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INVALSI: Unicobas, note sulla circolare relativa all'Invalsi

Comunicati
La tanto attesa Circolare sull’INVALSI è finalmente arrivata, o meglio non è una Circolare, è una nota e non è diretta a noi comuni mortali ma SOLO ai direttori regionali e, cosa buffa, al presidente dell’INVALSI che non c’è più perché Cipollone si è dimesso da quel po’.
Altra cosa carina, la nota arriva l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di pasqua … ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? E’ nel miglior stile del MIUR e dei suoi funzionari più fedeli.
Altra cosa interessante, il funzionario fedele scelto per redigere la nota. Come avevo previsto con qualcuno di voi, Biondi l’ha fatta troppo grossa con le dichiarazioni rilasciate alla giornalista della Stampa, e infatti è stato tagliato fuori e a parlare è stata chiamata la Palumbo, sulla cui fedeltà non ci sono ombre.                         
   Sul suo essere informata sui fatti qualche ombra invece c’è, e lo sanno bene genitori e i docenti del Veneto che l’hanno avuta a lungo come Direttore Regionale. Intanto ha sempre sostenuto, ad esempio, che le spese per i supplenti nominati sulle materie alternative all’IRC fossero a carico delle scuole (Nota MIUR/AOODRVE/UFF.III/767/C21 del 22 gennaio 2010), poi quando gli è stata portata copia della tab. 7 del Bilancio dello Stato in cui si vede che il MIUR stanzia fondi appositi per pagare le attività alternative, la reazione avuta (Nota MIUR/AOODRVE/UFF III/3121 /C21del 29 marzo 2010) è stata che, di fatto, non ne sapeva nulla e che avrebbe appurato la cosa per provare a risolverla per l’anno successivo. Solo in settembre con una nota specifica (Nota MIUR/AOODRVE/UFF.III/10978/C7 del 14 settembre 2010), quando ormai tutti gli USR sono stati costretti a convincersi che così è, la Palumbo si decide a riconoscere che “da accertamenti effettuati da questa Direzione risulta che il Bilancio del MIUR prevede specifici stanziamenti per il pagamento dei docenti che svolgono le attività alternative di cui trattasi.”
Meno male, meglio tardi che mai, ma questo fa comprendere che siamo di fronte ad un funzionario o poco informato o, come minimo, distratto.

Ma veniamo alle nostre questioni di oggi.

La Palumbo nella sua perorazione appassionata della obbligatorietà delle scuole a collaborare (comunque la parola obbligo o derivati non è usata una sola volta in tutta la nota, ma su questo ci torno), a parte una puntata poco significativa sul regolamento dell’autonomia, parte di fatto dalla Legge 53/2003 citandone appena i contenuti. Conviene invece soffermarsi su tale legge delega perché in essa il legislatore stabilisce in modo chiaro ed inequivocabile in qual modo le scuole concorrono alla “Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e di formazione” (art. 3). Anzi, il legislatore è così deciso e chiaro al punto di sottolineare che i decreti da emanare (ricordiamo che si tratta di una legge delega) devono essere formulati “con l'osservanza dei seguenti princìpi e criteri direttivi” ; e quali sono questi principi e criteri direttivi che i decreti devono osservare? I criteri sono che alle scuole spetta “la valutazione, periodica e annuale, degli apprendimenti e del comportamento degli studenti” (art.3, comma 1a) mentre all’INVALSI spetta effettuare “verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative” (art.3, comma 1b). Ecco espresso in modo chiaro e lineare come il legislatore intende che le scuole e l’INVALSI concorrano alla “Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e di formazione” che è poi il titolo dell’art. 3 della legge 53 citata.

Questo vuol dire che quando col D.Lvo 286/2004, citato dalla Palumbo, si istituisce l’INVALSI, come previsto dalla legge 53, si fa riferimento alle competenze che ciascuna delle istituzioni citate ha, in relazione ai “criteri e principi direttivi” che la stessa legge ha previsto per ciascuna di esse. Del resto un decreto delegato non può modificare gli ambiti di competenza previsti dalla legge delega da cui scaturisce. Ribadisco che per le istituzioni scolastiche l’ambito di competenza con cui esse concorrono alla “Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e di formazione” è quello della “valutazione, periodica e annuale, degli apprendimenti e del comportamento degli studenti” . Non vorrei mai che nella marmellata istituzionale che la Palumbo fa, rispetto alle competenze istituzionali, le sia venuto in mente di chiedere a regioni, province e comuni di somministrare e correggere le prove, visto che c’è scritto che anch’esse concorrono all’impresa.
Nel passo successivo a quello citato dalla Palumbo si spiega meglio, oltre alle rispettive competenze, cosa devono fare INVALSI, scuole, regioni, province, comuni, per concorrere all’impresa: “L'Istituto nazionale di valutazione di cui all'articolo 2, le istituzioni scolastiche e formative, le regioni, le province ed i comuni provvedono al coordinamento delle rispettive attività e servizi in materia di valutazione dell'offerta formativa attraverso accordi ed intese volti alla condivisione dei dati e delle conoscenze.” Ma fin qua la Palumbo non si è spinta o non si è voluta spingere …

Successivamente la Palumbo si lancia in una serie di citazioni normative per dimostrare una tesi che nessuno mai ha contestato: l’INVALSI ha un mandato dal MIUR per svolgere un ruolo ben definito e regolamentato da una serie di direttive. Nessuno glielo vuole toccare anche se molto ci riserviamo di dire in termini di critica al metodo e agli strumenti utilizzati.

