Il massacro dell’occupazione, che ha
lasciato senza lavoro parecchie decine di migliaia di precari della
scuola tra docenti e personale Ata, non è finito. Un nuovo duro
colpo è già programmato per il prossimo anno scolastico. Riguarderà
parecchie altre migliaia di cosiddetti “precari” che rimarranno
anch’essi senza lavoro, e pertanto senza stipendio. Proseguirà negli
anni successivi. E intanto ci sono politici che cadono (o fingono
di cadere) dalle nubi. Guarda caso, si tratta anche del ministro
dell’istruzione Mariastella Gelmini! Come la sua collega Gabriella
Carlucci non ha mai fatto un giorno di scuola da insegnante e di libri
di storia ne ha certamente letti ben pochi, così da non potersi
competentemente esprimere sulle ricerche e sulla specifica attività
didattica dei docenti. Scoprendo in diretta televisiva che alla scuola
vengono sottratti in un triennio 13,5 miliardi di euro, si agita nel
dire, in ciò affannosamente “orientata” dal folto staff di “competenti”
disseminati alle sue spalle, che non si tratta di “tagli” ma di
“riduzione della spesa”, di “risparmio sulla spesa”! E così la scure, assai tagliente, viene
scambiata e presentata (da dilettanti allo sbaraglio, da incompetenti
o, peggio ancora, da bugiardi) come un piumino (morbido) per spolverare
e ridurre la polvere. Ma
veniamo ai tagli che potrebbero accompagnare lo svolgimento
dell’annunciato concorso a dirigente scolastico, peraltro mentre in
Sicilia, a Trento e in undici regioni il contenzioso (a partire
dall’anno 2002) in sede di giustizia amministrativa non è tuttora
affatto risolto.
Ne abbiamo avuto plateale conoscenza durante una delle ultime puntate
di “Ballarò”, quando in diretta televisiva è stato messo in evidenza
che il “documento di economia e finanza”, naturalmente predisposto dal
ministro Tremonti, approvato dalla Camera, tagliava ulteriori
finanziamenti alla scuola, così da determinare la “necessità” di
tagliare altre decine di migliaia di posti di lavoro dopo i quasi
130.000 (87.000 cattedre e 42.000 posti di personale Ata) già
programmati fino al prossimo anno scolastico, e per almeno l’80 per
cento già eliminati.
Certo, lascia perplessi l’espressione di un ministro (Gelmini)che si
lascia scappare un “Tremonti non mi ha detto nulla” prima d’essere
messa di fronte alle cifre, “nero su bianco”, presenti nel “documento”
approvato dalla Camera (apparendo come persona che quel documento non
lo aveva letto, almeno adeguatamente) e prima d’essere scompostamente
suggerita (dalle grida del numeroso staff collocato alle sue spalle) di
dire che si trattava di “riduzione della spesa”, di un “risparmio sulla
spesa”, e non di “tagli”. E lascia ulteriormente e addirittura più
perplessi perché il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini
appare, di fronte a tagli triennali per complessivi 13,5 miliardi di
euro, tanto “ingenua” da chiamarli “risparmi”, cosicché mentre Tremonti
scrive e dispone, lei ignora e la scuola va a rotoli.
Anzi, per comprendere meglio il rapporto (la gerarchia) tra chi dispone
e informa (insomma, comanda) e chi viene informata ed esegue (insomma,
obbedisce senza profferire parola), chiarisce inequivocabilmente, come
da comportamento quale condizione niente affatto riducibile per essere
e continuare ad essere ministro dell’istruzione “delegato” allo sfascio
epocale del sistema scolastico caratterizzato dalla perdita di
centocinquantamila posti di lavoro nonostante la crescita del numero
degli studenti, il suo rapporto di assoluta obbedienza con
l’espressione, affannosamente negando il taglio documentato, “il
ministro Tremonti me lo avrebbe detto”. Che starebbe a significare che
in questo caso il ministro Tremonti l’avrebbe addirittura ignorata, e
che in altre occasioni era stata sempre informata dei tagli. Informata,
taciturna e, in quanto tale, obbediente.
Ebbene, chiediamoci adesso perché i
posti di dirigente scolastico che vengono messi a concorso sono 2.386
(485 in meno rispetto a quelli che erano stati da oltre un anno chiesti
dal ministero dell’Istruzione, e quindi dal ministro Gelmini).
