Un piano
triennale di assunzioni. Stop ai ricorsi, e ai relativi risarcimenti,
dei precari. E mobilità esclusa nei primi cinque anni dalla immissione
in ruolo per i noeassunti. Sono i contenuti del pacchetto scuola,
anticipati da ItaliaOggi sui numeri del 3 maggio e del 26 aprile,
approvati la scorsa settimana dal consiglio dei ministri nell'ambito
del decreto legge
Sviluppo.
Il provvedimento, che è ancora in attesa della firma del capo dello
stato e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, in calendario per il
12 maggio prossimo, non esaurisce però la partita. Soprattutto sul
fronte assunzioni, dove il comma 24 dell'articolo 9 del decreto legge
prevede che il piano triennale per l'assunzione di docenti e personale
ausiliario, tecnico e amministrativo, «su tutti i posti vacanti e
disponibili per ciascun anno», sia attuato «in esito a una specifica
sessione negoziale concernente interventi in materia per il personale
della scuola». Non si tratta dell'ordinario contratto di lavoro del
settore, visto che i rinnovi sono congelati fino al 2013, ma di
un'intesa ad hoc. Probabilmente sarà questa la sede in cui verranno
messi nero su bianco i numeri delle assunzioni che poi dovranno essere
autorizzate con apposito decreto interministeriale Istruzione-Funzione
pubblica-Tesoro. E vista la valenza del provvedimento, di natura sia
finanziaria che politica, è possibile, dicono rumors di viale
Trastevere, che ci sia un passaggio a Palazzo Chigi e non solo
all'Aran, l'agenzia deputata alle trattative tra governo e sindacati in
materia di contratti.
Quanti sono
Nessun numero, l'articolato però dice che il piano sarà triennale, per
il 2011-2013, realizzato sulla base dei posti vacanti e disponibili in
ciascun anno, alla luce dei pensionamenti e dei tagli previsti dal
decreto legge 112/2008. Una lettura, questa, che risolve i dubbi che
erano stati innescati da alcune dichiarazioni, dello stesso ministro
dell'istruzione, Mariastella Gelmini, che invece aveva parlato di 65
mila-67 mila assunzioni su tre anni. Perché 30 mila docenti e 35-37
mila Ata sono invece, dai dati ministeriali, i posti vacanti nel solo
anno in corso. Non tengono conto dunque dei posti che si libereranno
con i pensionamenti i prossimi due anni, 35 mila solo nel 2011/2011. Se
i 65 mila fossero su tre anni non servirebbero a coprire neanche il
turn over. Con le assunzioni, il governo dice di voler «conferire il
maggiore possibile grado di certezza nella pianificazione degli
organici». In questo modo, verrebbero meno anche le contestazioni dei
precari che chiedono cospicui risarcimenti per la violazione del limite
dei tre anni alla reiterazione dei loro contratti a tempo determinato.
Coperte le cattedre dell'organico di diritto, tutte le supplenze sono
così classificate dal governo come occasionali e dunque non più
soggette ai limiti Ue. Altro elemento di certezza è che dall'operazione
non dovrranno venire aggravi di spesa: «Il rispetto del criterio di
invarianza finanziaria» è stato ribadito dal Tesoro nell'articolato.
L'argomentazione è che i supplenti che lavorano oggi sui 65 mila posti
vacanti vengono comunque già pagati, salvo il periodo estivo. E dunque,
almeno per i primi anni, non ci sarrebbero differenze salariali legate
all'essere di ruolo o precari.
Sindacati divisi
Il decreto legge è stato approvato all'indomani di una conferenza di
rivendicazione di Cisl, Uil, Snals e Gilda e alla vigilia dello
sciopero generale della Cgil, a cui ha partecipato anche il settore
scuola e università della Flc (16% l'adesione rilevata a livello
nazionale dal ministero della funzione pubblica) nonostante i dubbi
sollevati dalla commissione di vigilanza sugli scioperi, causa
vicinanza con l'astensione indetta dall'Unicobas.
«Il decreto è un primo passo, che risponde alle nostre mobilitazioni,
ma è ancora equivoco», commenta Mimmo Pantaleo, segretario della
Flc-Cgil, «chiediamo subito di essere convocati». Rivendica il
risultato come proprio la Cisl di Raffaele Bonanni: «In Italia si
assumerà, quando in altri paesi si licenzia. È il risultato del nostro
fare sindacato, che non è ideologizzato ma risponde solo alla tutela
dei diritti dei lavoratori». La partita continua. (da ItaliaOggi
di Alessandra Ricciardi)
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