Scuola,
università e ricerca, tutto quello che non va negli articoli 1 e 9 del
cosiddetto decreto sviluppo è stato illustrato da una delegazione della
FLC ai componenti della commissione cultura della Camera.
Sui precari della scuola le norme del decreto, lungi dall'offrire
soluzioni, peggiorano in alcuni casi la situazione addirittura
favorendo il susseguirsi di contratti a tempo determinato anche su
posti vacanti. Critiche sono state
espresse anche sulle graduatorie e sulla mobilità territoriale.
L'unico punto
positivo del decreto, l'annuncio di un piano di assunzioni in ruolo,
resta solo un annuncio perché non viene quantificato neppure nella
relazione tecnica.
La FLC ha tenuto però ad offrire alla Commissione una serie di
proposte, tra le quali:
il piano di assunzioni deve essere
quinquennale e non triennale. Questo va attuato con la
trasformazione in organico di diritto di tutti i posti liberi su
spezzoni e sul sostegno. La quota parte di assunzioni docenti e ata
sulla base dei posti vacanti e disponibili relativa all’anno scolastico
2010-2011 deve essere aggiuntivo al suddetto piano.
va soppressa la norma, indegna di un
paese civile, che esclude dalla normativa europea il personale della
scuola, negandogli la trasformazione del rapporto di lavoro di lavoro
da tempo determinato a tempo indeterminato;
la retrodatazione giuridica della
nomina va estesa a tutto il personale immesso in ruolo
va eliminato
il blocco degli inserimenti in graduatoria di chi ha iniziato i corsi
abilitanti, risolvendo una situazione paradossale: il MIUR ha
autorizzato i percorsi abilitanti sapendo che questo personale non
avrebbe mai potuto essere incluso a pieno titolo nelle graduatorie ad
esaurimento.
va eliminato il blocco quinquennale
della mobilità territoriale per coloro che saranno immessi in ruolo a
partire da settembre 2011. Questo blocco schiocca come uno
schiaffo alle prerogative contrattuali e alla sentenza della Corte
Costituzionale (41/2011) che ha confermato il diritto dei lavoratori
alla libera circolazione sul territorio nazionale.
Su università e ricerca la FLC
denuncia la situazione impossibile in versano soprattutto dal punto di
vista finanziario, tanto che non si possono persino spendere i soldi in
bilancio a causa dei vincoli imposti dalle leggi. Molti enti di ricerca
hanno difficoltà persino a chiudere i bilanci.
Nessuna possibilità di coprire il turn over e nessuna restituzione dei
fondi tagliati.
L'introduzione del credito d'imposta, misura di per sé condivisibile,
rischia di non avere nessuna efficacia in un contesto di tagli
indiscriminato che non consentono a enti di ricerca e università di
progettare e lavorare sull'innovazione.
Inutile inoltre, secondo la FLC, istituire l'ennesima Fondazione per
sostenere l'università. Anche qui è paradossale che mentre si taglia il
finanziamento ordinario di atenei ed enti di ricerca si stanziano ben
10 milioni di euro (solo per il 2011) a sostegno della Fondazione.
Ecco le proposte che la FLC ha
presentato alla Commissione:
reintegrare i tagli, compreso quello del 13% del fondo ordinario degli
enti;
permettere agli atenei di assumere con le risorse già stanziate ma
bloccate dal tetto del 90% del rapporto tra assegni fissi e spese del
personale;
riprendere il reclutamento negli enti di ricerca.
In sintesi: non possono dare i soldi alle imprese e tenere bloccato il
reclutamento. È una contraddizione logica: se le imprese danno i soldi
agli enti e alle università per realizzare progetti di ricerca ma non
c'è nessuno che vi lavora, tutto questo non ha senso. (da
Flc-Cgil)
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