I
cinquecentosettantamila studenti delle scuole “medie” ora “scuola
secondaria di primo grado, si preparano agli Esami di Stato, conclusivi
del primo ciclo di formazione ed istruzione Una volta questi
esami erano chiamati “esami di licenza media” ed operavano le
commissioni interne , e senza aggiunte di prove nazionali .
Da alcuni anni è stata introdotta la prova Invalsi e si è
fatto un certo cammino di esercizi e di didattica
finalizzata per aiutare i ragazzi a prepararsi e quindi
affrontarla con responsabilità.
La novità che il Ministero ha lanciato a venti giorni dagli esami
al fine di “di adottare su tutto il territorio nazionale criteri di
valutazione omogenei”, riguarda la prova scritta della seconda lingua,
ma in molte scuole non è per nulla una novità, perché, in coerenza con
la didattica svolte nel corso del triennio anche la seconda lingua,
ancorché finalizzata ad una particolare acquisizione delle
competenze comunicative in francese, spagnolo e tedesco, in molte
scuole, specie quelle a tempo prolungato, o nelle classi dove la
seconda lingua era “sperimentale” la prova scritta della seconda
lingua è stata sempre fatta ed anche in giorni differenti.
Non si comprende perché il Corriere della sera di domenica 29
maggio ed altri giornali annunciano la “sorpresa” e segnalano
come “novità” che la prova scritta della seconda lingua contribuisce
alla definizione della media finale. Se una prova viene svolta, è
logico che debba essere valutata come tutte le altre prove, dando
pari dignità alle discipline come si legge nella circolare n.46 del 26
maggio.
Stiamo gradualmente maturando e accettando l’idea della media dei voti
dei primi due anni e tale operazione sollecita tra gli studenti
un maggiore impegno nello studio già sin dal primo di scuola media .
La scuola nella sua logica di coerenza didattica prevede che a
conclusione di ogni attività didattica si effettui la verifica
finale e gli esami costituiscono, appunto, il momento conclusivo
della valutazione del lavoro svolto e delle competenze acquisite.
I Consigli di classe, nella collegiale autonomia didattica per
alcuni “casi particolari”, per candidati esterni, per alcuni
alunni con difficoltà di apprendimento e con iter didattico poco
regolare, hanno deliberato di non far sostenere la prova scritta della
seconda lingua, ma l’eccezione non toglie merito all’impegno
degli studenti che hanno svolto un percorso regolare di studio
L’indicazione nell’attestato finale delle due lingue
comunitarie studiate nel corso del triennio offre inoltre la
possibilità di iscrizione a qualsiasi classe nella scuola superiore
scelta , mentre prima la discriminante “lingua straniera” studiata
determinava anche i corsi nei quali iscriversi per la prosecuzione
degli studi.
Nella citata circolare si fa riferimento all’ipotesi di attribuire un
“bonus” per alzare la media dei voti e “tale istituto non è
contemplato da alcuna norma per l’esami finale del primo ciclo” ,
mentre la Commissione esaminatrice potrà assegnare la lode agli alunni
che conseguono la votazione di dieci decimi.
L’aver fissato lo svolgimento della prova Invalsi il 20 giugno
come ultima prova scritta prevede che gli esami in alcune scuole,
essendo i docenti impegnati in più classi ed in più scuole, non
potranno aver termine il 30 giugno, un motivo in più per richiedere un
compenso per il lavoro aggiuntivo svolto.
Quel che non viene detto e sul quale i media dovrebbero fare notizia e
scalpore è il fatto che per gli esami di terza media, sol
perché la commissione è composta da docenti interni alla
scuola non sono previsti dei compensi aggiuntivi e lo
stesso presidente della commissione plenaria, (esterno alla scuola) ,
il quale coordina anche sei / otto classi e presiede a cinque
prove scritte oltre che agli orali, riceve un compenso irrisorio e
mortificante in relazione al lavoro svolto.
Perché non assegnare anche ai presidenti degli esami di scuola media
gli stessi compensi previsti per il presidente degli esami di
Stato del secondo grado , il quale presiede soltanto due
sottocommissioni impegnate soltanto in tre prove scritte ed
il colloquio orale?
Possibile che non si trovi la soluzione che possa gratificare i docenti
e rendere anche gli esami finali un momento di serenità e di armonia
per tutti gli operatori?.
Ogni anno viene rinnovata la richiesta che resta come sempre disattesa.
Quando e come si potrà prevedere e pianificare un segno concreto
di attenzione per i presidenti e per i docenti che svolgono gli esami
conclusivi del primo ciclo di istruzione ?
Giuseppe Adernò
Preside Istituto Parini – Catania