È stato Giuseppe Verdi a
dire: «Torniamo all'antico, sarà una
novità». Gli fanno eco due deputati del Pd, Francesco Laratta e Cesare
Marini, ripescando un cavallo di battaglia del dibattito
politico-sindacale degli anni Settanta, quello del preside elettivo.
E che ricalca il disegno di legge della deputata del Pdl,
Valentina Aprea, fermo ormai da quasi due anni nella commissione
Istruzione che pure presiede, e lo ripete la collega Gabriella Carlucci
e altri del Pdl con l'ennesima proposta sullo stato giuridico (disegno
di legge n.4202 del 23 marzo 2011. In tutto nove in questa legislatura).
Il disegno di legge del Pd n.4121 presentato il 25 febbraio scorso sul
governo delle istituzioni scolastiche e lo stato giuridico dei docenti
prevede l'elezione del dirigente scolastico, la cui figura, si legge
nella relazione illustrativa, è oggi tutta schiacciata sul modello
«burocratico e dirigistico di stretta derivazione aziendalistica». Per
accentuare, invece, «il carattere di missione della sua azione» il
preside dovrà essere eletto e il suo incarico sarà temporaneo, non più
di due mandati di tre anni ciascuno, così da responsabilizzarlo
maggiormente circa qualità e risultati dei processi
didattico-educativi. Ma non sarà il collegio dei docenti a eleggere il
preside e non sarà un docente comune a poter essere eletto né
necessariamente un docente dell'istituto. Ecco perché. La proposta
prevede che la carriera dei docenti si articoli su tre livelli, il
docente associato, il docente esperto, il docente superiore. Per
transitare da un grado all'altro occorrerà superare per il secondo
livello un concorso per titoli, mentre per passare al terzo ci vorrà un
concorso nazionale per esami e titoli. Ci saranno tre albi, uno per
ciascun livello. La novità rispetto al disegno presentato dal Pdl è che
i consigli di circolo potranno attingere all'albo dei docenti superiori
(il terzo livello) per scegliere il preside, che potrà anche non
appartenere alla stessa istituzione scolastica. Anche il progetto
Carlucci considera negativa la connotazione esageratamente burocratica
della figura dei dirigenti ma non si spinge a proporne l'elettività.
Quanto ai docenti e alla loro carriera, oltre alla strutturazione per
livelli, è prevista all'interno di ciascuno di essi una progressione
economica articolata per bienni come ipotizzano anche i due del Pd. E
anche questo è un ritorno all'antico. Nel progetto Carlucci come in
quello dell'Aprea è prevista una vice dirigenza cui si accede per
concorso, nel progetto Laratta, invece, è il preside a scegliere il
proprio vice tra i docenti superiori. I progetti Carlucci e Aprea
parlano di dirigenti scolastici e di vice dirigenti, il progetto
Laratta di presidi e di vice presidi. Lo sfondo del progetto Carlucci è
costituito dall'ostilità verso le cosiddette intromissioni sindacali e
dall'idea che «l'insegnante non è un soggetto perfettamente fungibile a
ogni trasformazione. Al contrario, ne è piuttosto l'elemento
costitutivo» e per questo sono necessarie una profonda rivisitazione
della professione e della formazione, clamorosamente mancate in questi
ultimi dieci anni, durante i quali «si è discusso sull'autonomia delle
scuole», ma non si è poi concretamente operato per rivedere le forme di
reclutamento né si è pensato di riscrivere lo stato giuridico. E così
la Moratti e la Gelmini sono servite. Mentre i deputati del Pd
separano, infine, l'attività di gestione del preside da quella di
indirizzo attribuita al consiglio d'istituto, come faceva anche il
progetto dell'Aprea, quelli del Pdl stabiliscono che all'assolvimento
dei compiti educativi, formativi e di apprendimento gli insegnanti
provvedano «in stretto raccordo con la famiglia di ciascun
allievo». (da
ItaliaOggi di Mario D'Adamo)
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