L’Assemblea
Regionale Siciliana ha approvato il ddl 720/A e gli O.d.G. esitati dopo
l’approvazione del citato disegno di legge.
Il testo approvato – osserva nella nota diramata dall’USR CISL Sicilia,
il Segretario Generale Maurizio Bernava - è diverso da quello
esitato dalla V° Commissione, ed è stato riscritto dal Governo qualche
ora prima dell’inizio dei lavori parlamentari nella considerazione che
alcune norme del vecchio testo non avrebbero passato indenni il vaglio
di costituzionalità del Commissario dello Stato. Anche noi con una
nostra lettera avevamo chiesto la correzione di alcune espressioni di
quel ddl per evitare proprio questo
rischio.
Una corretta valutazione delle norme approvate deve essere fatta
confrontando l’impianto
dell’Accordo Quadro stipulato il 14 aprile u.s. tra noi, , lo SNALS, le
Associazioni degli Enti e il Governo.
L’accordo Quadro partiva dall’assunto che il settore della Formazione
Professionale
necessita di una ristrutturazione e riorganizzazione attraverso nuove
regole e modalità di
funzionamento e di finanziamento del sistema. In coerenza con tali
obiettivi, l’Accordo Quadro contiene tutte le misure da utilizzare per
avviare e gestire la ristrutturazione del sistema, da ora e per i
prossimi anni, facendolo uscire da una condizione di sostanziale
illegalità, per ricondurlo, invece, al rispetto dei vincoli normativi
nazionali e comunitari al fine di alzare la qualità del sistema stesso
e del servizio erogato all’utenza in un quadro di tutele del reddito ed
organizzando la tutela occupazione dei lavoratori nell’ambito
dell’intero sistema e non più entro il ristretto confine del singolo
Ente di formazione.
Per attuare tutte le misure previste dall’Accordo Quadro occorrevano,
insieme ad appositi
atti amministrativi, alcune norme di legge che però solo in parte sono
contenute nel ddl approvato.
Tra le misure indicate dall’Accordo Quadro e contenute nella legge
appena approvata,
alcune sono particolarmente importanti:
- Estensione certa dei benefici del fondo di garanzia ai
lavoratori a tempo indeterminato
assunti entro il 31/12/2008. Un risultato importante che premia la
nostra insistente richiesta e che offre opportunità e garanzie ad
alcune migliaia di lavoratori fino a ieri senza alcuna tutela;
- Rifinanziamento del fondo di garanzia e previsione del
passaggio automatico nello stesso fondo di garanzia delle somme
previste per gli enti definanziati, insieme alla stessa automaticità di
passaggio delle somme non utilizzate per l’attuazione del PROF. A ciò
si
aggiungono i sei milioni già previsti in bilancio (comma 5);
- la possibilità di finanziare, previo accordo sindacale,
il meccanismo di incentivazione delle dimissioni volontarie dei
lavoratori, a partire da quelli che hanno raggiunto i requisiti
minimi per l’accesso alla pensione, in modo da ridurre l’impatto sui
lavoratori più giovani
ed in modo da liberare occasioni di ricollocazione per coloro che sono
in esubero anche in
altri Enti (comma 6);
- il finanziamento dell’Ente Bilaterale costituito nei giorni
scorsi che oltre a consentire la
piena applicazione del CCNL del settore, potrà, se utile e necessario,
aiutare a portare a
regime le misure d’incentivazione alla fuoriuscita volontaria di
lavoratori dal sistema
(comma 2).
Manca del tutto nel testo approvato, a differenza della versione
precedentemente resa nota, la norma d’interpretazione autentica
dell’art. 6 della L.R. 24/76 che avrebbe consentito, con le
integrazioni, di usare i residui degli anni precedenti per pagare gli
stipendi scoperti di quei stessi anni ai dipendenti degli Enti che, a
seguito di rendicontazione, potevano vantare tale diritto. In assenza
di tale norma proseguirà l’azione giudiziaria avviata dalla Corte dei
Conti sulle ultime integrazioni. All’esito di tale vicenda giudiziaria
resta legata la possibilità di ottenere le integrazioni per il 2009 e
2010 e con esse il pagamento delle retribuzioni arretrate di quegli
stessi anni.
Manca anche il riferimento all’Albo Unico ad esaurimento. Il mancato
inserimento della
previsioni dell’albo unico, comprensivo di tutti i lavoratori impegnati
in tutte le filiere del settore non impedisce, però, la delimitazione
dei fruitori dei vincoli di tutela per l’occupazione, nel settore, di
quanti si trovano in esubero nel singolo Ente. Tale vincolo assunto dal
Governo e dall’Amministrazione per via contrattuale, con l’accordo
quadro, trova riscontro negli atti di adesione che gli Enti devono
sottoscrivere singolarmente con l’Assessorato proprio in questi giorni.
