Questa lettera
fa seguito all`articolo di Lorenzo Salvia (Corriere, 4 maggio) e tiene
conto delle ultime novità decise dal governo.
Berlusconi ha annunciato migliaia di assunzioni nella scuola per
il prossimo anno scolastico ma secondo lo stesso ministro Gelmini non
c`è alcuna certezza o cifra. Berlusconi spiega infatti che è Tremonti a
non volere cifre. Tutti sappiamo quanti sono i posti vacanti su cui
stanno lavorando i precari della scuola. Anzi, il Governo nel numero
include già la terza tranche di tagli prevista per il prossimo anno
scolastico: altri 19.700 insegnanti e 14.500 Ata. Il piano triennale di 67000 assunzioni
presentato dal governo è del tutto insufficiente e copre a malapena i
pensionamenti di 29.000 insegnanti previsti già per il prossimo anno.
E un` operazione mediatica elettorale che lascerà sul campo morti e
feriti della guerra tra poveri nelle
graduatorie.
Il ministro Gelmini finora ha solo pasticciato con le graduatorie ad
esaurimento, triplicandole e per dar retta alle indicazioni della Lega,
facendosi anche bocciare dalla Corte Costituzionale l`inserimento «in
coda» dei precari che si spostano da una provincia all`altra. Per dare compimento alla stabilizzazione di
150.000 docenti che l`ultimo Governo di centrosinistra aveva fatto
diventare legge dello Stato, e che il governo ha fino ad oggi ignorato,
ci sono le risorse, poiché non costa molto di più assumere chi lavora
stabilmente da precario nella scuola, offrendo agli studenti quella
qualità che può essere assicurata solo dalla continuità didattica.
Il sistema nazionale di istruzione ha bisogno di riforme profonde, che
non riguardano solo la vicenda dei precari. Occorre garantire dal Nord
al Sud del Paese una scuola di qualità per tutti, che sappia prendersi
cura del successo scolastico dei ragazzi e delle ragazze, al di là
della provenienza geografica o della condizione familiare di partenza,
poiché questo è il compito che la Costituzione affida alla scuola della
Repubblica, e dimezzare la dispersione scolastica, come ci chiede di
fare l`Europa entro il 2020.
Eppure la situazione dei precari è
centrale, perché se non si risolve quella, a catena è impossibile
mettere mano a un grande progetto riformatore che sappia investire
sulla formazione degli insegnanti, l`innovazione della didattica e che
sappia rilanciare l`istruzione tecnica e professionale per rendere
competitivo il made in Italy nel mondo.
È una questione che valica l`ambito della scuola, per investire
l`idea stessa che abbiamo della democrazia, dello sviluppo economico,
della coesione sociale. Ciò che ci preoccupa però sono le decisioni del
ministro Tremonti che, come dimostra il Def, intende risanare lo Stato
a spese della scuola pubblica,
portando l`investimento in Istruzione a un magrissimo 3,2% del Pii
entro il 2025, quando già oggi il nostro 4,2% mette in coda l`Italia
tra i Paesi Ocse, la cui media di investimento è del 5,7%.
Francesca Puglisi - Corriere della Sera (da Pd)
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