Mi sono astenuto,
sino ad oggi, da ogni esteso commento circa il futuro inserimento a
“pettine” previsto nell’aggiornamento delle Graduatorie ad esaurimento.
Come è noto, il “corpo mistico dell’organico” e le sue tecnicalità,
così come si sono venuti stratificando nel corso dei lustri, sono fuori
dalle mie corde. Tutte le volte che mi ci addentro per dovere
d’ufficio, penso con nostalgia alla reazione di Alessandro Magno di
fronte al “nodo di Gordio”: un colpo di spada e fine delle
trasmissioni... Ma le prese di posizione di questi giorni, di parte
politica e sindacale, hanno bisogno di una qualche forma di risposta e
riflessione a mente
fredda.
Ora, la cronistoria della vicenda e la posizione che era stata scelta
dall’Amministrazione sono perfettamente esposte nella richiesta di
parere formulata dal direttore Luciano Chiappetta all’Avvocatura
Generale dello Stato, nella quale si
prospettava per le GAE la possibilità di aggiornare i punteggi e
sciogliere le riserve senza consentire spostamenti.
Come è noto, l’Avvocatura si è dichiarata di diversa opinione, negando
che si potesse, alla luce della sentenza della Corte costituzionale,
procedere in tal modo: trattandosi della struttura che difende
l’Amministrazione in caso di contenzioso, non si poteva non tenerne
conto. E, come dovrebbe essere altrettanto noto, anche la soluzione
legislativa è stata bloccata dal macigno rappresentato dalla sentenza
della suprema Corte (sentenza dove, mi sia permesso sommessamente di
evidenziarlo, più volte le graduatorie permanenti e le graduatorie ad
esaurimento sono state considerate, addirittura usando le due dizioni
come sinonimi, come fossero la stessa cosa: il che non è). Insomma, più che di decisione del ministero
(uno decide tra diverse alternative, se le alternative non ci sono, il
suo libero arbitrio è cancellato), occorrerebbe
parlare di una presa d’atto della situazione. Che poi non piaccia, è
altra questione. Ma ad impossibilia, nemo tenetur.
Quanto alla soluzione di legge, è forse utile rievocare quanto la
materia del personale scolastico sia stata e sia preda di decisioni
prese nelle aule dei tribunali a prescindere dalla volontà del
Parlamento. Il mantra dei “diritti acquisiti” e delle “legittime
aspettative” è la formula contro cui si schianta ogni intervento basato
sul buon senso e sulla necessità di
fare piazza pulita di un sistema di reclutamento focalizzato su tutto
tranne che sulla selezione qualitativa degli assunti. Ho il forte
timore che qualsiasi soluzione che non sterilizzi le GAE, evitando
persino di sfiorarle e considerandole un fatto compiuto, possa essere
più o meno facilmente smontata in sede giudiziaria e far sì che il
vecchio trascini il nuovo nel suo abisso.
C’è un altro rischio:
soprattutto passata la boa della metà legislatura, ogni proposta di
intervento sul personale della pubblica amministrazione e a maggior
ragione sul personale della scuola, unico settore dove ancora si
assume, può diventare l’occasione non per una riflessione seria sul
cosa sia meglio per la qualità del sistema, ma per un assalto alla
diligenza da parte di gruppi o gruppuscoli alla ricerca della sanatoria
o dell’ope legis e per la conseguente approvazione di emendamenti
trasversali che rispondono a logiche diverse dalla fermezza sulla
qualità.
E allora? Allora forse è il caso, a tambur battente, in attesa che
comunque il Parlamento si esprima sui disegni di legge già da tempo
alle Commissioni parlamentari (ma perché non pensare a una sintesi del
meglio del pdl Aprea e del pdl Pittoni?), di rimettere in moto la macchina
concorsuale, sia per dare uno sbocco meritocratico alla nuova
formazione iniziale docenti, sia per riservare una sorta di corsia di
sorpasso a tutti quei bravissimi docenti, inseriti nelle GAE o comunque
abilitati, che l’attuale sistema delle graduatorie condanna, a
prescindere dal merito, ad anni e anni di purgatorio.
Insomma, sarebbe bene sparigliare, dando una possibilità a chi si vede
immeritatamente scavalcato dai raccoglitori di punti, da qualunque
parte provengano, e indicando una strada diversa alle immissioni in
ruolo. A maggior ragione di fronte all’opportunità che, nei prossimi
anni, ci siano massicce immissioni di personale: come selezionarlo
determinerà la qualità del sistema scolastico nei prossimi vent’anni.
Lo strumento c’è, ed è la delega
“Fioroni” a un nuovo regolamento concorsuale, delega più volte
ricordata dalle magistrature di controllo e dal CNPI nell’espressione
dei pareri sulla nuova formazione iniziale.
Delega che non può fare tutto (ad esempio, non può istituire albi
regionali, non può passare il personale alle scuole), ma potrebbe
rappresentare una svolta.
Quanto al come esercitarla, ci sono alcuni paletti che, a mio avviso,
dovrebbero essere tenuti fermi, alla luce dello stato attuale e delle
esperienze del passato.
Primo, la platea concorsuale
dovrebbe essere costituita dal personale abilitato, nelle GAE o fuori
dalle GAE.
Secondo, occorre evitare la costruzione di nuove graduatorie, dunque a
bando dovrebbero essere messi esclusivamente il 50% dei posti
disponibili per le assunzioni (il resto, come da legge, è patrimonio
delle GAE): non uno di più e non uno di meno.
Terzo, le prove dovrebbero essere
strutturate in maniera iperselettiva.
Quarto, si dovrebbe intervenire sulle
assegnazioni, stabilendo innanzitutto che l’anno di prova debba essere
svolto nella sede di “titolarità”, che la commissione chiamata a
valutarlo sia rafforzata come competenza e autorevolezza (attualmente è
elettiva... ce lo vedete un grecista a valutare un insegnante di
Scienze motorie?) e che il vincolo successivo di permanenza nella sede
debba essere quinquennale, senza scappatoie.
Quinto, che in alcuni specifici casi
l’assegnazione sia fatta non con un criterio meramente burocratico (chi
primo arriva, sceglie), ma facendo incontrare il profilo dei docenti,
già “aventi diritto” al posto, perché vincitori di concorso, con le
particolari esigenze delle singole scuole.
Resterebbero aperte altre questioni che solo la via parlamentare può
affrontare, a partire dallo stato giuridico dei docenti per arrivare a
una rivisitazione complessiva dell’intera materia.
Ma forse è meglio, anziché restare bloccati, compiere i passi possibili.
(da www.ilsussidiario.net di Max Bruschi)
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