
collegarle nell'argomentazione e di discutere ed approfondire sotto
vari profili i diversi argomenti. Esso si svolge su argomenti di
interesse pluridisciplinare attinenti ai programmi e al lavoro
didattico dell'ultimo anno di corso”. La Moratti, con abuso di ufficio,
ha dato una sua personale interpretazione del DPR 323 ed ha imposto (mi
ricorda Qualcun altro!) la preponderanza della seconda parte del
colloquio. Questo aggettivo preponderale non era previsto dalla legge
che regola l’esame di Stato e da successive modifiche decretali. E
perché allora la Moratti ha messo un carico da dieci? Forse perché nei
primi anni le commissioni risolvevano tutto l’esame con la trattazione
della “tesina” super copiata dai candidati e non si teneva conto della
preparazione su tutte le discipline nel suo complesso, saltando
completamente questa seconda parte del colloquio? L’aggettivo i
“preponderante” viene utilizzato ormai illegalmente per rendere ostica
e snervante in modo esagerato la prova orale che dovrebbe essere un
colloquio e un dialogo cultuale. Difatti l’avvio degli argomenti
può essere introdotto mediante la proposta di un testo, di un
documento, di un progetto o di altra questione di cui il candidato
individua le componenti culturali, discutendole. Non deve svolgersi una
interrogazione generale e dettagliata sui programmi di tutte le materie
dell’ultimo anno. Per questo c’è l’anno scolastico fatto seriamente e
concluso con lo scrutinio di ammissione e il voto di sufficienza in
tutte le discipline…
Ad tertium. La conclusione del colloquio prevede l’obbligo della
discussione sui tre elaborati scritto-grafici. Questa ultima parte
spesso è svolta in modo frettoloso e poco significativa. Negli anni ha
perso di valenza ed è un rito frustrante. Ammesso infatti che nella
discussione emergano elementi a favore dei candidati, il voto degli
scritti è comunque fissato, registrato e già agli atti. Quindi se il
candidato “vincesse” in questa discussione un certo vantaggio potrebbe
averlo solo nel punteggio complessivo del colloquio. Ma… a proposito
dei 30 punti/30 di colloquio spesso c’è da parte della commissione un
falso in atto pubblico. Quante volte, a porte chiuse e prima
dell’entrata in scena di un candidato, i commissari si chiedono: “Di
quanti punti ha bisogno questo/a per arrivare almeno al 60?”. E succede
che alunni con preparazione scadente prendono di più rispetto a
colleghi molto più bravi e di cui non ci preoccupiamo troppo, con buona
pace della giustizia e della legalità! Non lo facciamo solo per le
pressioni e raccomandazioni. E’ solo che noi insegnanti non vogliamo
avere rotture: tutti promossi. Se no scattano i ricorsi e non abbiamo i
soldi per pagarci gli avvocati per i tribunali più o meno competenti. E
poi quando dopo uno scrutinio ti consegnano candidati già “promossi” in
tutte le materie, come ti permetti di non farli uscire col diploma in
mano?
Buon colloquio a tutti!!!