"Lo
sviluppo economico e la sua qualità sociale, la stessa tenuta civile e
democratica del nostro paese, passano attraverso un deciso elevamento
dei tassi di attività e di occupazione, un accresciuto impegno per la
formazione e la salvaguardia del capitale umano, un'ulteriore
valorizzazione del lavoro, in tutti i sensi. Questo discorso riguarda
in special modo i giovani, fa tutt'uno con le risposte da noi tutti
dovute alle aspettative per il futuro delle giovani generazioni".
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel
discorso celebrativo della Festa del lavoro al Quirinale. Presente
anche il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso e i leader
CISL e UIL Raffaele Bonanni e Luigi
Angeletti.
Il Capo dello Stato, infatti, ha richiamato i dati relativi ai
giovani tra i 15 e i 29 anni: "e se spesso l'accento è stato posto
sulla precarietà dell'occupazione dei giovani - calcolati in 800 mila -
con contratti di lavoro a tempo determinato, quel che deve allarmare e
richiede il massimo sforzo di riflessione, è il dato dei quasi 2
milioni di giovani fuori di ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal
ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o
addestramento. Quest'area, definita con l'acronimo NEET, Not in
Employment Education or Training, è composta di circa 700 mila
disoccupati e in misura quasi doppia di inattivi".
Per poter aprire nuove prospettive di occupazione in tutto il paese,
per il Presidente Napolitano è imperativo "riuscire a intervenire su
cause strutturali di ritardo della nostra economia. Ed è imperativo
farlo in uno col perseguimento di obbiettivi tanto obbligati quanto
ardui - concordati in sede europea - di rientro dell'Italia dalla
situazione di disavanzo eccessivo e di riduzione del peso del debito
pubblico".
Il Capo dello Stato si è chiesto se, dinanzi all'evidenza, "l'insieme
delle parti sociali e delle forze politiche" abbia "piena
consapevolezza e concentri come dovrebbe la propria attenzione sulle
più ambiziose proposte di riforma - come quella fiscale - delineate dal
governo e sulle indicazioni da esso prospettate con impegno per quel
che riguarda le politiche e azioni più rilevanti ai fini
dell'occupazione, della formazione del capitale umano, dell'evoluzione
dei rapporti tra mondo dell'impresa e mondo del lavoro. È davvero
aperto e da esplorare con spirito propositivo il campo delle reali
possibilità o condizioni di successo tanto degli obbiettivi ineludibili
di consolidamento dei conti pubblici quanto degli obbiettivi di
crescita più sostenuta, guardando alle situazioni più preoccupanti -
soprattutto, si deve ribadirlo, il Mezzogiorno dove è stata drammatica
la perdita di posti di lavoro - e alle esigenze e domande delle giovani
generazioni".
Per il Presidente "tra le condizioni di successo di un programma
necessariamente ambizioso e innovativo, c'è certamente quella
dell'avvio di un nuovo clima di coesione sia politica sia sociale. E a
quest'ultimo proposito, mi riferisco sia alle relazioni tra le diverse
parti sociali sia alle relazioni tra i sindacati dei lavoratori.
Sarebbe, sia chiaro, fuorviante e irrealistico immaginare il
superamento di naturali contrasti tra mondo delle imprese e mondo del
lavoro, o di motivi di attrito e competizione tra le diverse
organizzazioni dei lavoratori. Ma mi domando - ed è una domanda che può
riferirsi anche alle relazioni tra le forze politiche : è inevitabile
l'attuale grado di conflittualità, è impossibile l'individuazione di
interessi e di impegni comuni? Si teme davvero che possa prodursi un
eccesso di consensualità, o un rischio di cancellazione dei rispettivi
tratti identitari e ruoli essenziali?"
"È sufficientemente chiaro - ha proseguito il Capo dello Stato - il
bisogno che io avverto già da tempo di un richiamo alla durezza delle
sfide che ci attendono e già ci incalzano, mettendo alla prova, ed
esponendo a incognite gravi, tutti gli attori sociali e politici e in
definitiva il profilo storico, il peso, il futuro della nazione. Sembra
quasi, talvolta, che l'accogliere oppure no, il far propri sinceramente
oppure no quei miei richiami, o comunque si vogliano definirli, sia una
questione di galateo istituzionale o un esercizio di ipocrisia
istituzionale. Ma è ai fatti, e alle conseguenti responsabilità, che
sempre meno si potrà sfuggire senza mettere a repentaglio quel qualcosa
di più grande che ci unisce, quel comune interesse nazionale che non è
un ingannevole simulacro, e senza finire per pagare prezzi pesanti in
termini di consenso".
Il Presidente Napolitano, ha sottolineato come "la nostra storia - a
partire dal 1944 e nonostante periodi di rottura e divisione - ci dice
quel che l'unità sindacale ha dato ai lavoratori, alla democrazia, al
paese. La rinuncia a sforzi pazienti di ritessitura quando si producano
lacerazioni e diventino indispensabili dei ripensamenti, può portare
solo al peggio, dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e
delle sue rappresentanze". E il Presidente Napolitano ha voluto in
positivo "citare - trattandosi di tema che mi è stato e mi è
particolarmente caro, nella sua persistente drammaticità - l'influenza
che i sindacati hanno esercitato essendo uniti, per garantire più
sicurezza sul lavoro. Registriamo così anche quest'anno risultati
positivi, per effetto di provvedimenti legislativi e di comportamenti
più responsabili che i sindacati hanno sollecitato, promuovendo un
clima innovativo anche sul piano giurisprudenziale". (da Flc-Cgil)
redazione@aetnanet.org