Rimangono immutate
le istruzioni per ricorrere contro il nuovo aggiornamento o mancato
inserimento delle/nelle graduatorie. Miur pubblica in ritardo un
decreto integrativo che riporta la validità triennale di vigenze delle
stesse. Consulta le guide dell’Anief.
Ben due settimane dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
decreto legge sullo sviluppo economico che modifica la data di vigenza
delle graduatorie ad esaurimento, il Miur prende atto della nuova norma
e senza attendere la conversione in legge pubblica un decreto
integrativo a 4 giorni dalla chiusura delle domande, mentre il partito
anti-costituzionale del no pettine, in piena campagna elettorale
(ballottaggio delle amministrative), illude i propri sostenitori
tentando, invano, di intimidire migliaia di precari che si apprestano a
chiedere lo spostamento da una provincia all’altra con proposte
fantasiose di punteggi bizzarri o richieste inverosimili di chiarimenti
sull’operato dei tribunali della repubblica e dei loro ausiliari. Già,
perché il commissario ad acta non è un terrorista o un sovversivo ma un
ausiliario del giudice (Tar Lazio) che ha ordinato l’inserimento a
pettine dei ricorrenti, ha deciso (Consiglio di Stato) nel merito la
questione e ha abrogato (Corte costituzionale) una norma che blocca il
trasferimento dei precari. Lo ribadiamo: qui non c’entra la
giurisdizione esclusiva del giudice, essendo la questione chiusa nel
merito e la condanna dell’amministrazione certa in qualunque sede,
vista la giurisprudenza sul tema; e non c’entra neanche la residenza,
la nascita, il domicilio professionale dei candidati inseriti nelle
graduatorie provinciali che si vorrebbero corteggiare, salvo illudere,
per una manciata di voti contraddicendo principi costituzionali,
soltanto a parole richiamati. Sarebbe meglio spiegare ai propri
elettori perché non si è chiesto al ministro Gelmini di stabilizzare
subito 108.000 precari sui posti vacanti e disponibili o di
ripristinare gli altri 100.000 posti tagliati in questi tre anni, ma
capiamo l’imbarazzo. A noi non rimane che ricorrere con coerenza contro
un decreto che riporta una tabella di valutazione dichiarata
illegittima in più parti e attendere di festeggiare con quelle migliaia
di precari che otterranno il ruolo perché hanno creduto nella giustizia
e nella giusta azione legale patrocinata dall’Anief in questi lunghi
anni a tutela della Costituzione. Il resto è soltanto colorita ma
scadente campagna elettorale a cui intendiamo sottrarre per carità di
fede la Scuola.
redazione@aetnanet.org