Se il Miur
non si fa processare e punire dal giudice non ci trova piacere; forse è
nella sua natura o è forse una scelta strategica per scoraggiare,
innalzando muri legislativi contro la selva dei precari che attendono
da anni la sistemazione. E infatti dopo tante sentenze tutte contrarie
ha capito che i professori non si possono tenere a vita con la nomina
annuale, né menarli per il naso in attesa di tempi migliori e così, per
evitare esborsi onerosi e penalità, ai primi di maggio emanerà un
decreto per aggiornare le graduatorie a esaurimento, in attesa di un
piano di assunzione di circa 30mila persone in tre anni: una sorta di
conta goccia nel deserto, mentre i sindacati chiedono la
stabilizzazione su tutti i posti vacanti e la Flc-Cgil propone "l'operazione 100mila”. Un decreto
che ha tenuto in fibrillazione i due schieramenti dei fautori del
pettine e dei contrari, dei pro Pittoni (il deputato della Lega che
voleva congelare graduatorie e aggiornamenti) e dei suoi detrattori in
mezzo ai quali si è messo il Consiglio di stato che ha deciso di
accordare agli aventi diritto di spostarsi con tutto il loro punteggio
nella provincia più favorevole.
Ancora una volta dunque è la giustizia a fare giustizia, come se la
ministra Gelmini e il suo staff fossero fuori dal mondo e snobbassero
le regole. Ma nel decreto, di cui si conoscono già le bozze, non
mancano gli evidenti falli normativi che costringeranno qualche
migliaia di docenti a impugnarlo davanti al Tar, con piena
soddisfazione degli avvocati.
Sono costoro i docenti che hanno seguito i corsi abilitanti Bifordoc,
Cobaslid e Scienze della formazione primaria, tutti autorizzati dal
Miur e con tanto di bollettini da pagare, ma che per una bizza
incomprensibile del Governo non verranno inseriti nella Gae come invece
accadrà ad altri colleghi abilitati appena un anno prima. Che non è
solo una evidente disparità di trattamento che nessun giudice non potrà
non vedere, ma è anche una anomalia amministrativa e giuridica visto
che sono in possesso di tutti i titoli legali e professionali per
insegnare. Si chiedono infatti: non sono i nostri titoli conformi
perfino alla recente legge sulla formazione iniziale dei docenti?
Fra l'altro qualche sindacato ventila persino la possibilità che tali
docenti debbano fare un nuovo concorso e allora altre domande: quando e
come e perchè queste forche caudine?
Il più grande inadempiente finora è stato il Miur che da decenni chiama
in cattedra e poi licenzia, sbrodola meritocrazie, ma non fa concorsi,
legifera ed è condannato: ma che Stato di diritto è mai questo?
Pasquale
Almirante - La Sicilia del 01 maggio 2011