E che cosa possa nascondersi dietro
questo improvvisato ed ingiustificato “taglio”. Una riduzione della
spesa, un risparmio sulla spesa? Ma come mai potrebbe essere possibile
ridurre i posti di dirigente scolastico da mettere a concorso se nelle
scuole mancano e verrebbero a mancare dirigenti scolastici addirittura
a migliaia? Un’ipotesi, come vedremo tra poco, potrebbe portare
addirittura alla cancellazione di altri 20.000 posti di lavoro.
Intanto, ci si viene a trovare, dopo anni di attesa, di fronte ad un
concorso al quale si prevede la partecipazione di 150.000 docenti, ma
già sono in partenza i ricorsi al Tar del Lazio da parte dei docenti
che i cinque anni di servizio previsti dal legislatore come requisito
per la partecipazione al concorso li hanno svolti anche con contratti a
tempo determinato e non soltanto dopo la nomina in ruolo. E siccome non
è previsto un accertamento preventivo dei requisiti, tutti sono ammessi
con riserva. Tutti a partecipare al
concorso del quiz, perché dal quiz dipende l’ammissione alle prove
scritte, così da ridurre l’esercito dei concorrenti. D’altra parte, ed
è questo l’orientamento assai diffuso, perché non partecipare ad un
concorso che si presenta come una lotteria? E allora i 150.000 possono
diventare anche 200.000 e magari di più. Una lotteria nella quale uno
su cento ce la fa!
Resta da chiedersi se e quale
valore hanno i master di secondo livello a dirigente scolastico
attivati dalle università italiane, con tasse di iscrizione e frequenza
variabili da 2.000 a 4.000 euro, perché in definitiva, a
differenza delle lauree, seguite dalle abilitazioni all’insegnamento, resteranno titoli sostanzialmente
inutilizzati e privi di qualsiasi valore, sia pure soltanto con
riscontro ancorché minimo sul piano stipendiale per attività di
collaborazione con il dirigente scolastico. Il quale è
contrattualmente libero di avvalersi di docenti (due) da lui
individuati, e quindi di scegliere a proprio piacimento, retribuibili,
in sede di contrattazione d’istituto, con i finanziamenti a carico del
fondo per le attività aggiuntive previste per la collaborazione col
dirigente scolastico di cui all’art. 88, comma 2, lettera c, del
Contratto collettivo nazionale di lavoro.
La funzione di dirigente scolastico
non può avere il quiz come prova selettiva. Meglio se democraticamente
eletto per un massimo di due trienni consecutivi, sulla base di un
prestigioso curricolo e di competenze acquisite negli anni, compresa la
permanenza nella stessa sede. Ma questo è un altro discorso.
Peraltro, il 21 febbraio 2011 è
stata presentata alla Canera dei deputati una proposta di legge su
“norme concernenti il governo delle istituzioni scolastiche e lo stato
giuridico dei docenti”. Nell’ampia relazione, viene indicato come
“importantissima innovazione” per “il nostro sistema scolastico” il “reindirizzamento dell’asse
dell’organizzazione scolastica”, consistente nel “superamento
dell’attuale modello burocratico e dirigistico di derivazione
aziendalistica, prevedendo la temporaneità del mandato del
rappresentante dell’istituzione scolastica e il conferimento
dell’incarico attraverso l’elezione (preside elettivo) da parte della
comunità scolastica rappresentata nel Consiglio d’istituto”; “per il
preside eletto la temporaneità dell’incarico e il suo conferimento
attraverso l’elezione non possono che accentuare il carattere di
missione della sua azione che diviene imprescindibile dalla qualità e
dai risultati del processo di insegnamento-apprendimento e dal rapporto
con l’insegnamento, che è solo sospeso per la durata del mandato”.
Altrimenti ci si viene facilmente a trovare di fronte ad aspetti come
quelli evidenziati da Giuseppe Caliceti, che insegna a Reggio Emilia,
in una sua recente pubblicazione (una lettera, in 64 paragrafi, ai
genitori degli alunni per una scuola da rifare), nel quadro di una
lunga serie di assurdità derivanti dalla “riforma della scuola targata
Gelmini: un taglio epocale ai fondi che non risponde a nessuna idea
pedagogica, solo a ragioni economiche. Il
compito del ministro dell’Istruzione? Distrarre l’opinione pubblica
raccontandole che con i tagli dissennati dei fondi la qualità della
scuola migliorerà”.
