È il doppio canale
con cui il Governo punta a sostenere l'innovazione nel nostro Paese. Lo
strumento sarà il decreto sviluppo atteso ai fini di maggio che
dovrebbe introdurre anche un contratto di programma ad hoc per gli
investimenti in R&S.
Il piatto più ricco sarà sicuramente il credito d'imposta nuovo di
zecca a cui stanno lavorando i tecnici dell'Economia. Come anticipato
sul Sole 24 ore del 20 aprile, il meccanismo consisterà in due voci di
costo, uno totalmente deducibile e un altro, a mo' di premio per chi
sostiene gli atenei che fanno innovazione, da utilizzare come credito
d'imposta.
Quasi certamente il tetto del beneficio sarà fissato al 90% e sarà
spalmato su più anni. Differenziandosi così dal bonus fiscale previsto
dalla legge di stabilità e limitato al solo 2011. Uno strumento,
quest'ultimo, che aspetta ancora di essere attuato. La norma di fine
anno affidava a un decreto interministeriale (Economia, Sviluppo
economico e Istruzione) il compito di fissare le modalità di accesso
allo sgravio, i requisiti dei soggetti ammessi e la misura del
beneficio riconosciuto agli investitori privati. Che potrebbe essere
nell'ordine del 50% di quanto speso. Il decreto è alla firma di via XX
Settembre e novità potrebbero arrivare a breve.
Nel frattempo il ministero dell'Istruzione spera che accanto al credito
d'imposta possa arrivare anche il voucher con cui retribuire
direttamente il ricercatore che ha svolto un progetto di ricerca per
l'impresa. Il meccanismo è ancora tutto da studiare ma dovrebbe operare
a sportello e consistere in un assegno una tantum per il "cervello" che
ha prestato il suo servizio all'azienda. E sebbene l'ultima parola
tocchi al Mef, all'Istruzione incrociano le dita. Confidando nel via
libera sulla misura giunto nei giorni scorsi dalla Ragioneria generale
dello Stato a condizione che l'importo del voucher resti nei limiti
previsti per il regime "de minimis".
Ma l'ok della Rgs è giunto anche sul «contratto di programma strategico
per la ricerca» che non avrebbe alcun impatto sulle casse erariali in
termine di minori entrate né di maggiori spese. Di conseguenza, una
volta entrato in vigore il Dl sviluppo, il Miur potrebbe avere lo
stesso strumento di sostegno agli investimenti già concesso al
ministero dello Sviluppo economico. Con la differenza che questo
sarebbe tutto tarato sulla ricerca, sia essa tecnologica, scientifica o
industriale. Analogo sarebbe invece l'intento di riunire sotto lo
stesso tetto e intorno al medesimo tavolo tutti i soggetti pubblici e
privati (ministero, imprese, Regioni, enti locali) che vogliono
attrarre investimenti, realizzare infrastrutture strategiche o
finanziare uno specifico progetto nel campo dell'R&S. Fermo
restando che toccherebbe comunque a un successivo decreto ministeriale
il compito di renderne possibile l'attuazione.(di Eu. B. da IlSole24Ore)
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