Giorni
difficili, per l'Invalsi, l'istituto di valutazione è al centro di un
duro braccio di ferro tra il ministero e le scuole sull'obbligatorietà
delle prove da somministrare da quest'anno anche alle superiori. Ma non
solo. Ci sono problemi anche interni, legati alle dimissioni del suo
presidente, Piero Cipollone, e all'esiguità del
personale.
Una protesta dei dipendenti si è chiusa con la convocazione di un
tavolo al ministero. L'ipotesi è quella di un commissariamento
dell'ente, anche in vista di un suo ridisegno nell'ambito del nuovo
sistema di valutazione. Intanto il ministro dell'istruzione,
Mariastella Gelmini, è intervenuta nei giorni scorsi (circolare prot.
2792) per dire che non sono ammesse diserzioni. Gli insegnanti devono
somministrare le prove alle superiori e devono correggerle. In
calendario dal 10 al 13 maggio prossimi, le prove «concorrono alle
rilevazioni periodiche e di sistema». Una rilevazione a cui le scuole
non possono istituzionalmente sottrarsi, dice il ministero. Tanto che
il piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e
deliberato dal collegio dei docenti, «non può non contemplare tra gli
impegni aggiuntivi dei docenti... le attività di somministrazione e
correzione delle prove Invalsi». In quanto attività aggiuntive, poi,
dovranno essere pagate, così come previsto dalla contrattazione
integrativa e dunque attingendo al fondo di istituto. Ma senza risorse
aggiuntive. Nelle scorse settimane, alcuni collegi dei docenti hanno
deliberato di non somministrare le prove. Una decisione che viene
bollata dal ministero come «impropria». Anche perché, secondo la nota,
«le funzioni deliberative del collegio dei docenti devono essere
esercitate nel rispetto del ruolo di concorso istituzionale che
l'ordinamento scolastico assegna alle scuole nell'ambito del Servizio
nazionale di valutazione». Ma c'è un problema di fondo, che la
circolare non risolve: i piani della attività, che dovevano prevedere
le prove Invalsi, sono stati deliberati ad inizio anno. E solo
pochissimi prevedevano anche i test.
Secondo i Cobas, che stanno portando avanti una mobilitazione per far
saltare le prove, «tutto il lavoro richiesto ai docenti per la
somministrazione dei test non è obbligatorio». Le operazioni dirette e
connesse con i test Invalsi comportano un lavoro aggiuntivo che non
rientrerebbe fra i compiti obbligatori del docente. Il quale dunque non
avrebbe così nessun obbligo a svolgerlo.
Alcuni presidi hanno provato ad aggirare l'ostacolo organizzando la
somministrazione delle prove durante le ore di lezione, facendole
rientrare nell'ambito della ordinaria funzione docente». Un escamotage
contestato da molti lavoratori.
(da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)
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