Tra i tanti aspetti, anche paradossali, uno è così rappresentato
dall’insegnante Caliceti: “Cari genitori italiani, i dirigenti
scolastici ormai confondono le circolari con le leggi e dettano ordini
di servizio assurdi. In questi anni di controriforma non deve essere
facile tirare avanti neppure per loro. Qualcuno
perde la testa. Per esempio, la dirigente scolastica della scuola Duca
D’Aosta di Monfalcone, ha deciso che ‘i docenti, registrandole sul
registro di classe, possono autorizzare uscite – di norma un alunno per
volta – per l’uso dei servizi igienici, richiamando l’attenzione del
collaboratore scolastico in servizio al piano; i docenti non
autorizzeranno più uscite nello stesso giorno per l’uso dei servizi
igienici a meno che non ci sia precisa richiesta della famiglia,
certificazione medica, palese difficoltà o indisposizione dell’alunno’.
Sembra uno scherzo, ma non lo è. Siamo al contingentamento della pipì e
della popò.
Fortunatamente gli insegnanti hanno anteposto le esigenze degli alunni
a una disposizione assurda e inammissibile, pur esponendosi a possibili
provvedimenti disciplinari per il mancato rispetto di un ordine di
servizio”. (L’espressione posta da Giuseppe Caliceti tra ‘’ è stata
tratta da Domenico Diaco, “Monfalcone. Pipì durante l’ora di lezione?
Non più di una volta al giorno”, “Il Piccolo”, 30 novembre 2010).
Si tratta di
una delle tante sciocchezze (minchionaggini o minchionerie) del
variegato panorama che caratterizza il sistema delle anomalie della
scuola italiana, alle quali penso di riservare, come abbiamo convenuto
col mio amco Almirante, un’appropriata rubrica.
Rinvio ad un prossimo intervento le riflessioni sul pasticciaccio dei
concorsi tuttora irrisolti dal 2002 al 2010, avvolti nella nebbia della
conflittualità, dai risvolti dei quali c’è chi dovrebbe vergognarsi,
mentre ad essere preoccupati sono moltissimi docenti comunque in attesa
che sia fatta giustizia, pur restando in sospeso se deve trattarsi
della giustizia dei Tar, del Cga e del Consiglio di Stato, oppure della
Corte di cassazione e soprattutto della Corte costituzionale, oppure se
deve derivare dall’approvazione di disegni di legge dalle strane e
incomprensibili accoppiate politiche per “annullare” le sentenze della
giustizia amministrativa che da parte sua ha annullato i concorsi per
vizi sostanziali insanabili.
Alla luce del numero dei posti
riservati al “corso-concorso”, dal quiz preselettivo, per dirigenti
scolastici, un sospetto sorge spontaneo e, riflettendo sulla riforma
epocale del sistema scolastico per mascherare il taglio di 150.000
posti di lavoro e di 13,5 miliardi di euro, appare sempre più
realistico (partendo dal taglio di 485 posti rispetto a quelli chiesti
dal ministero dell’Istruzione e con esso dall’avere presente che 1.350
delle attuali 10.431 scuole sono affidate ad un reggente, che saranno
oltre 2.200 dal prossimo settembre, oltre 3.000 dal settembre del 2012
e molte di più dal settembre 2013, mentre sono stati autorizzati
soltanto 2.386 posti entro il 2013) un taglio, anche assai consistente,
al numero complessivo degli istituti scolastici. Un sospetto che trova
conferma nelle selezioni relative al bando di concorso soltanto per 450
posti di direttore dei servizi generali e amministrativi.
La politica dei tagli al finanziamento del sistema scolastico –
informata o non preventivamente informata l’attuale ministro
Mariastella Gelmini, orgogliosa d’essere autrice di una disastrosa
riforma epocale che ha ridotto drasticamente il numero delle classi
aumentando quello degli alunni in ciascuna di esse, fino a superare le
trenta unità ospitate in aule inadeguate e addirittura in violazione
delle norme di legge sulla sicurezza, e che ha provocato una colossale
disoccupazione di massa tra i precari della scuola – non sembra essersi
affatto conclusa. Un ulteriore colpo potrebbe essere destinato
all’organico dei dirigenti scolastici. Lo
lascia supporre il fatto, assolutamente concreto, che il prossimo
concorso non contempla posti che resteranno vacanti. Perché?
