Dal 2004,
venticinque scuole della provincia di Imperia hanno accumulato dallo
Stato un credito di oltre 4 milioni di euro, ed ora hanno deciso di
presentare il conto. Diffidando direttamente i ministeri
dell’Istruzione e dell’Economia, nelle persone dei loro “rappresentanti
legali pro tempore”. Ossia i ministri Maria Stella Gelmini e Giulio
Tremonti.
L’azione collettiva di recupero del credito attraverso la messa
in mora dei due ministeri è partita venerdì sera dallo studio
dell’avvocato sanremese Roberto Carfagno, cui si è affidata
l’associazione “Facciamo scuola insieme”, che riunisce quasi 700 tra
genitori, docenti e studenti (maggiorenni) delle venticinque scuole
dell’Imperiese che hanno aderito all’iniziativa, raccogliendo oltre 5
mila euro per la copertura delle spese processuali. Non la parcella
dell’avvocato Carfagno, però, che si è messo a disposizione
dell’associazione pro bono.
«Alla fine del 2010, con riferimento quindi alla contabilità del 2009 -
spiega il legale - le scuole aderenti hanno accumulato 4 milioni 15
mila 944 euro di residui attivi, salvo errori o eventuali erogazioni
disposte mentre era in corso la preparazione della diffida, a partire
cioè dal mese di gennaio 2011. Si tratta di somme maturate dal 2004,
rendendo necessario l’intervento delle famiglie per contribuire al
funzionamento degli istituti scolastici interessati, con versamenti in
denaro e con forniture di carta per fotocopiatrici, toner, materiale di
cancelleria e perfino la carta igienica». Contributo chiesto dagli
istituti all’inizio di ogni anno scolastico. «A causa del mancato
versamento dei crediti, al quale si sono aggiunti i tagli imposti dalla
Riforma Gelmini - dicono Gianni Cappelletti e Maria Paola Rottino,
rispettivamente rappresentante dei genitori del II circolo di
Ventimiglia e insegnante della scuola media Sauro di Imperia - in
questa provincia le scuole hanno potuto offrire minori servizi agli
alunni. In regime di autonomia, infatti, una scuola può avere deciso,
costretta dalle difficoltà economiche, di tagliare alcune attività
didattiche, un’altra di rinunciare al materiale di consumo, un’altra
ancora di rimandare il pagamento di ore aggiuntive, pagando i docenti
con compensi mortificanti, nell’ordine dei 4 euro l’ora, in cambio di
varie attività da parte loro». Un quadro desolante, al quale la messa
in mora dei ministeri di Istruzione e Finanze cerca ora di mettere
fine.
Il plico spedito dall’ufficio dell’avvocato Carfagno conta 1.200
allegati e pesa quasi 5 chili. I due ministeri hanno 90 giorni di tempo
per rispondere alla diffida, trascorsi i quali l’associazione può
ricorrere al Tar per chiedere la condanna della controparte.
«Se si fosse trattato di un privato - conclude l’avvocato Carfagno -
avremmo fatto ricorso ad un decreto ingiuntivo. Il ministero ha preso
precisi impegni economici nei confronti delle scuole: si tratta di
denaro che serve alle esigenze primarie dell’insegnamento, tra cui, non
va dimenticata, la garanzia delle condizioni di sicurezza delle stesse
scuole, spesso disattese proprio per mancanza di fondi, ma richieste
dalle stesse leggi dello Stato». (da http://www.ilsecoloxix.it)
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