Il 14 aprile,
quasi un mese fa, un tribunale della Repubblica – il Tar del Lazio – ha
emesso una serie di sentenze definitive sul ricorso promosso da
docenti, genitori, studenti, associazioni e organizzazioni sindacali
riguardante l’applicazione della legge 133/08, il cui art. 64 interviene pesantemente
sugli organici della scuola producendo in tre anni un taglio di 87 mila
docenti e 47 mila posti di personale Ata. Tale provvedimento porta con sé un
aumento del numero degli alunni per classe, impoverimento dell’offerta
scolastica nella scuola pubblica, una violazione al diritto allo studio
e all’apprendimento.
Per le graduatorie di due anni fa
(che riguardavano esclusivamente la scuola primaria) il ricorso fu
sottoscritto da 1500 genitori e insegnanti della scuola primaria, e
sostenuto dal Comune di Fiesole. L’anno
scorso (a “epocale riforma” avviata, con il conseguente
coinvolgimento anche della scuola superiore) hanno sottoscritto 755
docenti, studenti, genitori e personale Ata, coordinati in entrambi i
casi – tra gli altri – dall’associazione nazionale Per la Scuola della
Repubblica.
In poche parole, da più di un mese un
tribunale ha decretato (oltre a molte altre cose, che meriterebbero
comunque riflessione e intervento) che migliaia di persone hanno perso
il proprio posto di lavoro per una motivazione illegittima. Nel frattempo: silenzio. Non una
parola da parte dell’opposizione, non un’interrogazione parlamentare,
una denuncia formale, una presa di posizione esplicita. Tutto tace. Le
Regioni – almeno quelle di centrosinistra! – alle quali il Tar ha fatto
riferimento, ribadendone la competenza (violata dal Governo) sugli
organici, tacciono ancor più colpevolmente.
Che mondo è quello in cui il ricorso
alla legge non è più l’extrema ratio, ma l’unico strumento per
affermare ed esigere diritti? L’unico
in un panorama di desolante afasia della politica? Che mondo è, ancora,
quello in cui davanti a quei numeri e a quei soprusi – dietro i quali
ci sono vite, famiglie, identità professionali – nessuno ritiene di
dover intervenire? Che mondo è, infine, quello in cui la legge viene
ribadita da una sentenza che continua ad essere impunemente
contraddetta dai fatti?
La sentenza di merito n. 3271/2011 obbliga l’amministrazione a
riesaminare “le regole relative al dimensionamento degli organici e
degli orari di insegnamento”: a chi l’onere di pretendere che ciò
avvenga?
Quando coloro che vogliono candidarsi
a governare questo Paese comprenderanno davvero che solo l’azione
unitaria e solidale del mondo della scuola, delle istituzioni e della
politica sarà in grado di riaffermare il ruolo della Scuola della
Repubblica? (da Il Fatto Quotidiano)
redazione@aetnanet.org