I docenti precari
assistono da tempo all’evolversi di situazioni così ingarbugliate da
apparire grottesche. L’ultima, in ordine di tempo, è il continuo rinvio
del varo del c.d. Decreto Sviluppo (DL, d’ora in poi) che dovrebbe (il
condizionale è d’obbligo, mai quanto in questo caso) accompagnarsi ad
un Decreto Ministeriale (d’ora in poi, DM) di aggiornamento delle
Graduatorie.
Tralasciando l’oramai annosa questione del trasferimento/aggiornamento
che già di per sé ha una storia buffa, se non fosse che si sta giocando
sulla pelle di 250.000 precari in attesa di avere certezza sul loro
futuro, il DL dovrebbe, nelle intenzioni, predisporre delle linee guida
per un “celere” assorbimento del precariato scolastico: in sostanza,
predisporre il terreno per le immissioni in ruolo.
Ricordiamo, preliminarmente, agli smemorati che, attualmente, nelle
Graduatorie ad Esaurimento (GaE, d’ora in poi), stazionano (in taluni
casi, da più di un decennio) 250.000 docenti. Per assorbire questo
numero, dunque, nei 6/7 anni pomposamente annunciati, più volte, dal
Ministro Gelmini, occorrerebbe predisporre un piano di immissioni in
ruolo pari a 35/40.000 unità per ogni anno.
Il MIUR, con un comunicato stampa del 5 maggio 2011, cambiato ben tre
volte afferma, nella sua ultima versione, che, tra le misure previste,
il DL contiene “un piano triennale per l'assunzione a tempo
indeterminato di personale docente, educativo ed ATA, su tutti i posti
disponibili e vacanti in ciascun anno. Questo piano sarà annualmente
verificato, ai fini di eventuali rimodulazioni che si dovessero rendere
necessarie. Nell'anno scolastico in corso i posti vacanti sono 67.000,
di cui 30.000 insegnanti e 37.000 ATA”.
Già questo dovrebbe bastare a far insorgere le OO.SS., poiché i 6/7
anni di orizzonte temporale si riducono del 50% (tre anni). Ma, fin
qui, andrebbe bene, tutto sommato. Il punto è che le immissioni non
sono per nulla chiare nel numero e nei modi. E, sarà un caso, le tre
versioni del comunicato del MIUR erano contrastanti proprio su questa
parte: il primo comunicato, infatti, asseriva che le immissioni
sarebbero state fatte “a partire dall’a.s. 2010/11” (quindi con le
graduatorie attualmente vigenti); il secondo “con le vigenti
graduatorie” (notare che “vigenti” non reca alcun riferimento temporale
preciso); il terzo è quello citato. Che, dal punto di vista temporale,
è ancor più fumoso.
Ma, soprattutto, ai docenti precari è stato subito chiaro come i numeri
sopra riportati (30.000 docenti e 37.000 ATA) non avessero alcun
riferimento alla contingentazione annuale: in un anno? In due? In tre?
Stando a talune organizzazioni sindacali, le immissioni sarebbero state
fatte subito, nessuna “spalmatura” sul triennio sarebbe stata prevista.
Invece, l'agghiacciante intervista della Gelmini al Mattino di sabato 7
maggio 2011 chiarisce tutte le falsità che il MIUR aveva propagandato
ai giornali sul DL: il piano epocale di assunzioni in ruolo si ridurrà
a meno della metà dei pensionamenti e le 65.000 immissioni verranno
spalmate in 2 o 3 anni. Si parla quindi di circa diecimila assunzioni
l'anno per i docenti, all'incirca equivalenti al pochissimo già
"concesso" dal governo negli ultimi due anni. Quindi, di questo passo,
ci vorranno 25 anni per smaltire le GaE! Giusto il tempo di diventare
nonni. O, forse e più probabilmente, di morire di stenti!
A parte alcune cautele (la CGIL, in particolare, sottolinea come ci sia
la possibilità di effettuare ben 130.000 immissioni subito), le OO.SS.
sono state clamorosamente sbugiardate.
Ma è il resto del decreto sviluppo che riguarda il settore scolastico
che desta maggiori preoccupazioni: c’è il rischio che le ipotetiche
assunzioni verranno effettuate senza la ricostruzione della carriera,
un autentico furto assolutamente illegale ed anticostituzionale; tale
norma, già proditoriamente inserita nel DL per aggirare le sacrosante
sentenze dei giudici del lavoro contro lo sfruttamento pluriennale dei
precari della scuola, rischia ora di estendersi anche ai neoassunti.
Inoltre, la norma che estende la vigenza delle GaE a tre anni (invece
dei due attuali), reca anche disposizioni in merito ai trasferimenti e
le assegnazioni provvisorie. Tali norme, a nostro avviso, sono solo ed
esclusivamente punitive nei confronti dei docenti che decideranno di
trasferirsi allorquando le GaE verranno aggiornate. Infatti, tali norme
introducono, per i neo-immessi in ruolo, una permanenza forzata (5
anni) nei confronti dei soli docenti che si trasferiranno di provincia
a partire dall’A.S. 2011/12, lasciando inalterata ed intatta la
possibilità di chi si è trasferito prima di adire trasferimenti ed
assegnazioni provvisorie interprovinciali in qualsiasi momento: in
pratica, un provvedimento che interesserà una percentuale irrisoria di
docenti (che devono essere “puniti” poiché intendono usufruire di un
Diritto sancito da una sentenza della Consulta, la 41/11) che,
tuttavia, non si applica alla stragrande maggioranza. Anzi,
probabilmente, se questa stragrande maggioranza di docenti
(meridionali, scommettiamo) chiedono assegnazioni provvisorie o
trasferimenti, liberano addirittura cattedre per gli “indigeni” e,
quindi, è un bene che vadano via! Pazzesco! Pazzesco quanto la
motivazione: garantire la continuità didattica! Che, invece, non è per
nulla garantita: la maggioranza dei docenti continuerà a chiedere (e la
otterrà) la assegnazione provvisoria interprovinciale, lasciando
sguarnite le cattedre su cui è titolare, senza alcuna contingentazione.
Facciamo notare, senza presunzione, che tale norma introdurrebbe una
disparità di trattamento basata sulla scadenza temporale di
inclusione/trasferimento in graduatoria: ciò richiama sentenza di
merito (ultima quella della Consulta, 41/11, già citata) sulla
disparità di trattamento e non impedimento delle mobilità dei
lavoratori. Insomma, si rischierebbe un nuovo contenzioso fino alla
Corte Costituzionale, con esito molto prevedibile.
A nostro avviso, la strada seria, sarebbe quella di contingentare una
percentuale di posti da destinare ad assegnazione provvisoria
interprovinciale, riportando la mobilità (assegnazioni e trasferimenti)
nel 50% dei posti in organico di diritto, immettendo in ruolo su TUTTO
il restante 50% disponibile e consentendo ai precari di occupare TUTTE
le cattedre in organico di fatto della propria provincia di iscrizione
in GaE.
Quindi, in conclusione, il DL contiene una presa in giro, un furto e la
perpetrazione e incrudimenti di un abuso. Bel modo di risolvere il
problema del precariato!
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