Per completezza descrittiva è corretto segnalare l’inserimento del
comma 7 con il quale si
affronta un problema sollevato recentemente dalla Procura della Corte
dei Conti a proposito del finanziamento delle attività propedeutiche
all’avvio del PROF. Secondo questi magistrati le norme in quel momento
vigenti non consentivano il pagamento di un periodo maggiore dei due
mesi precedenti l’avvio del PROF. Questo comma risolve il problema
delle sole retribuzioni e dei contributi ma non da copertura alle spese
di gestione, nemmeno quelle fisse (per esempio rate di affitto delle
sedi, ecc.).
Tenuto conto delle notizie informali dei giorni scorsi sulle intenzioni
del Commissario di
Stato rispetto ad alcune parti del precedente disegno di legge,
l’impressione che si ricava dal confronto del testo della legge
approvata con l’accordo quadro, è che esse siano state usate per
giustificare le modifiche apportate alle norme sull’uso del fondo di
garanzia e la sua complementarietà con gli altri ammortizzatori sociali
nazionali nonché per l’eliminazione del vincolo rigido del 31/12/2008
ai fini del riconoscimento della legittimità dell’assunzione. Tutto ciò
nel complesso riduce la portata del disegno globale esplicitato
nell’Accordo Quadro, e lo spauracchio dell’impugnativa del Commissario
è stato usato applicando una logica molto diversa da quella utilizzata
per l’inserimento della norma sul DURC, che tutti sanno essere di
“dubbia costituzionalità” (come anche i giornali scrivono oggi).
Noi avevamo sollecitato delle piccole correzioni al precedente testo
per evitare il rischio di
una ulteriore perdita di tempo che si realizzerebbe se il Commissario
di Stato impugnasse anche una norma di secondaria importanza perché
qualsiasi impugnativa comporta la riconvocazione dell’ARS per la
decisione conseguente e ciò prima della promulgazione della legge e
della successiva pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Questa nostra
segnalazione trova riscontro nella formulazione usata al comma1,
utilizzata per precisare che il funzionamento del fondo di garanzia non
dipende dai criteri indicati dalla Giunta, come era inizialmente
previsto, ma “ ...in conformità con gli strumenti di sostegno al
reddito e di riqualificazione professionale previsti dalle normative
nazionali vigenti e dai contratti di settore...”.
Questa forzatura, sopra indicata, è maggiormente visibile al comma 2
del ddl approvato
perché si spinge verso un uso del fondo di garanzia come “integrazione”
degli strumenti nazionali di sostegno al reddito, quali sono gli
ammortizzatori in deroga che, pur non esplicitamente previsti
dall’Accordo Quadro, potevano essere usati in modo complementare
rispetto al fondo di garanzia.
Se, oltre al ddl approvato, si considerano anche i contenuti del
dibattito svoltosi ieri all’ARS, appare evidente che, da parte della
politica e del Governo, non c’è la consapevolezza necessaria dei
problemi del settore e soprattutto degli effetti sociali che stanno
appena iniziando a vedersi ma che sono destinati ad amplificarsi fino
all’implosione dell’attuale sistema degli Enti, in conseguenza dei
vincoli di bilancio, dell’applicazione delle norme nazionali e
comunitarie, della scelta di utilizzo del F.S.E. e dei suoi vincoli e
del taglio orizzontale del 30% del PROF.
Per esiste una grave sottovalutazione degli effetti della mancanza di
regole premiali, selettive e sanzionatorie. Contemporaneamente,
comincia a rendersi più evidente l’interesse di chi vuol sostituire
l’attuale assetto, anche al prezzo di togliere di mezzo gli attuali
Enti ed affrontando esclusivamente in termini di emergenza sociale le
questioni dei lavoratori, con un sistema maggiormente idoneo a gestire
più massicci meccanismi clientelari con nuovi soggetti gestori e con
lavoratori assunti per la sola durata del progetto (massima
flessibilità). Tale interesse è tanto più facilmente sostenibile da
certa politica quanto più il sistema appare irrazionalmente
sovradimensionato (eccessivo dimensionamento degli organici degli
amministrativi ed eccessiva crescita negli ultimi anni delle ore
finanziate) e la spesa risulta gestita in funzione delle
stratificazioni di interesse clientelare degli anni passati (differenze
maggiori del 100% tra il costo orario di alcuni Enti rispetto ad
altri).
Queste ultime considerazioni devono orientare la nostra azione verso la
prosecuzione
dell’impegno sindacale alla ristrutturazione del settore secondo
l’impianto contenuto nell’accordo quadro in modo da accompagnare le
trasformazioni, separando il destino degli Enti da quello dei
lavoratori che devono invece trovare risposte occupazionali nell’ambito
del sistema stesso, anche utilizzando temporaneamente gli strumenti di
tutela del reddito.
Per queste ragioni chiediamo che l’Assessore Centorrino, che ha
realizzato insieme a noi
l’Accordo Quadro, recuperi in sede amministrativa tutte quelle parti
dell’accordo necessarie ad accompagnare la ristrutturazione del settore
tutelando i lavoratori nell’ambito dell’intero sistema. (da
CislScuolaSicilia)
redazione@aetnanet.org