Forse viene nascosta l’intenzione di ridurre l’organico, oggi di 10.431
posti, dei dirigenti scolastici realizzando un nuovo dimensionamento
degli istituti scolastici, oggi compreso tra il minimo di 500 e il
massimo di 900 studenti iscritti in ciascuno di essi.
Portando il minimo di 500 studenti a
700-750 e il massimo di 900 studenti a 1.200-1.300, potrebbero essere
tagliati 3.000 posti (guarda caso, proprio quelli che dopo il 2013
risulterebbero senza dirigente scolastico, e che continuerebbero a
crescere anno dopo anno!). Tremila dirigenti scolastici in meno
produrrebbero altri tremila docenti in meno, cioè quelli che sarebbero
andati ad occupare il posto dei docenti transitati nel ruolo dei
dirigenti scolastici. Tremila istituti scolastici in meno
provocherebbero anche la riduzione di tremila direttori dei servizi
generali e amministrativi (dsga). Fin qui, novemila disoccupati in più,
ai quali aggiungere, data la cancellazione di tremila istituti
scolastici, la perdita, a seguito dell’accorpamento delle scuole, di
almeno quattro tra collaboratori scolastici e assistenti amministrativi
quale conseguenza di ciascuno degli accorpamenti, causando dodicimila
disoccupati.
In totale, 21.000 tra docenti e
personale Ata resterebbero senza contratto, sia pure annuale, ma per
tutti gli anni a seguire, di lavoro a tempo determinato, e in
prospettiva a tempo indeterminato. Posti di lavoro che sarebbero
cancellati per sempre. Le mani ulteriormente messe nelle tasche degli
italiani, degli italiani che rimarrebbero senza lavoro, per levargli
complessivamente un reddito annuale di quasi un miliardo di euro, che
si aggiungerebbe agli altri quattro miliardi e cinquecento milioni di
euro.
Ministro Mariastella Gelmini – lei che quanto a reddito mensile
naviga in ricche acque, e che continuerà a ricevere nel futuro soldi
dei lavoratori italiani (tra i quali quelli degli insegnanti che, come
tutti i lavoratori messi in regola sul piano
assistenziale-previdenziale, pagano le tasse fino all’ultimo centesimo
di euro, mentre ad evadere le tasse sono purtroppo ancora in tanti, per
decine di miliardi di euro all’anno, e sono moltissimi i lavoratori che
non vengono messi in regola, con la disoccupazione ai massimi livelli
storici e quella dei giovani al 30 per cento) –, faccia sentire il suo
grido di disapprovazione per i tagli già attuati e per quelli che sono
in programma. Non si tratta di
“risparmi sulla spesa”. Si tratta dell’incapacità politica di trovare i
soldi per l’istruzione, fondamentale nell’attuale società della
conoscenza e per avere successo nella competizione internazionale in
termini di sviluppo sociale ed economico, sottraendoli a quei farabutti
che massicciamente evadono le tasse anche per un totale annuo
corrispondente a oltre venti volte (il duemila per cento) il
finanziamento tolto all’istruzione e quindi al personale docente ed Ata
rimasto senza lavoro e quindi senza stipendio. Gridi, ministro Gelmini, e gridi
sempre più forte (se la sostiene la voce e se al contempo ha il
coraggio di farlo) contro chi, a sua insaputa o volendola taciturna,
taglia sui finanziamenti alla scuola per non essere capace di tagliare
le mani agli evasori. Gridi, ministro Gelmini, assieme alle parecchie
decine di migliaia di precari della scuola rimasti senza lavoro e, se
lo faranno compatti, insieme a tutti i dirigenti e a tutti gli iscritti
delle organizzazioni sindacali della scuola. Non è mai tardi per farlo.
La scuola, l’istruzione, la formazione, la ricerca, la didattica, la
professionalità, se rese tutte eccellenti, sono la vera ricchezza del
paese. Ad essa non è possibile, non è ammesso, non è consentito
rinunciare.
Polibio
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