Per quanto riguarda poi la legge marmellata n.10 del 26 febbraio 2011 citata dalla Palumbo, occorre dire che proprio tale legge smentisce tutte le affermazioni precedenti della Dirigente MIUR. Infatti è vero che in essa si definiscono, come lei dice, “le componenti del Sistema nazionale di valutazione” , peccato che nell’elenco non siano per nulla contemplate le istituzioni scolastiche (come NOI sosteniamo, del resto). Infatti secondo tale legge il “sistema nazionale di valutazione” è così articolato:
“a) nell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, con compiti di sostegno ai processi di miglioramento e innovazione educativa, di formazione in servizio del personale della scuola e di documentazione e ricerca didattica;
b) nell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione, con compiti di predisposizione di prove di valutazione degli apprendimenti per le scuole di ogni ordine e grado, di partecipazione alle indagini internazionali, oltre alla prosecuzione delle indagini nazionali periodiche sugli standard nazionali;
c) nel corpo ispettivo, autonomo e indipendente, con il compito di valutare le scuole e i dirigenti scolastici secondo quanto previsto dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150».”

Ci vedete le scuole voi? La Palumbo invece sì, evidentemente.

Non impiego energie per confutare la difesa d’ufficio delle prove INVALSI da parte della Palumbo, non mi interessa in questa sede. Invece è davvero illuminante una serie di autogol che il nostro caro dirigente fa ad un certo punto della sua perorazione, li elenco per chiarezza:
1) si sostiene che “le attività di somministrazione e correzione delle prove Invalsi” devono essere contemplate nel piano annuale delle attività, “predisposto dal DS e deliberato dal Collegio” ;

2) che tali attività vanno considerate attività aggiuntive;

3) “le funzioni deliberative del collegio dei docenti devono essere esercitate nel rispetto del ruolo di concorso istituzionale che l’ordinamento scolastico assegna alle scuole nell’ambito del Servizio nazionale di valutazione” ;

4) “le delibere collegiali che avessero ad oggetto la mancata adesione delle istituzioni scolastiche alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti” vengono definite “improprie” .

Provo allora a dire qualcosa su ciascuno di questi autogol.

1) Anche i collegi dissenzienti hanno preteso che tali attività debbano essere contemplate nel piano delle attività e sottoposte a delibera del collegio dei docenti; siamo contenti di riscontrare che anche il MIUR è dello stesso parere, allora deve fare una tirata d’orecchi a tutti quei DS che non solo hanno impedito ai collegi di deliberare sull’argomento, ma in molti casi non hanno concesso spazi di discussione o addirittura nemmeno convocato i collegi. In molte scuole si andrà alla esecuzione delle prove INVALSI senza che queste siano interne ai piani annuali delle attività.

2) Se la somministrazione e correzione delle prove invalsi il MIUR la considera attività aggiuntiva, allora occorre riconoscere che non di obbligo si tratta ma di disponibilità individuale, perché nessun CCNL si sognerà mai di considerare obbligatorie delle attività aggiuntive.

3) Ho dimostrato sopra, norme alla mano, in cosa consiste il concorso istituzionale delle scuole nell’ambito del Servizio nazionale di valutazione, nulla che possa intersecare l’azione spettante all’INVALSI; in nessuna delle norme che regolano la materia dal Testo Unico alla legge Bassanini a tutte le leggi, i decreti e le direttive che si sono succedute, viene mai detto che alle scuole tocca la somministrazione e correzione delle prove; mi spingo oltre e dico che non c’è neanche scritto da nessuna parte che si debbano fare in orario curriculare, che è “proprietà” dell’autonomia delle scuole e dedicato alla realizzazione del POF.

4) Dopo tutta la prosopopea scomodata dal MIUR per convincere i ribelli che hanno torto, partorire il topolino dell’”improprio” pur preceduto da uno spregiudicato “quantomeno”, direi che è una grande vittoria per i ribelli, come dire “se lo fate mi offendo e lo dico al papi” … e va bene, correremo questo rischio

Concludo dicendo che è veramente commovente il tentativo del MIUR di salvare una barca che fa acqua da tutte le parti e che denota ancora una volta quanto i pasticcioni del ministero stiano annaspando, perseguitati dalle continue tirate d’orecchie delle sentenze dei tribunali; faccio notare ancora che, nel tentativo di non incorrere nuovamente nelle maglie della magistratura, e per scongiurare l’inevitabile pletora di contenziosi che si produrrebbero, in tutta la nota non è mai stato usato il termine obbligatorio (e nessuna delle sue articolazioni) che invece abbiamo sentito ripetere in modo ossessivo e martellante dalla maggior parte dei DS in tutta la penisola.

Sappiano questi signori che anche il MIUR li ha scaricati e la sfida che gli lanciamo è quella degli ordini di servizio: si assumano la responsabilità di dirci loro che noi siamo obbligati e si rendano disponibili a risponderne di persona.    (di Alessandra Fantauzzi - RSU Unicobas)

 unicobas.rm@tiscali.it





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Postato il Martedì, 03 maggio 2011 ore 06:44:45 CEST di Pasquale Almirante
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