Al via l'aggiornamento
delle graduatorie dei precari della scuola. E per migliaia di supplenti
italiani si apre la caccia alla provincia "giusta". Dopo mille
polemiche, il ministero dell'Istruzione ha pubblicato il
contestatissimo decreto sulle liste provinciali dei supplenti. Per
presentare le domande ci sarà tempo fino al 1 giugno. Parecchie le
novità introdotte da viale Trastevere, ampiamente annunciate nei giorni
scorsi, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato
illegittime le graduatorie "di coda" partorite dal ministro Gelmini nel
2009.
Ma per migliaia di supplenti la più importante è senz'altro la
possibilità, dopo un biennio di stop, di trasferirsi da una provincia
all'altra. Il futuro di 226 mila precari della scuola italiana è tutto
in tredici articoli. Basta azzeccare la provincia giusta ed è fatta: si
può acciuffare una delle 30 mila cattedre che il ministro ha "promesso"
e accedere al ruolo o assicurarsi una comoda supplenza annuale,
anticamera dell'assunzione e tempo indeterminato. Specialmente al Nord,
dove parecchie graduatorie sono "esaurite". Nel meridione, le liste
invece stanno letteralmente scoppiando e si sgomita parecchio anche per
uno "spezzone" di cattedra.
Una svista nella scelta della provincia può costare cara: anni di
purgatorio tra supplenze e faticose, ma anche costose trasferte da una
scuola all'altra. Altre importanti novità per i precari della scuola
arriveranno col decreto Sviluppo,
i cui contenuti sono stati già concordati dal governo con i sindacati e
parte dell'opposizione. Intanto, per il biennio 2011/2013, le
graduatorie "di coda" verranno cancellate e sarà possibile trasferirsi
in una sola provincia "a pettine", cioè col proprio punteggio.
Un'altra novità riguarda i precari che hanno perso la cattedra negli
anni scorsi per effetto dei tagli agli organici: per coloro che hanno
beneficiato del cosiddetto salva-precari - la precedenza
sulle supplenze "brevi" d'istituto o la partecipazione ai salva-precari
regionali - è previsto il riconoscimento del punteggio,
come se avessero lavorato per un intero anno. Le graduatorie, da
biennali, diventeranno triennali.
Inoltre, dopo l'eventuale immissione in ruolo - agli
iscritti nelle liste provinciali vanno metà dei posti messi a
disposizione per le immissioni in ruolo - non ci si potrà
spostare per almeno 5 anni: niente trasferimenti, né utilizzazione o
assegnazione provvisoria. La norma attuale prevedere tre anni di stop.
Un deterrente per coloro che entrano di ruolo al Nord e l'anno dopo
chiedono di svolgere l'anno scolastico al Sud. Le altre due novità
riguardano lo spostamento al 31 agosto del termine per la conclusione
delle operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria del
personale di ruolo e di assunzione a tempo indeterminato e determinato
da parte degli Uffici regionali: il precedente termine era il 31 luglio.
Ma, soprattutto, l'articolato del decreto prevede una deroga ad una
norma del 2001 che recepiva direttiva una direttiva europea i materia
di lavoro a tempo determinato, che non mancherà di creare polemiche,
sia a livello sindacale, sia politico. La norma infatti prevede che,
dopo tre anni di lavoro precario ininterrotto, i singoli soggetti
possono rivolgersi al giudice per ottenere la conversione del contratto
a tempo indeterminato. La modifica contenuta nel decreto sullo
sviluppo, esclude il personale della scuola da tali benefici. Senza
nascondersi troppo, la modifica tenderebbe a bloccare il proliferare di
sentenze dei giudici del lavoro che, in forza di tale legge, hanno
riconosciuto maxirisarcimenti danni ai precari della scuola e in alcuni
casi la stabilizzazione.
(da la Repubblica di Salvo Intravaia)
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