Quaranta punti in più
per quei docenti precari che resteranno nella "propria" graduatoria
provinciale. Che sia una boutade da clima elettorale o una proposta
seria non stiamo qui a giudicare, ma la proposta comunque c'è e
l'onorevole Pittoni l'ha sfoderata a ridosso della consegna delle
domande di aggiornamento. Questo vero e proprio maxincentivo (e chi
combatte con le graduatorie sa che quaranta punti in un colpo sono una
manna), nelle intenzioni di Pittoni dovrebbe salvaguardare la
continuità didattica limitando gli spostamenti dei prof
precari.
Alla coordinatrice provinciale dell'Anief, Adele Sammarro, l'idea di
Pittoni è andata di traverso, per cui sbotta e anzitutto chiarisce che
«in base alla normativa può parlarsi di continuità didattica, laddove
si presti servizio sempre nella medesima istituzione scolastica e,
quindi, non nella provincia».
E poi, ragiona la Sammarro, la concessione di un bonus andrebbe
controcorrente rispetto alla cancellazione dei punteggi extra che,
prima, venivano assegnati a chi insegnava nelle sedi di montagna o in
un carcere. E poi, commenta la sindacalista, bonus per bonus allora
sarebbe meglio proporre «sessanta punti per chi invece si trasferisce,
da intendersi come indennità di servizio che potrebbe rivelarsi anche
non fruttuosa a livello lavorativo». Ecco perché se la proposta di
Pittoni dovesse prendere il largo: «L'Anief chiederà sessanta punti,
anche perché bisogna contemplare che chi decide di trasferirsi resta
lontano dagli affetti e dalla propria residenza, con l'aggravante delle
spese da sostenere». Sempre l'Anief fa sapere che «questa battaglia
presto sarà affrontata in Parlamento». La possibilità di un punteggio
aggiuntivo, peraltro notevole, è argomento che ai precari potrebbe
interessare non poco, visto tra l'altro il restringimento delle maglie
che è stato annunciato per settembre. Ovvero, a fronte di 67.000
immissioni in ruolo in tre anni (30.000 docenti e 37.000 Ata) ci sarà
una contrazione fortissima di posti a disposizione per i contratti a
termine e gli incarichi "a spezzone". Sono dell'altro ieri i numeri dei
quali s'è discusso anche all'Usp di Cosenza in un incontro tra il
dirigente dell'Ufficio, Luigi Troccoli, e i sindacati. A livello
regionale, il dato per il prossimo anno prevede, complessivamente,
1.093 posti in meno. L'infanzia perderà 62 posti, la primaria 377, la
secondaria di primo grado 131 e quella di secondo grado 523. Nella
provincia bruzia la forbice sarà ancora più evidente e colpirà
l'infanzia con 23 posti in meno, la primaria con 129, la secondaria di
primo grado con 44 e quella di secondo grado con 197.
Al vertice dell'Usp ha partecipato anche il professore Franco Greco,
che a livello locale rappresenta l'And, l'Associazione nazionale
docenti. «L'Ufficio scolastico regionale, anche in considerazione di
questa situazione di particolare criticità, che lo stesso Usr ha
rappresentato al Miur - ha detto Greco - ha comunicato che il Ministero
ha autorizzato l'istituzione in organico di diritto per la Regione
Calabria di ulteriori 60 posti. Alla provincia di Cosenza ne sono stati
assegnati 21, che d'intesa con Troccoli, abbiamo convenuto di
ripartirli 10 per la scuola secondaria di primo grado e 11 per quella
di secondo grado. Si tratta comunque di un incremento del tutto
insufficiente a fronte dei tagli che sono stati operati e le cui
conseguenze saranno assai pesanti, sia sul piano occupazionale che su
quello della quantità e qualità del servizio di istruzione nella
provincia». (da http://www.gazzettadelsud.it di Luigi
Carbone)
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